• Giugno 15, 2023
di Emiliano Falconio e Angela Gallo

Dialogo con le istituzioni

Alluvione Romagna. Sindaci in audizione, subito risorse e norme straordinarie

A un mese dall’alluvione dello scorso maggio in Emilia-Romagna, i sindaci dei Comuni più colpiti sono stati chiamati in audizione dalla commissione Ambiente della Camera, per dare il loro punto di vista sul disegno di legge di conversione del decreto 61 del 2023 sugli interventi urgenti per far fronte all’emergenza
Alluvione Romagna. Sindaci in audizione, subito risorse e norme straordinarie

A un mese dall’alluvione dello scorso maggio in Emilia-Romagna, i sindaci dei Comuni più colpiti sono stati chiamati in audizione dalla commissione Ambiente della Camera, per dare il loro punto di vista sul disegno di legge di conversione del decreto 61 del 2023 sugli interventi urgenti per far fronte all’emergenza.
“Crediamo sia fondamentale – ha esordito il presidente di Anci Emilia-Romagna e sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi – che la dimensione dell’emergenza e la strategia della ricostruzione vadano di pari passo. Il rischio sarebbe quello di produrre danni e corto circuiti”. Inoltre secondo Vecchi “è fondamentale prendere decisione tempestive in materia commissariale per sbloccare le risorse e dare gambe a percorsi di ricostruzione. Come Anci diamo il nostro contributo istituzionale e costruttivo al decreto-legge sull’alluvione, interpretando le difficoltà e le esigenze dei Comuni colpiti. Dalle esigenze relative al personale fino alla proroga delle scadenze, tutte proposte riassunte nel documento consegnato in Commissione”.
Per il sindaco di Ravenna Michele De Pascale “grande risposta di tutti verso la Romagna. Un impegno di cui saremo sempre riconoscenti.  Il governo ha parlato di raggiungere l’obiettivo al cento per cento ma ora bisogna trasformare questo obiettivo in forme di finanziamento certe e precise. Abbiamo fatto una stima delle opere che devono essere realizzate che ammonta a circa 1 miliardo e 800 milioni di opere, tra quelle da realizzare ‘ultra urgenti’ e quelle in parte già fatte dai Comuni, che si sono assunti grandi responsabilità. Infine, De Pascale ha rimarcato la necessità che si acceleri sulla nomina della figura del commissario della ricostruzione “per noi fondamentale”.
“Nell’attesa di una struttura commissariale – ha rimarcato il sindaco di Bologna Matteo Lepore – molti Comuni stanno intervenendo in somma urgenza. Ma senza norme e risorse certe gli stessi enti, soprattutto piccoli, rischiano il default così come rischiano la chiusura le aziende colpite”.
Lepore ha ricordato poi alcuni dati sulla situazione attuale nel bolognese: “In un’area da circa un milione di abitanti – ha spiegato – sono dieci le strade provinciali chiuse e 21 quelle danneggiate con un danno economico di circa 64 milioni di euro. Nel capoluogo sono sette le strade con limitazioni e dieci quelle danneggiate: danno economico, molto sottostimato, circa 100 milioni di euro. E’ evidente che se non si interviene sulla viabilità intere comunità periferiche rischiano l’ulteriore danno dell’isolamento a poi della desertificazione”.
“I tre fiumi che attraversano la città e il forlivese – ha riferito il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini – hanno visto piene cinquecentenarie mai viste fino ad ora, che hanno coinvolto 12 mila famiglie e circa 30 mila abitanti. Famiglie e aziende aspettano un segnale e un aiuto per poter ripartire. Il nostro bilancio è in ordine – ha ricordato Zattini – ma in tantissimi piccoli Comuni della zona i tecnici non firmano più interventi di somma urgenza per l’impossibilità di anticipare le risorse. E anche sui progetti Pnrr – ha concluso il sindaco di Forlì – serviranno deroghe perché in queste settimane abbiamo perso tempo prezioso della stringente tabella di marcia che ci eravamo prefissata”.
A Monte San Pietro le due strade principali sono aperte ma con significativi restringimenti “perché – ha detto la sindaca di Monte San Pietro Monica Cinti – il manto sottostante è ancora in movimento. Il che significa che potrebbero franare ancora da un momento all’altro. Serve stanziare e derogare tutte le risorse necessarie alla ricostruzione sia per interventi pubblici che per privati e per fare questo serve anche personale tecnico e amministrativo nei Comuni”.
A un mese dall’alluvione situazione critica anche a Modigliana, rappresentata dal sindaco Jader Dardi. “Tutte le nostre strade: comunali, provinciali, consortili, statali sono esplose. Così come è saltata la rete di acquedotti e fogne. Abbiamo solo una strada di accesso a senso unico alternato perché le frane incombono. I danni stimati sul nostro territorio è 150 milioni di euro causati da di 306 frane contate e parliamo solo di strade comunali e consortili. Ci appelliamo al governo per non far rischiare l’isolamento a un territorio dove operano multinazionali che danno reddito a migliaia di lavoratori”.
Il sindaco di Cesena Enzo Lattuca ha chiesto discontinuità: “Bisogna enucleare la fase di emergenza che si è conclusa da quella della ricostruzione. Questo evento – ha spiegato – non è come un sisma dove le case devono essere abbattute o controllate con tempi molto lunghi. Si può intervenire con più celerità, con risorse e norme adeguate, per riportare i cittadini nelle case e nelle aziende danneggiate, magari sperimentando meccanismi come i bonus edilizi. Bisogna poi ripensare le nostre strade – ha aggiunto – anche da un punto di vista concettuale ma tutto questo deve essere realizzato con risorse a regime straordinario anche se nel decreto in esame queste risorse non ci sono ancora ma servono subito per metterci nelle condizioni di ripartire”.
“Serve un commissario quanto prima per aiutarci sulla contingibile urgenza e per avviare il prima possibile una ricostruzione necessaria e doverosa”. A dirlo il sindaco di Imola Marco Panieri che ha spiegato come nell’imolese “il tema delle frane ci ha messo in difficoltà soprattutto sulla zona montana, così come a valle la difficoltà è stata data dal fango, dai rifiuti e dai detriti. E poi – ha aggiunto – gli ingenti danni sull’agricoltura che si riverbererà anche sull’intero Paese. Senza dimenticare le tante strade di collegamento di presidi turistici che sono interrotte o franate”.
“Intervento immediato sugli argini di canali e torrenti esondati” ha chiesto da parte sua il sindaco di Lugo di Romagna Davide Ranalli. “Ttemiamo identici problemi con il ritorno della stagione autunnali data l’estrema fragilità dimostrata in questi giorni. Inoltre – ha aggiunto – auspichiamo un rapido movimento di risorse dallo Stato nei confronti delle persone che hanno subito danni importanti alle abitazioni. A Lugo – ha concluso Ranalli – il 50 per cento delle abitazioni sono state colpite in maniera significativa”.
A Sarsina il sindaco Enrico Cangini ha da poco cominciato a riaprire le prime arterie di viabilità “ma – ha spiegato – si tratta di un lavoro da consolidare prima dell’inverno. Tra le difficoltà che incontriamo oggi c’è poi la possibilità di far rientrare le persone a casa. Ma qui è necessario un parere tecnico per l’emanazione di una ordinanza di rientro, ed è difficile trovare un geologo che si assuma la responsabilità di firmare un parere positivo. Abbiamo registrato danni per 35 milioni di euro con otto-nove milioni di spesa corrente. Senza sussidiarietà verticale, senza aiuti statali non si può superare l’emergenza”.
“L’Unione Romagna faentina – ha riferito il sindaco di Faenza Massimo Isola – ha subito grandi danni considerando anche il fatto che tre dei nostri Comuni sono collinari e tre sono sulla via Emilia. Oltre 6mila sono state le abitazioni danneggiate coinvolgendo 12 mila persone”. Sul fronte delle imprese, il sindaco ha ricordato che si sono registrati danni per oltre 600 imprese, “mentre abbiamo censito 1300 immobili di cui il 7% è completamente inagibile”.
“I danni stimati nei nostri sei Comuni ammontano ad un totale di 360 milioni di euro, servono dunque risorse a sostegno delle famiglie e degli enti pubblici mantenendo una filiera stretta tra Comuni, Province, Regioni e Stato”.
Infine Valentina Cuppi, sindaca di Marzabotto. “Stiamo già ricostruendo il nostro territorio perché il rischio maggiore è quello dello spopolamento della montagna. C’è un bisogno urgente di una copertura di risorse: non abbiamo più possibilità di fare interventi fuori bilancio: si tratta di cifre che sono il doppio dei nostri bilanci. Abbiamo bisogno di fondi per non far andare via le persone dalla montagna”.