• Aprile 23, 2014
di anci_admin

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Federalismo demaniale – Quasi cinquemila le domande accolte, da esaminare ancora poco più di 1700 richieste

Sfiorano ormai quota cinquemila (4867) le domande di trasferimento beni agli enti locali accolte dal...

Sfiorano ormai quota cinquemila (4867) le domande di trasferimento beni agli enti locali accolte dall’Agenzia del Demanio, nell’ambito della ‘finestra’ del federalismo demaniale. E’ in costante ascesa anche il trend delle domande respinte (2736) che rappresentano ormai il 36 per cento delle 7603 complessivamente già esaminate. Questo il quadro che emerge dai dati dell’Agenzia del Demanio, aggiornati al 15 aprile ed elaborati dalla Fondazione Patrimonio Comune dell’Anci. Un quadro ormai quasi ultimato visto che, rispetto alle  9367 richieste arrivate entro lo scorso 30 novembre, deve essere affrontato solo l’esame di poco più di 1700 richieste.
Analizzando nel dettaglio i dati relativi ai Comuni ci si accorge che finora sono stati 967 i municipi ‘promossi’, ai quali l’Agenzia sta trasferendo 4636 beni immobili. I Comuni ‘bocciati’ sono invece 533, a cui corrispondono 2495 beni che non potranno essere trasferiti. 
Il maggior numero di amministrazioni comunali che hanno visto le loro richieste accolte dal demanio sono in Lombardia (212), Emilia Romagna (106) e Veneto (105); le prime due ospitano anche il maggior numero di municipi con le richieste respinte: Lombardia (99), l’Emilia Romagna (63), mentre la Toscana segue con 57 istanze rinviate al mittente.
Il discorso muta radicalmente se ci si riferisce ai beni in via di trasferimento: la maggior parte delle istanze (510) arriva dall’Emilia Romagna, seguita dalla Calabria con 498 richieste, messe insieme da soli 88 Comuni; dietro di loro figura la Lombardia (490). Sempre Lombardia (317), Emilia Romagna (279) e Veneto (267) le Regioni con il maggior numero di beni che non saranno trasferiti ai Comuni.
Tra le motivazioni, che hanno spinto l’Agenzia del Demanio a rigettare le richieste avanzate dagli enti locali, spicca l’appartenenza dei beni al demanio idrico (25,7 per cento dei casi); a quello pubblico (19,8 per cento) oppure perché non di proprietà statale (16,7 per cento).
Si ricorda che, ultimato l’esame preliminare delle domande da parte dell’Agenzia, per gli enti locali si aprono due ‘strade’ alternative per arrivare all’effettivo trasferimento degli immobili statali. In caso di parere positivo, alla richiesta inviata entro il 30 novembre gli enti hanno 30 giorni dalla risposta per contattare l’Agenzia del Demanio e farsi consegnare la documentazione sul bene richiesto. Si apre poi un periodo di 120 giorni per analizzarla e svolgere sia un sopralluogo che l’attività tecnica necessaria per comprendere le reali condizioni degli immobili da rilevare.
A tale proposito la FPC mette a disposizione dei suoi aderenti uno strumento – il Fondo rotativo per la regolarizzazione degli immobili – che anticipa per conto dei Comuni le spese da sostenere per la verifica e regolarizzazione. Sempre entro i 120 giorni il Consiglio Comunale deve confermare con delibera la richiesta di attribuzione e modificare il bilancio. Ultimo passaggio sarà il trasferimento dell’immobile, da completare – con provvedimento a cura dell’Agenzia del Demanio non soggetto a imposte e tasse – entro i successivi 90 giorni.
Se l’Agenzia del Demanio ha dato parere negativo al trasferimento, invece, l’ente locale ha la possibilità di chiedere il riesame entro 30 giorni dal ricevimento della risposta. Su questo aspetto, si sottolinea che è del tutto inefficace avviare il “riesame” se il diniego riguarda immobili che appartengono alle seguenti categorie (si tratta di beni non trasferibili ai sensi dell’art. 56 bis del ‘Dl del Fare’): demanio naturale (idrico e marittimo) e beni di proprietà non statale.
Si ricorda, inoltre, che esistono altre procedure normative che possono essere attivate: la sdemanializzazione, se il bene di cui si chiede il trasferimento appartiene al Demanio pubblico; e la procedura prevista dall’art. 5 comma 5 DLgs 85/2010 se il bene fa parte del Demanio storico artistico. Vi è anche la possibilità di attivare il riesame qualora l’ente locale riscontri incongruenze rispetto all’uso governativo dichiarato nella comunicazione ricevuta dall’Agenzia. Al riesame si dovrà allegare una documentazione approfondita che attesti le suddette incongruenze.
Infine, si suggerisce ai Comuni di avanzare una richiesta di riesame se dovesse risultare, come motivazione del diniego, che il bene non può essere trasferito in quanto compreso in altre liste previste dalla normativa vigente (vedi schema di sintesi). In ogni caso la FPC è a disposizione per analizzare le differenti situazioni e per supportare gli Enti nelle fasi del processo di trasferimento. (gp)