• Dicembre 9, 2023
di Francesca Romagnoli

Accadde in città

Lina Wertmüller. Rutelli (Anica) e il nipote Massimo: “Donna libera, nel cinema come nella vita”

A due anni dalla scomparsa della regista, il ricordo del presidente Anica e del nipote attore. Guarda il video
Lina Wertmüller. Rutelli (Anica) e il nipote Massimo: “Donna libera, nel cinema come nella vita”

“Grande regista, personaggio unico ed eterodosso del cinema italiano”. Parole di Francesco Rutelli, Presidente Anica. Nata e vissuta a Roma, sua città da sempre (14 agosto 1928 – 9 dicembre 2021). Un’artista straordinaria che ha ricevuto grandi riconoscimenti in Italia e nel mondo: la prima donna candidata all’Oscar nel 1977 come miglior regista per il film Pasqualino Settebellezze e il meritatissimo Oscar alla carriera nel 2020 “per il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa”.
Di lei si ricorda il sorriso contagioso di una donna da tutti riconosciuta per il suo talento “ribelle e innovativo”, gli immancabili occhiali bianchi, una delle sue tante passioni.
“Una regista singolare – sottolinea Rutelli – perché, oltre alla lunghezza del titolo dei film, l’invenzione post realista delle sue creazioni e successi”. E il Presidente prosegue: “è stata soprattutto una donna libera, politica, socialista e radicale che ha appoggiato molte battaglie, in una libertà assoluta che cercava, predicava e praticava”.
E Rutelli aggiunge: “viveva nel quartiere Prati, era una pratarola, grande amica di Floria Mastroianni, quando si spostò a Piazza del Popolo, a guadare Piazza Valadier, mi telefonò ringraziandomi di averla liberata dalle automobili facendone un luogo poetico, bello e limpido com’era lei, donna dai grandi orizzonti”.
Così il nipote Massimo Wertmüller popolare attore e doppiatore, “una donna molto ironica e soprattutto libera” grande perdita per il cinema italiano. “Rimpiangiamo il suo genio, perdiamo un complesso di azioni e pensieri, profumi che hanno rappresentato un modello di comportamento. Con lei grandi maestri e intellettuali, punti di riferimento e portatori di cultura che ci abbandonano lasciandoci soli. Io piango la zia, mi manca molto, andavo a trovarla, stavamo insieme, parlavamo, era il mio riferimento. Come consanguineo – precisa ironicamente – ho sempre sperato di avere un talento ereditato geneticamente, una piccola cellula con gli occhialetti bianchi, ma non è andata così”.
Com’era Lina Wertmüller, quali le sue abitudini? “Caricava la sveglia all’alba per lavorare, anche se non doveva girare un film – spiega il nipote –. Non si nasce geni, il talento deve essere accompagnato da rigore e studio. Lina si era imposta una disciplina, serve cura, preparazione, informazione e competenza”.