- Novembre 20, 2019
#Anci2019
Luoghi di aggregazione, infrastrutture sociali e reti di auto-aiuto alla base della Comunità
Cosa vuol dire comunità per le persone? Alcuni ritengono che comunità sia condividere, c’è chi invece pensa alla comunità come qualcosa di tutelante e poi c’è chi pensa che comunità sia partecipazione. Su queste suggestioni si è sviluppato il dibattito del IV panel
*Federica Demaria Angela Gallo
Cosa vuol dire comunità per le persone? Alcuni ritengono che comunità sia condividere, c’è chi invece pensa alla comunità come qualcosa di tutelante e poi c’è chi pensa che comunità sia partecipazione.
Cosa serve per sviluppare, quindi per alimentare il senso di comunità? Servono luoghi di aggregazione, infrastrutture sociali dove è possibile incontrarsi, servono iniziative di scambio e incontro tra le persone e, infine, servono le reti di auto-aiuto.
E i fattori disgreganti? Mancanza di servizi, mancanza di luoghi di aggregazione e mancanza di sicurezza. Queste domande e questi temi sono al centro dell’indagine SWG presentata nel corso del IV panel della seconda giornata della XXVI Assemblea Nazionale Anci in corso di svolgimento ad Arezzo “La comunità è la risposta”.
“Credo che la ricerca sia condivisibile in pieno e personalmente mi rispecchio”, ha detto Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia che confessa come il suo ruolo gli abbia permesso di “entrare dentro la dimensione della comunità perché i sindaci incontrano le persone, le loro storie individuali e collettive e le connettono con le politiche e i progetti”.
È quindi importante “avere una vision sul lungo periodo – ha sottolineato – che non è incompatibile con gli impegni contingenti, con la solidarietà e la coesione sociale.
“Credo – ha affermato – l’idea di una città aperta, anche all’Europa, possa stare insieme con l’idea di comunità. Tutto questo però deve essere tenuto insieme da una infrastruttura civile orizzontale vale a dire da un rapporto sindaci e cittadini. Una relazione orizzontale che determina la città collaborativa e quando si realizza sviluppa anche il senso di comunità”.
“Bisogna dare una risposta al senso di solitudine presente nelle città che è sempre più evidente e che coinvolge anche il mondo del lavoro”, ha detto Gianna fracassi, vice segretario Cgil che in merito ai nuovi modelli di partecipazione, pensa ad un “progetto di grande coesione sociale” che coinvolge tutta la classe dirigente.
“I cittadini si fidano maggiormente dei sindaci perché hanno un percorso di assoluta forza. Hanno un ampio consenso rispetto ad altre figure”, ha detto Claudio Scajola, sindaco di Imperia pur rimarcando il fatto che “oggi c’è un forte deficit di legittimazione, ma è pur vero che ai sindaci mancano poteri adeguati per rispondere alle istanze dei cittadini”. Il sindaco ha posto poi l’accento sull’importante lavoro dell’Anci a sostegno dei sindaci “la cui capacità, forza e qualità è cresciuta molto nel tempo. I sindaci possono diventare classe dirigente per tirare fuori dalle secche il Paese”.
Per il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu “è importante avere una capacità di visione del futuro ma per poter programmare le nostre azioni c’è bisogno anche di dati oggettivi per la conoscenza del territorio che ci aiutano a costruire delle politiche mirate. Tra queste, ad esempio, sempre crescente è nelle nostre città il senso di solitudine degli anziani. Siamo in una società in cui abbiamo un galoppante invecchiamento della popolazione. Gli anziani hanno un ruolo fondamentale per la tenuta e la coesione delle nostre comunità”.
Andrea corsaro, sindaco di Vercelli ha parlato del ruolo di amministratore come motore di sviluppo culturale di responsabilità verso gli altri, l’ambiente e i beni comuni. “Un sindaco – ha detto – deve avere come priorità soprattutto e prima di tutto le reti di aiuto. In tal senso è fondamentale la pianificazione”
Per il segretario confederale Cisl, Ignazio Ganga siamo in una fase in cui all’ente locale si deve restituire mettendolo “in grado di dare un servizio ai cittadini”.
“L’Ocse – ha detto – ci dice che lo sviluppo del Paese sarà dal basso e deve partire dalla forza degli enti locali, questo significa che dal cittadino c’è la richiesta di un capitale sociale forte e i lavoratori rappresentano in questo un punto cardine del ragionamento. Noi – ha concluso – ci vorremmo confrontare su pilastro della innovazione, della presenza dei servizi a livello locale e la semplificazione”.
In tema di responsabilità dei sindaci, Clemente Mastella, sindaco di Benevento ha sottolineato come “fino a quando non ci sarà la depenalizzazione di reati che per noi sindaci sono penali, sarà difficile superare guadi e difficoltà”. Dal canto suo Alessandro Canelli, sindaco di Novara si è focalizzato sull’altra grande esigenza dei sindaci: le risorse. “Gli strumenti che possiamo richiedere per avere maggiori possibilità di azione sono molti – ha sottolineato -. Ma i sindaci devono essere supportati da risorse, dalla possibilità di investire e dagli strumenti per poterlo fare in modo accelerato. Deve esserci una perequazione verticale, lo Stato sulle funzioni essenziali dagli asili nido ai servizi sociali deve – ha ribadito – perequare verticalmente perché non possiamo essere soli”.
Infine, Umberto Di Primio, sindaco di Chieti ha sottolineato come i sindaci dovrebbero curare lo sviluppo delle città e non i problemi del territorio. “Ci viene spesso richiesta una attività che non è propria del sindaco. Ci aspettiamo – ha detto – di poter far bene il nostro ruolo bene ma abbiamo bisogno di strumenti concreti per poter agire e dare risposte ai cittadini”.