• Giugno 27, 2013
di anci_admin

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Ufficio di presidenza – Fassino: “Chiediamo al Governo tavolo unico e negoziato sui rapporti tra Stato centrale e Comuni”

“Siamo reduci da anni in cui il succedersi dei provvedimenti del governo ha completamente disa...

“Siamo reduci da anni in cui il succedersi dei provvedimenti del governo ha completamente disarticolato il sistema delle relazioni tra Stato centrale e Comuni. Vorremmo che anche l’esecutivo ne prendesse atto, e per questo non chiediamo una serie di ‘tavoli’ sulle singole questioni o emergenze. Chiediamo un tavolo unico, che porti a un negoziato sul rapporto tra governo ed enti locali”. Lo dice il sindaco di Torino, Piero Fassino, al termine dell’Ufficio di presidenza dell’Anci che oggi ha esposto ai sindaci i risultati dell’incontro con il governo dello scorso lunedì.
Fassino spiega che “è stato messo in discussione, in questi anni, l’assetto istituzionale degli enti locali, con la soppressione di alcune province, la nascita delle città metropolitane e l’accorpamento delle funzioni dei piccoli Comuni.  E’ saltato anche il quadro finanziario – prosegue il primo cittadino sabaudo – in seguito al susseguirsi dei tagli che hanno cambiato il rapporto tra finanza locale e finanza centrale. Il Patto di stabilità, poi, si è rivelato una prigione, di cui liberarsi al più presto”.
Per tutti questi motivi, argomenta Fassino, “vogliamo avviare con il governo un vero e proprio negoziato, più che un confronto: non chiediamo di discutere di singoli aspetti di dettaglio. Pensiamo al contrario che sia fondamentale ridefinire l’intero quadro dei rapporti con l’esecutivo e lo Stato centrale, senza dimenticare che veniamo da una decade in cui i Comuni hanno contribuito in modo sostanziale – e più che proporzionale rispetto al valore dell’intero comparto – al risanamento della finanza pubblica, più di quanto abbia fatto qualsiasi altro comparto delle pubblica amministrazione. Il problema però – conclude Fassino – è che adesso si è arrivati a un punto limite, per cui i Comuni rischiano di non poter più assolvere alle funzioni fondamentali che la legge assegna loro”. (mv)