• Novembre 10, 2021
di Aldo Musci

#Anci2021

Tutela del territorio e rigenerazione urbana da rafforzare con un patto fra pubblico e privato

“Chi salva le periferie, salva le città e l’intero Paese”. Un’affermazione che sintetizza mirabilmente il nesso inscindibile fra tutela del territorio e dimensione urbana, giacchè il degrado delle periferie segna metropoli, città medie e piccoli centri, ossia l’intera Penisola. Lo hanno ribadito sindaci e imprenditori in un confronto serrato
Tutela del territorio e rigenerazione urbana da rafforzare con un patto fra pubblico e privato

Qualcuno ha detto con lungimiranza: “Chi salva le periferie, salva le città e l’intero Paese”. Un’affermazione che sintetizza mirabilmente il nesso inscindibile fra tutela del territorio e dimensione urbana, giacchè il degrado delle periferie segna metropoli, città medie e piccoli centri, ossia l’intera Penisola. E’ tempo di mettere mano a questo stato di cose, aggravato fra l’altro dai mutamenti climatici che causano alluvioni e dissesto idrogeologico e dall’abusivismo dilagante in molte aree del Paese. Oggi si pongono contemporaneamente urgenze, che spingono in questa direzione, e risorse, che consentono di agire innescando un virtuoso processo di risanamento delle città, purchè amministrazioni pubbliche e imprese stringano un virtuoso patto operativo. Ne hanno discusso Sindaci e capi d’azienda, nonché esponenti della protezione civile in una tavola rotonda dedicata. “Rigenerazione urbana significa per noi essere vicini alle aree periferiche, lavorare sugli impianti di biometano, che sulla circolarità dei rifiuti hanno un impatto significativo, e sull’idrogeno”, ha detto Patrizia Rutigliano, direttore relazioni istituzionali e sostenibilità di SNAM. In questo contesto, SNAM ha deciso di rafforzare e sostanziare ulteriormente il proprio impegno attraverso la definizione di un Piano per diventare Net Zero Carbon al 2040 che identifica obiettivi ambiziosi e azioni concrete a breve, medio e lungo termine. SNAM sostiene 4 start up finalizzate a efficienza energetica, mobilità sostenibile, biometano e idrogeno. Andrea Barocci, Presidente nazionale Ingegneria Sismica Italiana, è invece intervenuto sul tema superbonus, sismabonus e miglioramento sismico dei centri storici. “Abbiamo un problema che è legato alla sismicità del nostro territorio e che dobbiamo affrontare” ha detto il Presidente di ISI. A tal proposito, M3S, socio sostenitore  di ISI, sta portando avanti il progetto “Salvaguardia, valorizzazione e miglioramento sismico dei centri storici”, promosso da Ancicomunicare con l’obiettivo di riportare vita nei piccoli borghi italiani con la ricostruzione di abitazioni utilizzando i finanziamenti del superbonus. “Ogni Comune ha l’obbligo di avere un piano di emergenza ai sensi della protezione civile. E anche se le politiche di rigenerazione possono essere principalmente in mano ai privati, il ruolo dei Sindaci diventa cruciale” ha concluso Barocci. Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento Protezione Civile, ha ringraziato i Sindaci per l’impegno sul fronte della protezione civile e ha chiesto di affrontare l’argomento da una doppia visione: quella a medio-lungo termine e ciò che già è in essere. “Le emergenze di oggi devono essere affrontate e analizzate – ha detto Curcio – al di là del clamore che sollevano. Il problema del dissesto è un tema che dobbiamo guardare con la massima attenzione, e che dobbiamo affrontare oggi. Il tema della governance è cruciale in questo senso, per gestire correttamente l’uso del territorio attraverso una strategia complessiva”. Si è levata poi la voce dei sindaci. “Abbiamo una grande responsabilità verso le nuove generazioni per consegnare loro città e territori in condizioni migliori di oggi. Servono esperienze e interventi concreti in tal senso. A Treviso, ad esempio, siamo riusciti a trasformare un’area edificabile in un’area per la riforestazione urbana grazie ai crediti urbani – ha detto Mario Conte, Sindaco di Treviso, auspicando che operazioni simili rientrino in un piano organico di riqualificazione della città”. “I Comuni devono spendere bene le risorse che arrivano dall’Europa e dal Governo nazionale – ha ripreso l’argomento dei finanziamenti Emilio del Bono, Sindaco di Brescia – Attenzione, però, a scassare le società in house dei Comuni col pretesto della concorrenza – ha sottolineato – si rischia di mettere in discussione la realizzazione delle opere, perdendo le stesse risorse. Qui entra in campo il sistema Paese con le sue regole. Dobbiamo fissare tempi certi per le procedure di attuazione. C’è poi il tema dei contenziosi, che rallentano ulteriormente l’esecuzione delle opere. Tutti i Comuni hanno a che fare con aree industriale dismesse, dunque risentono di tali criticità”. “Quest’anno sono 51 anni dall’istituzione della prima commissione interministeriale avviata dopo l’alluvione dell’Arno sul rischio idrogeologico, ma ancora stiamo rincorrendo un efficace sistema di prevenzione di fronte alle sciagure naturali che colpiscono il territorio”, ha detto da parte sua Paolo Masetti Sindaco di Montelupo Fiorentino delegato Anci alla Protezione civile. A suo parere quindi il Pnrr “può essere un’occasione unica per cambiare il paradigma fin qui seguito”, ma bisogna considerare i dati crudi che parlano del 90% di Comuni a rischio idrogeologico e del 70% di centri con meno di 5mila abitanti e riportare veramente i municipi al centro del sistema nazionale di protezione civile. “Se vogliamo che la rigenerazione urbana non rimanga solo sulla carta ma si realizzi in concreto cambiando il volto delle nostre città, dobbiamo puntare decisamente sui sindaci e sulle loro conoscenze del territorio”, ha evidenziato Alberto Villa, sindaco di Pessano con Bornago, responsabile Anci per i progetti di Rigenerazione Urbana e per le Periferie. “Solo gli amministratori locali conoscono veramente le esigenze del territorio e nessuno come loro lo ama. Per questo – ha concluso – è necessario uno strumento normativo che valorizzi il nostro apporto per la realizzazione degli obiettivi del Pnrr”.