• Gennaio 25, 2024
di Redazione Anci

Istruzione

Politiche educative e prima infanzia, Vecchi: “Aiutare i Comuni a sviluppare rete servizi adeguata”

Al convegno su infanzia a Roma hanno partecipato anche l'assessora di Bergamo, Poli e l'assessora di Bari, Romano
Politiche educative e prima infanzia, Vecchi: “Aiutare i Comuni a sviluppare rete servizi adeguata”

“Per favorire la natalità è assolutamente indispensabile che il sistema pubblico in primo luogo ponga le famiglie nelle condizioni di essere accompagnate in un percorso che permetta loro, da ogni punto di vista, di poter programmare la vita e il futuro senza preoccupazioni e rischi per la serenità e la stabilità economica del nucleo”. E’ quanto ha sottolineato il delegato Anci al welfare e sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi intervenuto questo pomeriggio al convegno “Politiche educative e servizi integrati per la prima infanzia e i genitori: una sfida che parte dai territori” presso la Sala del Parlamentino Inail a Roma.
“L’Italia – ha proseguito il delegato – è ancora troppo indietro in termini di sviluppo di una efficiente rete di nidi e scuole dell’infanzia, molto deve essere ancora fatto rispetto allo 0-6 anni, su tutto il territorio. In questo senso i Comuni devono essere aiutati a sviluppare una rete di servizi che senza adeguati fondi e competenze non possono essere messi in campo. Altrettanto deve muoversi il sistema sanitario e, senza la collaborazione del privato sociale, in ottica di sostegno secondo il modello della sussidiarietà, e del mondo del lavoro, gli sforzi di un solo attore del sistema risulterebbero vani.
Ritengo perciò – ha concluso – che affinché ci possa essere una piena riuscita di una efficace strategia di sostengo all’infanzia è necessaria una alleanza virtuosa fra Comuni, Istituzioni centrali, forze politiche e parlamentari, sindacati, enti del Terzo settore e aziende, seguendo lo schema della collaborazione fra pubblico e privato”.
All’incontro è intervenuta anche l’assessora all’istruzione del Comune di Bergamo, Loredana Poli che ha sottolineato: “Il Tavolo Anci, ministeri dell’Istruzione e dell’Università ha messo in campo delle proposte di medio e lungo periodo che devono tener conto anche ai tassi di copertura dei servizi dell’infanzia che si vogliono raggiungere per affrontare il tema della carenza di personale educativo per tutti i tipi di servizi che fanno capo ai Comuni e per le scuole dell’infanzia”.
“In particolare Anci ha formulato tre proposte – ha proseguito l’assessora – una è quella di prevedere il potenziamento dei posti nei corsi di laurea in Scienze della formazione, primaria per permettere la formazione di personale in quantità e qualità sufficiente a soddisfare il bisogno di docenti per le scuole dell’infanzia”.
“I servizi per l’infanzia – ha sottolineato Poli – sono luoghi che prendono forma grazie agli elementi del progetto pedagogico e alle caratteristiche di organizzazione e funzionamento che insieme devono rispondere a obiettivi e indirizzi per i quali quel servizio è nato.
“In più, per i servizi di infanzia pubblici occorre formare una consapevolezza e intenzionalità di ruolo che deve essere esplicitamente situata dentro il contesto organizzativo dell’ente di riferimento – tipicamente un Comune – e questo vale anche per i servizi in appalto e in co-progettazione con gli enti del Terzo settore”. Per l’assessora: “E’ importante inoltre porre l’attenzione sulla formazione in ingresso di lavoratori e lavoratrici del settore, puntando su competenze ad ampio raggio e del personale in servizio da anni, valorizzandone l’esperienza e favorendo un aggiornamento continuo”.
La seconda proposta dell’Anci, ha ricordato Poli, riguarda la “generalizzazione della presenza dell’indirizzo per educatore nei servizi all’infanzia in tutti i corsi di laurea di Scienze dell’educazione (classe L19) per la formazione di personale sufficiente a soddisfare il bisogno di educatori per i servizi all’infanzia anche in considerazione dell’incremento dei nidi previsto dal Pnrr.
Infine, la terza proposta dell’Associazione dei Comuni “è di prevedere un prolungamento dell’attuale corso di laurea di Scienze dell’educazione (classe L19) con indirizzo ‘servizi infanzia’ che possa consentire con un biennio aggiuntivo di insegnare anche nella scuola dell’infanzia”.
“Bisogna cominciare a mettere in campo ragionamenti che tengano in considerazione le linee pedagogiche 0-6 e la costruzione del sistema integrato di educazione e istruzione già previsto dal dlgs 65 del 2017 con la formulazione di azioni coerenti sul piano della formazione, dei criteri di accesso al lavoro, dell’inquadramento contrattuale”.
Nel corso del convegno è intervenuta anche l’assessora del Comune di Bari, Paola Romano che da parte sua ha rimarcato: “Sappiamo che c’è una grande disomogeneità a livello nazionale che potrebbe accentuarsi probabilmente con l’autonomia differenziata”.
Romano ha puntato poi l’attenzione sullo sbilanciamento del settore 0-6, ovvero la scarsa presenza di asili nidi su alcuni territori e l’ambiguità e la rarità che il gestore di asilo nido sia anche gestore scuola infanzia.
Partendo dalla esperienza di Bari, l’assessora ha sottolineato la difficoltà di raggiungere l’obiettivo minimo definito da UE (pari al 33%). In questi 9 anni abbiamo lavorato per raggiungere quell’obiettivo: abbiamo aperto 4 nuovi asili nido, ampliato l’orario di apertura sino alle 18 e e grazie ad un intervento regionale sostenuto la domanda di asili nido privati raggiungendo la copertura del 18% dei posti. Ora grazie ai fondi pnrr inaugureremo altre 11 nuove strutture, di cui 4 poli per l’infanzia raggiungendo così l’obiettivo del 33 per cento di posti ogni 100 bambini.
“Abbiamo fortemente voluto mantenere il servizio sotto una gestione pubblica – ha spiegato Romano – seppur nella consapevolezza delle difficoltà normative: ad esempio quando non viene approvato il bilancio consolidato gli enti locali non possono far assunzioni e risulta complicato sostituire educatori in malattia.
“Si è avviata – ha aggiunto – la formazione 0-6 e, in collaborazione con Save the Children, L realizzazione di sperimentali poli per infanzia e famiglie in zone “difficili” della città caratterizzate da grandi sacche di povertà” dove accanto a servizi per i piccoli, forniamo tanti servizi per le famiglie con una presa in carico integrata.
“Una scommessa vinta – secondo un primo monitoraggio – perché risponde anche ai bisogni inespressi delle famiglie e, seppur nella consapevolezza delle grandi ambiguità normative presenti, pensiamo sia una strada da perseguire con determinazione per il bene pubblico”. Per il futuro, “auspichiamo – ha concluso – anche grazie ai fondi Pnrr, un percorso unico che riesca a arginare il gap di personale che abbiamo nel settore comunale, con l’obiettivo di dare vita ad un servizio universale, gratuito, dove sia possibile un percorso unico 0-6”.