- Maggio 1, 2020
Coronavirus
Strumenti di ascolto e partecipazione civica nelle strategie dei Comuni per la ripartenza
Costruire insieme la nuova “normalità” urbana ripensando il concetto stesso di collaborazione e partecipazione civica. Molti Comuni italiani stanno puntando su una stretta sinergia con i cittadini per co-progettare gli spazi e i tempi nelle città. Il dibattio del tavolo beni comuni dell'AnciCostruire insieme la nuova “normalità” urbana ripensando il concetto stesso di collaborazione e partecipazione civica. Questo il filo conduttore delle esperienze di molti Comuni italiani che, a partire da Reggio Emilia e Milano, stanno puntando su una stretta sinergia con i cittadini per immaginare non solo la vita nella cosiddetta “fase due” ma anche per co-progettare gli spazi urbani in considerazione delle nuove esigenze e bisogni che questa emergenza sanitaria ha messo in luce.
Soluzioni che sono state discusse e affrontate nel corso della riunione – in video conferenza – del tavolo di lavoro dell’Anci sui beni comuni coordinato dal responsabile Area studi e ricerche dell’Anci, Paolo Testa, che si è svolto il 30 aprile e che ha visto la partecipazione di esperti, studiosi e amministratori locali delle città di Milano, Reggio Emilia, Bari, Napoli, Bologna, Torino e Verona.
Bisogna pensare ad una riconcettualizzazione della partecipazione civica in termini di “transcalarità” per permettere ai cittadini di massimizzare il proprio impegno civico nei diversi livelli di governo abilitandone il “sapere politico”. Questa la direzione da seguire secondo il professor Giovanni Allegretti dell’Università di Coimbra, intervenuto al dibattito, che ha evidenziato l’importanza di considerare parte integrante delle politiche urbane il contributo dei cittadini non solo in termini di problem solving ma anche e soprattutto in termini di pianificazione su ampia scala.
E le città stanno dimostrando – attraverso le esperienze messe in campo – che non è più possibile prescindere da un rapporto collaborativo con i cittadini e il mondo dell’associazionismo per gestire e rispondere alle nuove esigenze che la crisi sanitaria ha fatto emergere.
Così ad esempio il Comune di Reggio Emilia ha lanciato un questionario di ascolto, in creative commons che può essere adottato anche da altre città, rivolto ai cittadini per capire le difficoltà che gli stessi stanno affrontando in questa emergenza ma anche quali sono i desiderata e come vedono il futuro e la ripresa post covid. Il questionario è stato somministrato già a circa 5mila persone, e i dati raccolti confluiranno in un ‘Osservatorio Covid19’ per ripensare le policy urbane e il rapporto collaborativo tra cittadini e amministrazione.
L’aspetto positivo che emerge dai primi dati raccolti – come hanno evidenziato l’assessora Valeria Montanari e la dirigente Nicoletta Levi del Comune di Reggio Emilia – riguarda la riscoperta dell’importanza della collaborazione civica, della solidarietà, del valore del tempo e della prossimità. L’approccio diverso ai tempi di vita a cui ci ha ‘costretto’ l’emergenza sanitaria ha fatto riscoprire la dimensione della vita di quartiere e il bisogno di riappropriarsi di uno spazio naturale nelle nostre città. Di questo dovranno tenerne conto le amministrazioni nella fase post covid dove i cittadini dovranno essere sempre di più protagonisti nella co-gestione dei bisogni.
In questa direzione va anche l’esperienza del Comune di Milano che ha lanciato un documento aperto al contributo dei cittadini “Milano 2020. Strategia di adattamento” che approfondisce lo scenario della ripartenza della città dopo l’emergenza ed espone alcune azioni immediate da programmare per la gestione della “nuova normalità”. E’ un documento aperto alle osservazioni e ai contributi di tutta la città e affronta temi quali la mobilità, l’ambiente, la sostenibilità e i tempi di vita e lavoro. L’obiettivo è quello di pianificare assieme ai cittadini interventi e azioni per costruire insieme quella che sarà la città di domani dove le dimensioni sociali assumono un nuovo significato. Ad illustrare il progetto è stato l’assessore del Comune Lorenzo Lipparini che ha rimarcato: “Il documento è stato preparato grazie alla collaborazione tra tutti gli assessorati immaginando insieme le politiche da realizzare per una città ormai mutata. Ad ora abbiamo già ricevuto oltre 700 contributi che saranno poi discussi sulla nostra piattaforma online”. Oltre al documento per una strategia di adattamento, l’amministrazione sta preparando anche un questionario per indagare sulle abitudini e le mutate esigenze dei milanesi.
La presenza di una forte rete civica urbana nei Comuni ha permesso di affrontare l’emergenza Covid19 e rispondere velocemente alle necessità dei cittadini soprattutto delle fasce più deboli. Come è successo a Bari, a raccontarlo è stato Vitandrea Marzano che ha portato l’esperienza della sua città. “Attraverso assemblee cittadine abbiamo coinvolto oltre trecento organizzazioni civiche distribuite su dodici comitati di quartiere per discutere assieme delle priorità da affrontare, come l’emergenza alimentare. Abbiamo realizzato un’app, Bari social, attraverso la quale abbiamo messo online i servizi del Comune. E’ stato fondamentale l’apporto della rete civica urbana per affrontare l’emergenza”.
Anche Bari, come Milano, sta per lanciare un documento strutturato per disegnare la città post covid19. Si partirà il 4 maggio con tre step: il primo sarà l’attivazione della piattaforma “Bari partecipa” che conterrà anche un sondaggio, un questionario per indagare gli stati d’animo e le difficoltà dei cittadini su diversi temi: dall’educazione alla mobilità. Il secondo sarà l’avvio di un Forum per definire assieme ai soggetti del territorio gli indirizzi programmatici su cui puntare e infine – come la definisce Marzano – sarà lanciata una sorta di “bacheca delle idee” per proporre all’amministrazione la buona pratica da adottare.
Anche Bologna, attraverso l’esperienza raccontata da Simona Beolchi della Fondazione Innovazione urbana, si unisce al coro delle città che stanno ripensando il rapporto di collaborazione con i cittadini in termini più strutturali partendo dal concetto di “multiscalarità”. La Fondazione ha promosso infatti una serie di “dialoghi pubblici” in streaming che coinvolgono esperti, studiosi e cittadini per confontarsi sui nuovi scenari ma anche per proporre progetti e interventi per una città ormai mutata. Ad arricchire il dibattito sulla ripartenza delle città anche l’esperienza delle città di Torino e Napoli che hanno posto l’attenzione sulla necessità di una dimesione più ristretta dell’intervento e della collaborazione con i cittadini come quella del “condominio” oltreché del quartiere. Valter Cavallaro e Gianni Ferrero del Comune di Torino hanno spiegato come l’amministrazione locale si stia interrogando se lo strumento dei patti di collaborazione possa essere quello più adatto per ridefinire insieme ai cittadini le nuove regole nell’uso degli spazi urbani e del distanziamento sociale nella fase due. “Certamente – come evidenziato anche da Daniela Buonanno del Comune di Napoli – gli strumenti di partecipazione attiva vanno considerati nel lungo periodo come parte integrante del processo di pianificazione urbana puntando su una omogeneità dei comportamenti tra le città”.
E proprio il richiamo ad una omogeneità dei comportamenti – ha sottolineato in chiusura dei lavori Paolo Testa – diventa fondamentale per co-progettare strategie e piani di programmazione urbana che sappiano guardare ad una rimodulazione della vità urbana nella fase della ripartenza.