- Luglio 24, 2017
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Libri – Avvistamenti: fondare comunità, nel profondo Sud
Luminoso libretto, e di alto valore civile, questo di don Giacomo Panizza:Cattivi maestri. La sfida ...Luminoso libretto, e di alto valore civile, questo di don Giacomo Panizza:Cattivi maestri. La sfida educativa alla pedagogia mafiosa(Edizioni Dehoniane, pp.204, euro 15). L’autore è un prete bresciano immigrato “a rovescio” in Calabria 30 anni fa – dove guidava le processioni però vietando di appendere denaro alle statue – e attivo nell’impegno contro la mafia e il silenzio omertoso, anche a rischio personale. Splendido l’incipit sulle cose che gli piacciono del Sud: “Del Sud mi piace…chi non si lascia tentare di opporsi ai violenti con i loro stessi metodi. Mi piace tenermi negli occhi la luce , il cielo, il mare con le Eolie dentro …Dal Sud ho imparato che non tutto è urgente, non tutto deve essere perfetto o in orario, ma tutto è essenziale… Mi piacciono quelli che in tribunale si ricordano le facce e le parole di chi ha chiesto loro il pizzo”. Poi rivendica il fatto che in Calabria i servizi non li hanno elemosinati ma creati loro, fondando comunità, inventandosi forme di convivenza, lavorando con i disabili, mescolando don Milani a Truffaut, cacciando via coraggiosamente i mafiosi che chiedevano il pizzo, educando alla legalità (in regioni dove si ritiene che vivere onestamente sia inutile), e al concetto di “cosa nostra”, che non è la dimensione ristretta del clan o della famiglia ma una realtà condivisa da tutti. Hanno fatto politica “senza fare un partito”, rovesciando il significato di “cattivi maestri”, e cioè tutti coloro che danno il primato alla coscienza e non all’autorità (da Gesù fino al vescovo Romero di San Salvador, ucciso da un cecchino). Con alcune pagine finali da meditare a proposito del perdono, il quale non cancella il passato né della vittima (che medita di perdonare) né del carnefice pentito, ma apre nuove possibilità per entrambi e “scompagina la circolarità ripetitiva di offesa e vendetta”, in un “processo interiore liberante”. Don Giacomo ha scommesso, come dice Goffredo Fofi nella introduzione, sulle persone di buona volontà, contro un potere orrendo, sia politico-economico che culturale. (flp)