• Dicembre 3, 2021
di Redazione Anci

Salute

Forum Risk Management. Le opportunità del Pnrr per i sindaci verso un welfare di comunità

Come mettere a terra i fondi che il Pnrr destina ai Comuni? Questo il focus dell’incontro “Sindaci e opportunità del Pnrr: verso un welfare di comunità” che si è svolto all’interno del Forum Risk Management a cui ha preso parte anche il presidente del Consiglio nazionale di Anci, Enzo Bianco e il sindaco di Novara Alessandro Canelli
Forum Risk Management. Le opportunità del Pnrr per i sindaci verso un welfare di comunità

Un laboratorio per capire come mettere concretamente a terra, sul territorio, i fondi che il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina ai comuni. Questo il senso dell’incontro dal titolo “Sindaci e opportunità del Pnrr: verso un welfare di comunità” che si è svolto stamattina all’interno del Forum Risk Management che ha visto protagonisti gli amministratori locali a cui ha preso parte anche il presidente del Consiglio nazionale di Anci, Enzo Bianco.
Tiziana Frittelli, presidente Federsanità, ha introdotto il confronto spiegando che l’obiettivo “è far parlare la Missione 5 del Pnrr con la Missione 6, un dialogo che ad oggi è praticamente inesistente” puntando a “creare una struttura interministeriale tra ministero della Salute e ministero delle Politiche Sociali per organizzazione e allineare i linguaggi interprofessionali”. Da qui il progetto che vedrà Federsanità e Anci partire in gennaio per un tour lungo i territori allo scopo di incontrare “la filiera della dirigenza della sanità territoriale con i Comuni per parlare e ascoltare insieme delle varie problematiche così da arrivare ad una vera integrazione nell’ambito socio sanitario che ad oggi sappiamo bene non c’è mai stata”.
“Oggi i temi della salute, del benessere della sanità – ha spiegato il presidente del Consiglio nazionale Anci, Enzo Bianco –  sono al centro dell’attenzione dei cittadini del Paese e delle istituzioni. Credo che oltre alle tradizionali competenze di sanità, che erano affidate anche in misura virtuale ai comuni in materia di sanità, oggi la responsabilità è molto più alta per le misure di prevenzione e perché la sanità s’intreccia con gli aspetti sociali che anche la pandemia ha dimostrato essere essenziali per il concetto di salute. Ovviamente questi aspetti socio sanitari e la riscoperta della medicina del territorio, drammaticamente trascurata nel corso degli ultimi anni, pesa sulle spalle dei comuni perché la medicina del territorio è anche amministrazione comunale. Adesso abbiamo una grande occasione per la salute. Occasione che ci viene dal Pnrr, anzitutto in campo finanziario, dopo anni di tagli. Ora abbiamo la disponibilità economica per il rafforzamento della risorse organizzative umane e territoriali sia di comuni che distretti sanitari, per il rafforzamento delle infrastrutture sociali e per gli interventi sociali per l’integrazione territoriale. Abbiamo infine risorse per rafforzare l’assistenza sanitaria. Si tratta di superare i rigidi steccati, ragionare in una logica d’insieme di spirito di squadra. L’iniziativa di oggi e l’esperienza straordinaria che stiamo vivendo in questi ultimi mesi con Federsanità, con le nostre Anci locali e con l’aiuto e disponibilità delle strutture regionali è fondamentale per ottenere risultati. Si deve aprire la grande riflessione sul territorio non come spazio geofisico ma come rete dei servizi di prossimità. Bisogna favorire a tutti i livelli istituzionali confronto e dialogo rispetto ai temi trasversali e comuni sui quali Sindaci e Aziende sanitarie dovranno, proprio nella direzione del Pnrr, trovare linguaggi comuni e azioni sinergiche su cui lavorare in piena e strettissima collaborazione per tutelare il benessere dei cittadini”.


Al dibattito è intervenuto anche Alessandro Canelli, sindaco di Novara e presidente di Ifel che ha sottolineato: “Bisogna partire dai bisogni espressi dai territori – ha sottolineato – e integrare le informazioni disponibili. Occorrono più capacità di collaborare e costruire gli strumenti che servono al territorio. La Casa di Comunità, da sola, non basta alla sanità del territorio. Più che dall’hardware, bisogna partire dal software, cioè da quei processi in grado di disegnare e costruire l’integrazione socio-sanitaria”.