• Novembre 12, 2020
di Francesca Romagnoli

Accadde in città

Alluvione del Polesine. Gaffeo (sindaco Rovigo): “L’acqua non più ostile, ma una risorsa”

Il 14 novembre 1951 il Po ruppe gli argini nei pressi dei piccoli Comuni della provincia di Rovigo, Canaro e Occhiobello, Paviole, Malcantone e Bosco. Circa cento le persone che hanno perso la vita, ottantaquattro nel cosiddetto Camion della morte, vittime che furono inghiottite dalle acque all’altezza del Comune di Frassinelle
Alluvione del Polesine. Gaffeo (sindaco Rovigo): “L’acqua non più ostile, ma una risorsa”

“L’alluvione del Polesine, un dramma per chi lo ha vissuto e un lontano ricordo per le nuove generazioni”. Così il sindaco di Rovigo, Edoardo Gaffeo, nella ricorrenza del sessantanovesimo anniversario dell’’alluvione del Polesine, uno tra i maggiori disastri della storia del nostro Paese.
Una tragedia, quella del 14 novembre 1951, che si ricorda nella memoria collettiva: il Po ruppe gli argini di piccoli Comuni della provincia di Rovigo, Canaro e Occhiobello, Paviole, Malcantone e Bosco. Circa cento le persone che hanno perso la vita, ottantaquattro nel cosiddetto Camion della morte, vittime che furono inghiottite dalle acque all’altezza del Comune di Frassinelle.
Furono migliaia le persone che persero la casa, tanti i campi allagati che trasformarono quella terra fertile in un enorme pantano.
Più di 180mila i profughi che decisero di cambiare la loro residenza in altri paesi e città, il cosiddetto Triangolo industriale, Torino, Milano, Genova, il triangolo delle fabbriche, creando un nuovo equilibrio industriale, sociale, civile e culturale.
“Negli anni – spiega il sindaco – la rete dei Consorzi di Bonifica ha messo in sicurezza il territorio rendendo la sua realtà idraulica invidiabile e contrastando importantissimi corsi d’acqua pensili come l’Adige e il Po, interessati anche dal fenomeno della subsidenza. Sono eventi drammatici che ci hanno insegnato molto – aggiunge Gaffeo – anche dal punto di vista culturale”. E conclude. “la presenza di molti corsi d’acqua non è più un pericolo, ma è diventato punto di orgoglio che viene raccontato nel Museo dei Grandi Fiumi, dove si narra la storia della nostra comunità e del nostro territorio”. 


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