- Settembre 27, 2018
Piccoli Comuni
M. Castelli: “Torniamo all’Europa motore di democrazia partendo dalle comunità territoriali”
“Recuperiamo l’idea dell’Europa, non più percepita come banche e finanze, ma come motore della democrazia, partendo dai territori periferici e dagli amministratori locali dei piccoli Comuni che si confrontano ogni giorno coi problemi dei cittadini”. E’ la proposta lanciata da Massimo Castelli
“Recuperiamo l’idea dell’Europa, non più percepita come banche e finanze, ma come motore della democrazia, partendo dai territori periferici e dagli amministratori locali dei piccoli Comuni che si confrontano ogni giorno coi problemi dei cittadini”. E’ la proposta lanciata da Massimo Castelli, coordinatore Anci dei Piccoli Comuni e sindaco di Cerignale, intervenendo al Meeting della Confederazione dei piccoli comuni e delle municipalità dell’Unione europea oggi nella sede nazionale di Anci.
Secondo Castelli per ritornare alla centralità dell’idea europea, così come l’hanno concepita i suoi padri fondatori, “bisogna comunque chiedere politiche mirate che incidano in modo concreto sulle realtà dei piccoli Comuni. Se consideriamo il dato della Brexit vediamo che la maggior parte dei fautori dell’uscita dall’Europa vive proprio nelle campagne, mentre nelle aree urbane si è concentrato il voto per restare. Questo probabilmente perché – ha spiegato il coordinatore Anci – i piccoli produttori agricoli percepiscono l’Europa come un freno e non come un aiuto allo sviluppo dei territori”.
Ma questa grande battaglia dal basso per tornare all’idea originaria dell’Europa “non la possono vincere comunque i piccoli Comuni da soli. Serve – sottolinea Castelli – una grande alleanza con le città metropolitane. I territori periferici alle spalle dei grandi centri urbani vanno integrati anche attraverso progetti mirati di green economy”.
Solo in questo modo il sogno di democrazia ed eguaglianza dei padri fondatori europei potrà riprendere vita. “Mi piacerebbe che così si possa recuperare anche la fiducia nelle istituzioni europee. E che magari, quando si tornerà a votare, la percentuale di europei alle urne arrivi a sfiorare il 50% dopo essere arrivata nelle ultima tornata al 42%, mentre – conclude Castelli – alle prime consultazioni del 1979 aveva votato il 62%”.