• Agosto 29, 2017
di anci_admin

Notizie

Piccoli Comuni – Anci Campania, a Savignano Irpino un incontro per ribadire l’importanza dell’Agenda Controesodo

 In vista della XXXIV assemblea annuale dell’Anci, sabato 12 agosto scorso, a Savignano I...

 In vista della XXXIV assemblea annuale dell’Anci, sabato 12 agosto scorso, a Savignano Irpino (AV), c’è stato un importante incontro di lavoro da parte dei coordinatori regionali dei piccoli comuni in rappresentanza della Campania, Umbria, Marche e Lazio. 
A fare gli onori di casa, il coordinatore dei piccoli comuni Anci Campania Oreste Ciasullo. Presenti nel piccolo comune della Valle del Cervaro, Federico Gori coordinatore piccoli comuni dell’Umbria nonché sindaco di Montecchio, Roberto De Angelis coordinatore piccoli comuni delle Marche e sindaco di Cossignano e Francesco Chiucchiurlotto coordinatore piccoli comuni del Lazio e vice presidente Anci Lazio. Assente Omar Hassan, coordinatore dei piccoli comuni Sardegna e sindaco di Modolo, per sopravvenuti impedimenti dell’ultimo minuto.
Nell’incontro sono state condivise le diverse criticità ordinamentali che i piccoli comuni sotto i cinque mila abitanti stanno vivendo da troppo tempo (purtroppo) e a cui si chiede un urgente e tempestivo intervento risolutivo da parte del Legislatore.
Si è discusso della sottovalutazione dell’introduzione delle regole del turn over anche ai piccoli comuni già in sotto organico e dell’appesantimento burocratico dell’attività amministrativa che si sta subendo dentro un quadro di risorse sempre più limitate, con gravi ripercussioni sulla già compromessa autonomia comunale e sui servizi che i Comuni sono preposti ad erogare.
Occorre garantire nuovi strumenti giuridici e risorse umane e finanziarie appropriate per amministrare e garantire i servizi di prossimità e che incidono sulla vita quotidiana di ciascuno altrimenti gli sforzi profusi attraverso tanto volontariato civile da parte di molti amministratori locali saranno vanificati.  
Si è dibattuto sul fatto che ad oggi non è stata rivista la complessa vicenda del depauperamento del ruolo delle provincie, a seguito della riforma, a fronte delle scarse risorse finanziare loro assegnate e che ad oggi non assicurano neppure l’esercizio delle loro funzioni fondamentali a partire dalla manutenzione delle strade e scuole e ci si è interrogati sull’inspiegabile ritardo del riordino della legge sull’associazionismo dei comuni, da tempo richiesto dall’ANCI anche attraverso soluzioni condivise e sottoposte all’attenzione del Governo, come ad esempio il Manifesto di Cagliari del 2015. Un associazionismo che non deve soffocare i comuni ma garantire loro la possibilità di poter lavorare insieme.
Si è parlato soprattutto della cosiddetta AGENDA CONTROESODO, la madre delle questioni, un programma da studiare e scrivere insieme per riportare le popolazioni nei territori e in quei Comuni che sono a rischio desertificazione e marginalità, anche a bassa natalità e forte mobilità delle nuove generazioni. Purtroppo gran parte delle zone collinari e montane, comunque interne, scontano un deficit di accessibilità, per mancanza di servizi o comunque prossimi alla chiusura come le scuole, gli uffici postali, i presidi sanitari, le banche, o per infrastrutture inadeguate. Questo deficit di accessibilità comporta lo svuotamento di quanto rimane di questi comuni. Non si può far dismettere la storia, la cultura, le mille e più identità dei comuni rappresentati. Sino ad oggi il Legislatore non ha tenuto in debita considerazione il fenomeno dello spopolamento con i suoi risvolti negativi.
Occorre dunque invertire la rotta. Necessita adottare urgenti politiche di sistema in grado di promuovere e di rilanciare organicamente il lavoro, lo sviluppo economico, sociale, ambientale e culturale di cui ha fortemente bisogno la gran parte della Penisola. Occorre definire politiche nazionali e regionali in favore dei territori e dei cittadini residenti in queste aree sia riguardo ai servizi sia allo sviluppo ed al mantenimento delle attività produttive che testimoniano le irrinunciabili identità e tipicità italiane, con evidenti quanto benefici effetti per l’occupazione.
Si dovrà insistere sulla Strategia Nazionale per le Aree Interne cercando di migliorare l’efficienza e l’efficacia delle azioni sinora previste, spingendo su infrastrutture adeguate allo scopo e servizi in rete che sviluppano potenziali di attrazione che vanno dal turismo all’agricoltura, dall’artigianato al commercio, dalla tutela del patrimonio materiale e immateriale delle singole specificità territoriali alla valorizzazione del patrimonio ambientale e paesaggistico.
Se si vuole seriamente contrastare la caduta demografica e rilanciare lo sviluppo occorre sostenere il riconoscimento normativo di tali Aree Interne al pari delle Aree Montane al fine di favorire il riequilibrio dell’offerta dei servizi di base come ad esempio quello della scuola, partendo da chiare disposizioni legislative che ne garantiscono la loro tutela e il potenziamento innovativo della didattica.
Sono questioni dunque non superabili con misure di mero riordino amministrativo. Si tratta di una grande questione nazionale di cui occorre prendere maggiore coscienza per attivare conseguenti politiche a tutti i livelli di governo.
Tutti aspetti che dovranno essere codificati e sostanziati dentro l’ANCI prima della prossima assemblea annuale programmata a Vicenza il prossimo 11/13 ottobre 2017 e su cui si auspica che autorevoli rappresentanti del Governo e del Parlamento possano partecipare per condividere le risoluzioni tanto necessarie quanto auspicate per il bene delle comunità locali e del nostro Paese. (com)