• Marzo 31, 2014
di anci_admin

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Turismo – Rapporto Italiadecide 2014, troppe leggi, sigle e burocrazie, ecco i mali del settore/2

Flussi turistici - Analizzando i dati relativi al 2012, si rilevano quasi 104 milioni di arrivi di c...

Flussi turistici – Analizzando i dati relativi al 2012, si rilevano quasi 104 milioni di arrivi di clienti e oltre 381 milioni di presenze negli esercizi ricettivi italiani. Rispetto all’anno precedente, il numero complessivo di presenze rilevate in Italia registra un calo di quasi 5,5 milioni di notti (-1,4%); gli arrivi, invece, mostrano una sostanziale stabilità. Nonostante il rilevante potenziale di attrazione turistica e la durata potenzialmente maggiore rispetto al Centro Nord della stagione balneare, il Mezzogiorno è l’area che presenta la minor quota di introiti dall’estero (13% del totale nazionale nel 2012). L’incidenza del turismo internazionale sull’economia del Mezzogiorno (circa l’1% del Pil dell’area) è decisamente inferiore a quella sull’economia del Centro Nord (poco piu’ del 2% del Pil). Tra le possibili cause del ritardo del Mezzogiorno vi è l’accessibilità dall’estero.
Il ritardo del web – L’Italia sconta un ritardo nella vendita di servizi mediante internet. Secondo i dati dell’indagine annuale dell’Eurostat sull’uso delle tecnologie informatiche presso le famiglie e le imprese, nel 2011 il 43% delle imprese italiane del settore ricettivo ha venduto almeno l’1% dei propri servizi sul web, contro il 47% (dato 2010) di quelle francesi, il 72% di quelle spagnole e una media del 57% dell’area euro (Magda Antonioli Corigliano). Nessuna delle grandi Ota (Online travel agency) ha sede in Italia: Booking com e’ olandese, Expedia americana, Venere inglese, Trivago tedesca.
Fisco elevato – Anche le aliquote di imposta, relativamente elevate nel confronto con altri paesi, contribuiscono a frenare la domanda. Dal punto di vista della politica fiscale, la leva principale e’ costituita dall’imposta di soggiorno alla quale si aggiunge l’Iva che l’Italia applica al 10% contro il 7% medio Eu. La tassazione complessiva del settore arriva, dunque al 12,5% nettamente superiore a Spagna e Francia.   
Troppo alto l’uso dell’auto per i turisti – I principali aeroporti europei (Londra, Parigi, Francoforte), servono il 44%, 37% e 34% delle destinazioni mondiali contro il 24 e 20% di Roma e Milano. L’Alta velocità ferroviaria ha un forte impatto sulle città collegate (Torino, Bologna, Reggio Emilia, Firenze, Roma e Napoli), ma serve anche un potenziamento delle linee secondarie per irrorare il "territorio vasto" e raggiungere il nostro museo diffuso. Secondo le ultime rilevazioni, l’auto resta il principale mezzo di trasporto per i turisti residenti in Italia ed e utilizzata nel 60,5% dei casi; l’aereo e il treno ricorrono, rispettivamente, nel 20,4 e nell’8,5% dei viaggi. L’auto e preferita nel 67% degli spostamenti per vacanza (nel 74% delle vacanze brevi e nel 54,6% delle lunghe); per quanto concerne i viaggi di lavoro, dopo l’auto (38,5%) i mezzi di trasporto prescelti sono l’aereo (34,2%) e il treno (20,9%) (Paolo Pilieri, Lanfranco Senn e Tatiana Cini).
Pochi laureati – Considerando i dati dell’occupazione (2011), quelli diretti nel settore turistico sono 1,91 milioni; sommando anche gli indiretti si arriva a 3,32 milioni di persone, ovvero l’13,8% del totale occupati in Italia. Secondo i dati dell’Eurostat, nel 2011 la percentuale di laureati (o con titoli post laurea) sugli occupati nel settore degli alberghi e ristoranti era pari al 5,8%, un valore decisamente inferiore sia alla media della UE-27 (13,4%), sia ai corrispondenti livelli della Spagna (17,8%) e della Francia (16,4).
Scarsi gli investimenti da Stato, Regioni, Comuni – Nell’attuale contesto della finanza pubblica, le risorse a sostegno del turismo appaiono scarse. I dati relativi alla spesa regionale, i quali evidenziano che tra il 2011 e il 2012 questa e’ stata pari, mediamente, allo 0,4% . La spesa diretta al turismo, inteso come materia di competenza regionale, nell’ambito del finanziamento delle attivita’ produttive e’ pari a solo 577 milioni. Analogamente, i Comuni destinano mediamente al turismo l’1% delle spese correnti e lo 0,5% delle spese per investimenti, in valore assoluto si tratta di 355,5 milioni di euro. Gia’ un coordinamento con la spesa per le altre attivita’ produttive (che comprendono il commercio, l’industria e l’artigianato) consentirebbe di prendere in esame un’ulteriore spesa di circa 2,6 miliardi. Tuttavia, anche le altre voci di bilancio (Beni culturali, 260 milioni; Istruzione, formazione, cultura, 6,8 miliardi; Agricoltura, foreste, caccia e pesca, 3,2 miliardi; Ambiente, 1,6 miliardi; Territorio ed edilizia, 5,3 miliardi; Infrastrutture, 2,3 miliardi; Trasporto, 7,7 miliardi) possono avere un rilievo diretto per il turismo, cosi’ da giungere a circa 30 miliardi di spesa postata nei bilanci regionali che potrebbero fruttare, con un coordinamento adeguato, un finanziamento piu’ efficiente della politica turistica. (com/ef)