• Ottobre 8, 2021
di Aldo Musci

Anci Lombardia

Montagna, Guerra e Castelli : “Politiche mirate per un nuovo futuro dei piccoli Comuni montani”

La conferenza di Lodrino ha messo a fuoco le principali problematiche e criticità che attengono alle Aree interne e ai territori montani, evidenziando la necessità di costruire sinergie operative fra tutti i livelli istituzionali, e mettendo in campo politiche calibrate e flessibili per contrastare lo spopolamento e avviare un effettivo processo di rilancio a partire dalle risorse previste dal Pnrrr
Montagna, Guerra e Castelli : “Politiche mirate per un nuovo futuro dei piccoli Comuni montani”

“Anci Lombardia in collaborazione con Anci nazionale, ha organizzato l’incontro di Lodrino per riprendere in mano i problemi dei piccoli Comuni, in particolare di quelli montani. Le aree considerate marginali possono rientrare in gioco agganciandosi alle nuove politichese che si stanno mettendo in campo. Il Pnrr deve essere il collante di tutto ciò. Borghi e territori, insieme alle grandi aree metropolitane, saranno il motore del nuovo sviluppo, purchè si contrasti lo spopolamento e s’inneschi un reale controesodo”. Lo ha affermato parlando alla conferenza sul “futuro dei piccoli Comuni montani”, che si è tenuta oggi 8 ottobre a Lodrino, Massimo Castelli, sindaco di Cerignale e delegato Anci. “Se il trend è questo – ha aggiunto – nel 2050 due terzi della popolazione vivrà nelle città. La domanda è se la politica vuole e intende invertire questo trend. La legge per la montagna del 94 è rimasta inattuata, occorre una ferma volontà della politica per porvi rimedio. Chi vive in montagna dovrebbe avere una fiscalità di equità e più vantaggiosa per la carenza di servizi e quindi con costi maggiori sia per il pubblico che per il privato”. Per Castelli è necessaria una politica nazionale che non vedo ben evidenziata nel PNRR. C’è molto ancora da lavorare, iniziando ad impegnarci a tutti i livelli con una visione innanzitutto più locale”. Temi affrontati anche da Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le autonomie, nel suo intervento. “La montagna è un patrimonio inestimabile del nostro Paese: l’Italia è coronata dalle Alpi e attraversata da nord a sud dagli Appennini. Il 41% del territorio italiano è collinare; il 35% è montano. Lo spopolamento è un grave problema non solo per la montagna, ma per le sue conseguenze dirette e indirette per l’intero Paese. Ma non dobbiamo pensare che questo sia un fenomeno ineluttabile. La prova di ciò è che lo spopolamento non è stato uniforme, cioè non si è verificato in tutti i territori nella stessa misura e in alcune zone non si è verificato affatto- ha proseguito il ministro – Penso ai dati in controtendenza ad esempio di due Regioni, la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige che, pur essendo interamente montane, hanno resistito al fenomeno dell’abbandono. Credo che ciò significhi che l’orografia non è una condanna a prescindere, ma che le politiche pubbliche rivestono un ruolo strategico per contrastare questi fenomeni. La sfida della montagna parte da una sfida chiara che chiede innanzitutto una governance e dobbiamo avere un metodo per affrontarla. Mi auguro che possa esserci, attraverso una collaborazione stretta con i Comuni e le realtà montane, la possibilità di mettere in moto dei progetti che ci consentano di lavorare serenamente per evitare lo spopolamento. Per fare questo dobbiamo consentire a chi sta in montagna di avere i servizi.” Per il Ministro “le risorse ci sono e sta a noi poterle spendere in maniera virtuosa, sarà quindi necessario mettere in campo una realtà di supporto che possa garantire il collegamento coi territori e con i Comuni, perché dobbiamo organizzare e accorpare risorse oggi disperse su diversi ministeri.” “Sono molto d’accordo con il Ministro: la pandemia ci ha dato una importante lezione, facendoci capire la centralità del territorio e delle comunità. Inoltre, il sistema ce la fa se si fa prevalere il principio di una leale collaborazione istituzionale”. Ha replicato il presidente di Anci Lombardia, Mauro Guerra”. Oggi abbiamo un’occasione straordinaria da questo punto di vista, perché la lezione della pandemia è ancora ben presente e abbiamo una larga messe di risorse a disposizione che ci carica di una straordinaria responsabilità, anche in una condizione politica assolutamente unica. Un’occasione da non perdere. Se la partita è di questa importanza, le montagne e le aree interne, se non lavoriamo tutti in questa direzione, rischiano di spopolarsi ulteriormente. Per evitare ciò, occorre consapevolezza che sul tema della montagna si gioca una partita essenziale per il Paese perché l’impoverimento della montagna e delle aree interne sarebbe una grave perdita per tutti. Occorre però chiamare in causa anche i territori e le loro comunità che devono essere capaci di cogliere la sfida e di fare sinergie”. Guerra ha concluso che ogni territorio deve poter scegliere come meglio realizzare la propria agenda, passando poi in rassegna i principali aspetti su cui lavorare a medio termine: semplificazione, dissesto idrogeologico, formazione, best practice, digitalizzazione.