• Giugno 17, 2015
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Nicotra al Sole24Ore: “Per gestire il fenomeno serve un’alleanza fra tutti i livelli istituzionali”

di Veronica Nicotra*   Basta con la rassegnazione che si coglie dalle parole di chi descrive ...
Nicotra al Sole24Ore: “Per gestire il fenomeno serve un’alleanza fra tutti i livelli istituzionali”

di Veronica Nicotra*
 
Basta con la rassegnazione che si coglie dalle parole di chi descrive lo stato di emergenza. Abbiamo di fronte uno dei fenomeni globali che caratterizzano il presente della nostra civiltà, studiato, indagato, analizzato. Certo eventi, guerre, carestie, povertà e sottosviluppo, fragilità delle organizzazioni internazionali acuiscono i processi migratori in taluni frangenti, ma il fenomeno è una nota costante del nostro tempo e va governato con ragionevolezza. Oggi l’Europa tutta è chiamata a trovare il consenso al suo interno su soluzioni e darne attuazione.
Il fronte europeo?Vogliamo un’Europa capace di affermare a pieno l’anima solidaristica, quella che batteva dentro il cuore dei padri fondatori, capace di imporre una visione che vuole la prosperità dei cittadini europei senza egoismi e con la consapevolezza che questa si realizza andando oltre i propri confini con le proprie eccellenze, ma consentendo anche ad altre energie di attraversare i nostri confini. Giustamente in molti incalzano e incoraggiano il Governo italiano a promuovere un piano Ue i cui elementi qualificanti sono essenziali per far si che il peso sia equamente distribuito. La nostra è una richiesta sacrosanta, perché gli italiani stanno facendo la propria parte ed è giusto e necessario che problemi globali che interessano aree di altri continenti trovino risposte con il contributo di tutti i Paesi. Non è ammissibile però che alcuni di questi stessi italiani osteggino in Italia ciò che chiedono sia concordato in Europa. Tutte le istituzioni del Paese, Comuni, Regioni, Governo, Parlamento si uniscano su una piattaforma di proposte/ richieste, ponendo fine a una campagna elettorale che, se oggi può consentire a qualcuno di lucrare qualche voto, risulta miope per chi si candida legittimamente a guidare il Paese. Bisogna accelerare subito, dando attuazione a quanto abbiamo messo nero su bianco un anno fa. Ciò può significare alleggerire la pressione costante sui territori italiani di frontiera, controllare al meglio gli arrivi, distribuire sul territorio secondo regole e guardando all’integrazione, ad un, integrazione sostenibile in un quadro europeo.
Gli interventi sulle procedure?Vanno attivati e resi operativi gli hub regionali, quali centri di brevissima permanenza per persone gia foto segnalate con un primo screening sanitario e che abbiamo espresso la volontà di chiedere protezione, va ampliato e rafforzato lo Sprar, riconosciuto quale modello di eccellenza di integrazione e protezione dei richiedenti asilo. Servono risorse ed è necessario che anche su questo il Governo italiano faccia la sua parte a livello Ue. Il modello può e deve funzionare se contestualmente si introducono altre misure assolutamente alla nostra portata, che possono ridurre i tempi di permanenza nelle strutture in attesa del riconoscimento o relativo diniego e quindi connessi costi, risorse che possono essere indirizzate così per obiettivi più utili: riduzione dei tempi per la formalizzazione della domanda di protezione- rilascio del C3; aumento del numero delle commissioni territoriali di riconoscimento anche mirato laddove vi è maggiore sovraccarico (nel 2014 a fronte di 65 mila domande di protezione ne sono state esaminate circa 36.500 molte delle quali riguardanti annualità precedenti). A gennaio 2015 le istanze in attesa risultavano 45 mila, quindi riusciamo a rilento a smaltire l’arretrato con un cumulo aggiuntivo. Abbiamo situazioni di grande sovraccarico a Roma, Crotone, Bari, Gorizia); sezioni speciali per definire i ricorsi contro i dinieghi Oliare o eliminare queste strozzature gravi nel sistema, accompagnato agli hub regionali e l’ampliamento dello Sprar può determinare l’avvio di un sistema ordinato che pone fine al sistema della distribuzione in alberghi o strutture improvvisate, in quanto consentirebbe di assicurare un turn over più rapido facendo uscire dal sistema chi ha ottenuto la protezione anche grazie ai processi di integrazione che lo Sprar attiva.
I compiti delle Regioni?A tal proposito è necessario intercettare le risorse in capo alle Regioni in materia di integrazione e di formazione. E siamo al ruolo delle Regioni: il quadro del riparto delle presenze è oggettivo, c’è un evidente squilibrio che con gradualità andrebbe colmato e che anche l’ultima ripartizione non colma. Minacciare tagli o promettere premi ai Comuni non può rientrare nelle prerogative che relazioni politiche e istituzionali improntate alla leale e reciproca collaborazione consentono. Abbiamo detto prima accoglienza, hub regionali e Sprar; in questi livelli si articola il contributo istituzionale che ogni livello di governo deve dare, mai dimenticando che le politiche per l’immigrazione sono rimesse alla competenza esclusiva dello Stato. Ogni territorio va semmai aiutato e incentivato laddove compie sforzi di solidarietà maggiori. La strada è tracciata va percorsa con la necessaria determinazione, mai rassegnandosi: è così che ci si può presentare con tutte le carte in regola nel momento in cui l’Europa riuscirà, ed è il nostro massimo auspicio, a fare un passo avanti; così come devono farlo le organizzazioni internazionali, rendendo più efficaci i processi di rimpatri se giusti e intervenendo con azioni per prevenire e consentendo a questi popoli di costruire il proprio futuro in Patria.
 
*Segretario generale Anci