• Novembre 21, 2024
di Giuseppe Pellicanò

La voce dei sindaci

Sicurezza e integrazione la sfida degli amministratori con pochi strumenti e risorse

Il dibattito con la partecipazione dei sindaci: Luigi Brugnaro (Venezia), Maria Aida Episcopo (Foggia), Vito Leccese, (Bari), Maria Terranova, (Termini Imerese – vicepresidente Anci e delegata alle Pari Opportunità), Enrico Trantino (Catania). Rileggi il dibattito tra i sindaci nei panel sull’energia e divari territoriali
Sicurezza e integrazione la sfida degli amministratori con pochi strumenti e risorse

TORINO – Sicurezza ed integrazione due facce di una sfida che si può vincere solo aumentando il livello attuale di risorse umane, finanziarie e dei poteri di intervento a disposizione delle amministrazioni locali: questo, in sintesi, il messaggio emerso dal dibattito moderato da Marianna Aprile di La7 che ha coinvolto sindaci ed amministratori nel panel che ha concluso la seconda mattinata di lavori della 41^esima Assemblea Anci.
“Quando sono stata eletta sindaca ho trovato un corpo di polizia municipale senza un comandante, con poche risorse e strumenti, ora nel giro di pochi anni abbiamo un organico di 21 agenti con cui riusciamo a fronteggiare le diverse situazioni sul territorio”, ha detto Maria Terranova, sindaca di Termini Imerese, vicepresidente Anci e delegata alle pari Opportunità. Il nostro modello è “quello di coniugare al massimo sicurezza ed inclusione sociale. Il nostro territorio sconta un forte tasso di criminalità minorile, eppure abbiamo una rete di servizi sociali molto deboli. Per questo motivo – ha spiegato -abbiamo lavorato su questo versante costruendo delle officine di comunità dove i ragazzi si sentono accolti, mangiano con noi fanno i compiti, sono sottratti alla noia e alle sirene della criminalità. Stiamo lavorando per trasformare territori ad alta densità criminale in territori ad alta densità minorile”, ha sintetizzato.

“Non esiste una ricetta, ci sono solo i problemi con cui i sindaci si devono misurare. A Venezia abbiamo avviato una control room dove affluiscono i dati delle telecamere e degli smartphone per mappare meglio il territorio e iniziato a reclutare nuovi agenti”, ha ricordato il sindaco Luigi Brugnaro. “Come sindaci abbiamo limitati poteri di ordine pubblico e spetta al Parlamento modificare le regole esistenti, da amministratori dobbiamo dare comunque risposte ai cittadini. Non si tratta di essere buonisti, ma un borseggiatore non può entrare e uscire di galera, ci vuole il rispetto delle regole da parte di coloro che arrivano nel nostro Paese. Stiamo iniziando a sperimentare un modello: trattenere chi delinque nelle celle di sicurezza della polizia locale per qualche giorno, in modo che resti traccia per chi commette reati”, ha spiegato.

“I sindaci sono portatori di speranza e non di repressione, ma per svolgere a pieno questo compito abbiamo bisogno dei nutrimenti necessari. Se ci vengono tolti gli strumenti e le risorse tutto diventa più difficile”, ha osservato il sindaco di Bari Vito Leccese. “Con l’attuale impostazione della legge di bilancio e con il blocco del turnover al 75% delle assunzioni non saremo in grado di assumere nuovi agenti, mentre con il taglio sul fondo sicurezza urbana non avremo strumenti adeguati”. In ogni caso per il sindaco barese gli amministratori devono dare una risposta più ampia della semplice repressione ai bisogni di sicurezza: “Dobbiamo portare la bellezza dove c’è il degrado, la speranza all’interno delle nostre comunità, serve una grande infrastruttura sociale pubblica in cui tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti e gli stessi doveri”.

Di tutt’altro tenore, invece, l’opinione espressa dal sindaco di Catania Enrico Trantino. “A Catania stiamo portando avanti un modello di rigenerazione sociale e stiamo lavorando a 360° grado sulla repressione ed anche sulla prevenzione. Ma credo che noi sindaci abbiamo già mezzi a disposizione con cui aggredire il fenomeno della microcriminalità, basterebbe utilizzare in modo diverso alcuni strumenti”, ha osservato il sindaco della città etnea. “Penso, ad esempio, all’assegnazione di molti agenti di polizia al servizio scorte, si potrebbero usare in modo diverso per contrastare fenomeni microcriminali diffusi, come i parcheggiatori abusivi che tartassano i cittadini e che spesso non vengono neanche denunciati”, ha spiegato il sindaco.

Infine, la ricetta proposta dalla sindaca di Foggia Maria Ada Piscopo. “E’ importante che al rispetto delle regole si abbini un modello di rieducazione che non sia solo retributivo, con le semplici pene applicate, ma che aiuti effettivamente a rieducare le persone. In questo processo giocano un ruolo centrale anche le vittime dei reati e le famiglie”. Per la sindaca foggiana “la sicurezza e la legalità sono valori immateriali che per essere riaffermati hanno bisogno di infrastrutture concrete. Ma non dimentichiamo la moral suasion da realizzare verso i giovani, le nuove generazioni sono un vettore essenziale nelle famiglie sul rispetto delle regole, la trasparenza e il senso civico”.

Il dibattito tra i sindaci nei panel sull’energia e i divari territoriali