• Ottobre 29, 2015
di anci_admin

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Ricci: “Stop di 6 mesi ad unioni piccoli Comuni per una nuova governance territoriale omogenea”

TORINO - “Sospendere per sei mesi il termine del 31 dicembre 2015 per l’obbligatoriet&ag...

TORINO – “Sospendere per sei mesi il termine del 31 dicembre 2015 per l’obbligatorietà delle unioni di Comuni per i piccoli centri, dando la possibilità alle aree vaste di definire bacini omogenei di aggregazione comunale, dentro cui sviluppare unioni decise dagli stessi Comuni. Tutto questo per fare una buona riforma e migliorare il sistema della governance dei territori”. Questo il cuore della proposta Anci di autoriforma territoriale, illustrata dal vicepresidente e sindaco di Pesaro, Matteo Ricci.
Parlando in apertura della seconda giornata congressuale al Lingotto, il sindaco pesarese, nella sua qualità di delegato alle Riforme istituzionali, ha sottolineato come “con lo svuotamento delle province, appare necessario rafforzare i Comuni e non soltanto i piccoli centri, visto che su questo tema – precisa –  passa il potenziamento dell’intero sistema comunale, ivi comprese le città metropolitane”. Per fare questo, “dobbiamo uscire dalla logica demografica e dell’obbligatorietà e dare la possibilità ai Comuni, – prosegue il vice presidente Anci – di individuare gli ambiti omogenei adeguati entro cui incentivare le gestioni associate, sia rispetto all’efficientamento dei servizi che rispetto al tema del patto di stabilità”. (vedi proiezione su provincia di Pesaro).
Da Ricci anche un accenno alla riforma del bicameralismo. “Ne condividiamo l’impianto, visto che finalmente si semplifica e si modernizza il sistema istituzionale. Come Comuni siamo meno soddisfatti – puntualizza il delegato Anci – della composizione del Senato delle autonomie, con soltanto 21 sindaci su 100 senatori, l’inverso di quanto previsto dal progetto di riforma iniziale”. Per questo aggiunge “è opportuno intervenire sui criteri di elezione dei sindaci senatori, il fatto che siano scelti dai consiglieri regionali lo considero un fatto bizzarro, la nostra posizione rimane un’altra”.
Infine, l’altro tassello della nuova governance territoriale delineata da Ricci: la riforma degli attuali assetti regionali. “Al di là dei progetti schizofrenici che vediamo sui giornali, va avviato un binario parallelo di discussione con il governo ed il Parlamento, sul nuovo assetto regionale”, puntualizza il sindaco pesarese.
“Quando nel 1970 le Regioni sono nate – riflette il delegato Anci – non esistevano né la Ue né la globalizzazione. Bisogna pensare ad opportuni accorpamenti e, soprattutto, andare verso un modello in cui le Regioni programmano e fanno le leggi e i Comuni gestiscono. Altrimenti – conclude il vice presidente Anci – corriamo il rischio di cadere in una gestione neocentralista che non corrisponde alle esigenze dei Comuni”. (gp)