• Settembre 6, 2019
di Emiliano Falconio

#AnciGiovani2019

La cultura al centro del dibattito della giornata conclusiva della X assemblea Anci Giovani

Pella: “Viviamo in un mondo dove tutti sono convinti di sapere tutto e che quindi non c'è bisogno di apprendere altro. Niente di più sbagliato perché non si finisce mai di imparare. Puntare sulla cultura e sulla sua diffusione deve continuare ad essere punto centrale di ogni amministratore locale”
La cultura al centro del dibattito della giornata conclusiva della X assemblea Anci Giovani

OLBIA – Lo ha detto il vicepresidente vicario Anci, Roberto Pella, intervenuto al dibattito della giornata conclusiva della X Assemblea annuale di Anci Giovani che si chiude oggi a Olbia.
“La conoscenza è fondamentale, per questo nel mio Comune abbiamo puntato forte sulla conoscenza di cosa siamo. Investiamo circa 45 milioni di euro sulla biblioteca, imponendo alla mia amministrazione di mai toccare queste posta di bilancio. Davanti alle scuole – ha aggiunto Pella – ho fatto poi incidere i nomi dei nostri concittadini che sono morti nelle du Guerre e grazie a questo e agli insegnanti oggi i cittadini di Valdengo sanno cosa sono state le Guerre Mondiali, perché si sono combattute e quali i motivi ideologici le hanno causate”. Presenti al panel aperto dal vicario Anci molti giovani amministratori che hanno esposto alla platea la loro idea di cosa è e come si promuove la cultura.
Per il sindaco di Montecatini Terme, Luca Baroncini, “cultura è la parola chiave del nostro Paese. Abbiamo il record dei beni Unesco, 55 in totale. Un patrimonio quantitativo e qualitativo immenso che però stride col dato che vede l’Italia come nazione europea con la più bassa partecipazione alle iniziative culturali. E’ quindi fondamentale per noi amministratori incentivare e promuovere la fruizione della cultura, come strumento di coesione e crescita”.
Cultura e piccoli Comuni, binomio possibile? A rispondere il coordinatore nazionale dei borghi sotto i 5mila abitanti Massimo Castelli che ha ricordato  che “in qualsiasi piccolo comune ci sono espressioni culturali che spesso però sono considerate perdenti. Siamo una nazione che è crogiolo di culture diverse, contaminate. Per questo bisogna essere aperti alla contaminazione partendo dai valori di riferimenti della nostra tradizione. Il campanile è negativo solo se ci stai sotto, all’ombra, ma può essere immensamente positivo se ci sali su e guardi lontano”.
E poi Giulia Voi secondo la quale “gli amministratori, soprattutto dei piccoli Comuni fanno cultura ogni giorno, una cultura fatta di contatto, socializzazione e rapporti diretti e continui con le loro comunità”. Anche questa è cultura”. E se Debora Porrà chiede “contributi fissi per le attività culturali come accade ad esempio per la messa in sicurezza delle scuole o per la sostenibilità”, per il sindaco di Dollanova, Ivan Piras, “la via maestra per uscire dal limbo dell’impoverimento dei valori deve essere la cultura che deve diventare strumento di opportunità economica, di sviluppo e di lavoro”.
Il fresco sindaco di Cellammare, Gianluca Vurchio, ha rimarcato come debbano essere i sindaci per primi ad essere “generatori di cultura, ad esempio permettendo l’accesso gratuito ai musei. C’è però un problema da risolvere a monte: le risorse. Mancano, come manca uno snellimento burocratico che ferma tanti valide iniziative”.
E di leggi ha parlato Maria Chiara Gadda, parlamentare e prima firmataria della legge sullo spreco alimentare. “Dobbiamo ricordare – ha detto – che c’è un nesso fondamentale tra chi legifera e chi le leggi deve applicarle sul territorio. Esiste nelle politiche un meticciato di temi e la stessa cose deve accadere quando si parla di cultura. I luoghi della cultura, infatti, toccano anche altri temi come quelli della disabilità. Un sito come Pompei se è accessibile ai disabili è fruito da chi altrimenti mai potrebbe visitarlo. E si intreccia anche il tema delle risorse su cui bisogna cambiare approccio puntando anche sul mecenatismo che nel tempo ha fatto grande il nostro Paese”.
Infine l’editore Giuseppe Laterza. “La cultura – ha detto –  può essere uno straordinario fattore di coesione sociale. Attraverso la cultura tante persone diverse per età, condizione sociale, opinione, possono ritrovarsi con una motivazione comune ossia perseguire un interesse comune. Abbiamo tanti esempi diversi di eccellenze culturali ed è una fortuna perché il nostro Paese ha bisogno di diversità”.

 


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