- Settembre 3, 2014
Politiche sociali e legge 328/2000
Povertà – Il rapporto Istat 2013 sulla situazione in Italia
Il 14 luglio 2014 l’ISTAT ha diffuso il <a href="https://www.anci.it/wp-content/uploads/2018/06...Il 14 luglio 2014 l’ISTAT ha diffuso il Rapporto sulla povertà in Italia nell’anno 2013. Secondo il Rapporto, nel 2013 il 12,6% delle famiglie risulta in condizione di povertà relativa (per un totale di 3 milioni 230 mila) e il 7,9% lo è in termini assoluti (2 milioni 28 mila). Le persone in povertà relativa sono il 16,6% della popolazione (10 milioni 48 mila persone), quelle in povertà assoluta il 9,9% (6 milioni 20 mila).
Tra il 2012 e il 2013, l’incidenza di povertà relativa tra le famiglie rimane stabile (dal 12,7 al 12,6%) in tutte le ripartizioni territoriali; la soglia di povertà relativa, pari a 972,52 euro per famiglia di due componenti, è di circa 18 euro inferiore (- 1,9%) al valore della soglia del 2012.
L’incidenza di povertà assoluta è aumentata dal 6,8% al 7,9%, coinvolgendo circa 303 mila famiglie e un 1 milione 206 mila persone in più rispetto all’anno precedente.
La povertà assoluta aumenta tra le famiglie con tre o più componenti . Peggiora la condizione delle coppie con figli, soprattutto se almeno un figlio è minore.
Nel 2013, 1 milione 434 mila minori sono poveri in termini assoluti (erano 1 milione 58 mila nel 2012).
L’ incidenza della povertà assoluta cresce tra le famiglie con persona di riferimento con titolo di studio medio-basso, operaia o in cerca di occupazione; aumenta anche tra le coppie di anziani e tra le famiglie con almeno due anziani. I poveri assoluti tra gli ultrasessantacinquenni sono 888 mila (erano 728 mila nel 2012).
Con riferimento alla povertà relativa, si registra il miglioramento della condizione dei single non anziani nel Nord, in particolare se con meno di 35 anni, seppur a seguito del ritorno nella famiglia di origine o della mancata formazione di una nuova famiglia da parte dei giovani in condizioni economiche meno buone. Nel Mezzogiorno, invece, migliora la condizione delle coppie con un solo figlio, con a capo un dirigente o un impiegato, che tuttavia rimangono su livelli di incidenza superiori a quelli osservati nel 2011.