- Aprile 23, 2015
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Rapporto UrBes – Fassino: “Grazie alle politiche dei Comuni Paese mantiene alto livello di coesione”
“In generale, al di là delle inevitabili differenze territoriali, dallo studio dell&rsq...“In generale, al di là delle inevitabili differenze territoriali, dallo studio dell’Istat emerge la fotografia di un Paese che, attraverso le politiche dei Comuni, ha un grado di coesione alto, perché i servizi che i municipi mettono a disposizione dei cittadini assicurano una rete di assistenza, accompagnamento ed assistenza molto importante". Lo ha affermato il presidente dell’Anci e sindaco di Torino Piero Fassino, commentando i risultati del secondo Rapporto UrBes sul benessere equo e sostenibile nelle città italiane, che è stato presentato oggi in Anci in un incontro stampa cui hanno preso parte anche il presidente dell’Istat Giorgio Alleva, e quello del Consiglio nazionale Anci e sindaco di Catania Enzo Bianco.
Il rapporto, frutto della collaborazione fra l’Istat e 29 amministrazioni locali (le 10 città metropolitane continentali, le quattro già previste ma non ancora costituite, ed altri 15 Comuni capoluogo) utilizza dodici dimensioni per misurare l’incremento del benessere dei cittadini, così da ottenere un quadro da affiancare a quello macroeconomico, tradizionalmente utilizzato per la misura della crescita.
"Abbiamo collaborato volentieri con Istat – ha evidenziato il sindaco di Torino – perché è molto importante sapere quello che accade nei territori e come vengono percepiti i servizi dai cittadini. Questo serve ad individuare le migliori esperienze che possono diventare buone pratiche da generalizzare, ma anche i punti critici per intervenire, correggere ed integrare". Per Fassino non è tanto importante “avere una fotografia del benessere dei singoli territori quanto averla per poi innestare su essa tutte le politiche necessarie per dare continuità ad una azione che alzi l’offerta dei servizi ed il benessere dei cittadini".
Da parte sua il presidente dell’Istituto di nazionale statistica ha sottolineato come lo “studio segni un’altra tappa della partnership con l’Anci ed i Comuni sviluppando l’esperienza del progetto Bes, promosso originariamente proprio da Istat e Cnel. “Il nostro augurio è quello di essere riusciti ad andare oltre il semplice dato conoscitivo”, ha affermato Alleva. “Speriamo di aver fornito uno strumento utile per coloro che coloro che devono assumere le decisioni politiche nei territori”.
La fotografia che emerge dal rapporto conferma anche a livello urbano la forte dicotomia tra Centro-Nord e Mezzogiorno. Tuttavia, accanto a maggiori criticità e ai ritardi fra le città meridionali vi sono anche casi in cui emergono dinamiche positive e potenzialità su cui investire.
Se, come era da attendersi, le città meridionali inseguono rispetto al reddito, alle condizioni materiali di vita e all’occupazione, ma anche su speranza di vita, livelli di scolarizzazione, conservazione del patrimonio edilizio, ricerca e innovazione e dotazione di servizi culturali e per la prima infanzia, non mancano – osservano i ricercatori Istat – temi su cui sono alcune città del Sud ad avere performance mediamente migliori di quelle del Centro-Nord. E questo avviene per i reati contro il patrimonio e le problematiche della mobilità urbana, anche se, per queste ultime, è riscontrabile un impegno proporzionalmente maggiore in termini di trasporto pubblico locale e di servizi innovativi di infomobilità.
Più in generale il rapporto conferma il ruolo della città come luogo dell’innovazione. I centri metropolitani mettono in luce, soprattutto rispetto ai contesti provinciali di riferimento, livelli di scolarizzazione e di reddito più elevati; una maggiore propensione alla specializzazione produttiva e alla connettività; biblioteche e musei più frequentati; una migliore conciliazione tra lavoro e impegni familiari di cui si fanno carico soprattutto le donne.
E proprio sul divario tra Nord e Sud si è soffermato nel suo intervento il sindaco di Catania Enzo Bianco. “L’Istat ci dice che il divario tra le due Italie è enormemente cresciuto negli ultimi 20 anni, quando nei primi anni ’90 molte città del Sud crescevano più velocemente di alcune del Nord”, ha ricordato il presidente del consiglio nazionale Anci. “Si ha come l’impressione che dall’agenda politica nazionale sia scomparsa la questione Mezzogiorno. Mi auguro che anche questo studio, offrendo uno strumento qualitativo in più ai sindaci, porti ad una riflessione opportuna su questo aspetto”, ha concluso il sindaco di Catania. (gp)