• Giugno 8, 2016
di anci_admin

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Piccoli comuni – Castelli al Corriere Sociale: “Servono politiche nazionali adeguate per ridare slancio ai territori”

“Abbiamo un patrimonio abitativo sottoutilizzato che rischia di scomparire, di essere abbandon...

“Abbiamo un patrimonio abitativo sottoutilizzato che rischia di scomparire, di essere abbandonato, di non servire a niente perché mancano politiche nazionali adeguate per riempire questi vuoti e ridare nuovo slancio ai nostri territori”. Parole di Massimo Castelli, coordinatore nazionale dei Piccoli Comuni Anci e sindaco di Cerignale che in un articolo pubblicato quest’oggi sull’edizione online del Corriere Sociale commenta i dati dello studio “Piccolo (e fuori dal) comune”, realizzato da Sandro Polci con Roberto Gambassi, presentato qualche giorno fa in occasione del convegno “La modernità dei piccoli comuni”, organizzato da Legambiente e dall’Anci per fare il punto sulle realtà minori, lanciare proposte per il loro popolamento e una efficace rivitalizzazione, illustrare le buone pratiche messe in atto da molti di questi centri.
Secondo lo studio i centri abitati con meno di 5 mila abitanti pari al 69,9% del totale dei comuni italiani si stanno via via svuotando – dal 1991 al 2015, ben 675mila abitanti se ne sono andati –. Una vera e propria emorragia di abitanti, in particolare di giovani, a fronte di un aumento di popolazione anziana. L’aspetto più critico segnalato risale però alla presenza di numerose case vuote ed alla capacità ricettiva. Nello studio si segnala, infatti, come negli ultimi 25 anni l’ospitalità turistica è cresciuta di appena 21%, passando da 1,12 milioni di posti letto a 1,36. In particolare i piccoli comuni si dimostrano circa 4 volte turisticamente meno produttivi, considerando offerta di posti letto e tasso di utilizzazione.
Un quadro poco confortante che necessita di strategia di ripresa a medio lungo termine e “politiche nazionali adeguate per ridare nuovo slancio ai nostri territori”, afferma Castelli, rimarcando che se “si continuano a tagliare scuole, ospedali, servizi, trasporto, uffici postali e tanto altro, la gente è costretta ad andarsene con il rischio di vedere esplodere le periferie delle grandi città”.
Ciò detto, secondo il coordinatore Anci Piccoli Comuni bisogna “pensare ad un modo diverso di fare economia, più adattato alle esigenze dei territori” perché “le opportunità per valorizzare i nostri luoghi sono tante e vanno dall’utilizzo delle innovazioni tecnologie, alla green economy, alla tutela dei territori dal punto di vista idrogeologico, alle potenzialità agricole e rurali, al turismo, all’esigenza di ragionare diversamente sui fondi perequativi per portare ulteriori risorse alle nostre terre”.
“Dobbiamo pensare ad un futuro 2.0 per i piccoli comuni – conclude Castelli – perché il futuro è sui monti, nelle aree rurali, dove la qualità della vita è migliore, a passo d’uomo, dove l’ambiente è ancora incontaminato ed è più facile l’inserimento sociale”. (com/fdm)