- Febbraio 4, 2016
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Piccoli Comuni – QEL Sole24Ore, gestione associata: riordino della governance locale, la quarta fase
di Daniele Formiconi (*) Nell'ottica di creare maggiore efficienza del sistema locale, p...di Daniele Formiconi (*)
Nell’ottica di creare maggiore efficienza del sistema locale, per accrescerne l’efficacia, per ridurne i costi e, in molte realtà di minore dimensione demografica, per poter erogare ma anche per continuare a garantire l’erogazione stessa di servizi al cittadino, ormai da oltre un ventennio (con la legge 142/1990), il legislatore ha individuato, seppure con alterne vicende, la strada della cooperazione intercomunale attraverso la gestione associata di servizi e funzioni comunali.
In particolare, questa cooperazione è stata immaginata, ma anche in gran parte realizzata, attraverso il modello dell’Unione di Comuni o della convenzione, con una specifica attenzione ai piccoli Comuni con popolazione fino a 5000 abitanti, ovvero il 70,3% del totale dei Comuni italiani e il 54% del territorio nazionale.
L’evoluzione normativa
Per quanto siano importanti i dati a oggi disponibili sull’evoluzione dei processi associativi, rispetto ad esempio a quelli relativi agli inizi del decennio precedente – uno per tutti dalle 16 Unioni del 1999 siamo passati alle oltre 450 attuali (monitorate) per 2300 Comuni uniti e più di 10 milioni di abitanti – appare evidente quanto molto sia ancora in fieri. Da tener presente, inoltre, la crescita delle fusioni tra Comuni, non in quanto ulteriore modalità di gestione associata (nell’unione restano le identità dei singoli Comuni, nella fusione si costituisce un unico nuovo Comune) ma come aspetto comunque correlato all’evoluzione del sistema locale.
Verso la quarta fase
Questa, in sintesi, l’evoluzione della normativa succedutasi sino a oggi e che è possibile suddividere temporalmente in tre fasi, preannunciandosene una quarta di maggiore organicità:
a) 1990/1999 (dalla legge 142/1990 alla legge 265/1999). Introduzione del "modello" Unione di Comuni finalizzato alla fusione obbligatoria dopo 10 anni dalla sua costituzione oppure, in caso non si fosse realizzata tale condizione, al suo scioglimento. Unioni costituite nel decennio:16; Fusioni: 5;
b) 2000/2010 (dal Tuel – Dlgs 267/2000 alla legge 122/2010 di conversione del Dl 78/2010). Forte rilancio e crescita dei processi di associazionismo intercomunale volontari e incentivati, con affermazione particolare del modello Unione di Comuni con «effetto volano» nel porre il tema della cooperazione locale. Unioni costituite nel decennio: 316; Fusioni 8;
c) 2010/2014 (dalle legge 122/2010 alla legge 135/2012 fino alla legge 56/2014). Introduzione dell’associazionismo obbligatorio per l’esercizio di 10 funzioni fondamentali nei Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti o fino a 3.000 abitanti se montani, da realizzarsi attraverso la convenzione o l’unione, ex articoli 30 e 32 del Tuel;
d) la quarta fase: quella attuale, nell’impianto proposto dall’Anci, è una fase complessa, per quanto innovativa, improntata innanzitutto al riordino e al rafforzamento della governance locale con i Comuni come attori principali di tale processo. Il tema centrale è questo – una nuova governance per il sistema locale – prima ancora di concentrare il dibattito sulla scelta tra Convenzioni, Unioni e Fusioni, tutti "strumenti" potenzialmente validi se espressione della volontà del territorio.
La necessità di inquadrare il tema della revisione delle norme, rimuovendone alcune oggettive criticità evidenziate dall’Anci partendo dal Manifesto di Cagliari, in materia di gestione associata, nell’ambito della riforma costituzionale in itinere nonché tenendo conto dovutamente del complessivo riassetto delle Province, costituiscono premesse inderogabili verso il raggiungimento di tale ambizioso obiettivo.
(*) Responsabile Area Affari istituzionali, Personale e Relazioni Sindacali Piccoli Comuni, Unioni, Associazionismo, Fidelizzazione Comuni associati Anci