- Novembre 11, 2013
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Ue – Del Monaco: “Fondi a rischio per 34,6 miliardi, darne metà ai Comuni”
Mentre si discute su come trovare pochi miliardi sull'Imu e per la copertura della Cassa integrazion...Mentre si discute su come trovare pochi miliardi sull’Imu e per la copertura della Cassa integrazione in deroga, l’Italia non investe i fondi europei, l’ultimo volano rimasto per lo sviluppo. Sono 34,6 i miliardi di euro dei programmi cofinanziati dai fondi europei da spendere entro il 2015.
Per non perderli, suggerisce Andrea Del Monaco, esperto di fondi europei e gia’ consulente su questo tema del secondo governo Prodi e di alcune Regioni, se ne puo’ dare la meta’ ai Comuni.
"Il disegno di legge Delrio sulle citta Metropolitane rischia di essere un contenitore vuoto in quanto non individua precisamente le risorse, e poiche’ i fondi europei rischiano di essere persi, sarebbe utile darne la meta’ alle citta’ metropolitane: solo così Roma, Firenze, Milano, Torino e Napoli potrebbero diventare come Parigi, Berlino, Londra. Solo così si potrebbe realizzare un vero federalismo fiscale dove il cittadino potrebbe valutare direttamente il suo sindaco sullo sviluppo locale", spiega all’Adnkronos.
Sono 34,6 i miliardi da spendere poichè ai 27,3 miliardi avanzati dei programmi cofinanziati da Fse (Fondo Sociale Europeo) e Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) occorre aggiungere quasi 7,3 miliardi residui dei piani cofinanziati dal Feasr (Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale).
L’Italia avrebbe dovuto spendere e rendicontare tutto entro dicembre 2013: grazie alla deroga del meccanismo N+ prevista da Bruxelles, deroga che evita il disimpegno automatico del cofinanziamento europeo, tutti i 34,6 miliardi di euro potranno essere spesi entro dicembre 2015.
Non solo, sottolinea Del Monaco, "ai 34,6 miliardi rimasti della vecchia programmazione 2007-2013 si aggiungono le risorse della futura programmazione 2014-2020: circa 54 miliardi cofinanziati dal Fesr e dal Fse, circa 17 miliardi cofinanziati dal Feasr. Sommando le risorse della vecchia e nuova programmazione si arriva a 105 miliardi per rilanciare l’economia italiana".
In questo quadro, spiega, "per non perdere i fondi europei non spesi andrebbero compiute velocemente due operazioni: accelerare la spesa dei fondi già impegnati e programmare i fondi non ancora impegnati (che solo per Fse e Fesr ammontano a 6,337 miliardi) su pochi incisivi obiettivi".
Ovvero, "riqualificare gli alloggi sfitti pubblici in disuso e in degrado per dedurne nuove case; mettere in sicurezza le scuole con un piano mirato per l’edilizia scolastica; pagare la raccolta differenziata dove non si fa ed, infine, un piano di riconversione industriale per le aziende che chiudono: così si salverebbero sia il sistema produttivo che i posti di lavoro". (com/ef)