• Giugno 11, 2025
di Redazione Anci

Legalità

Manfredi: “Mafia ancora radicata nei territori, ruolo dei sindaci fondamentale per estirparla”

Alla presentazione del libro Vivi di Libera in Anci, sono intervenuti: Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, la presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo e la magistrata della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, Franca Imbergamo
Manfredi: “Mafia ancora radicata nei territori, ruolo dei sindaci fondamentale per estirparla”

“Le mafie sono ancora una realtà radicata nei nostri territori, che condiziona la vita di persone e comunità. Memoria significa ricordare, ma anche fare. La lotta alle mafie richiede impegno, è un percorso complesso e costante, che necessita di una visione ampia, di collaborazione e consapevolezza di tutti i cittadini. Per questo, è fondamentale conoscere, capire, informarsi. Non è solo una questione di repressione, ma anche di prevenzione, di educazione alla legalità, di promozione della cultura e del rispetto dei valori democratici”. Così il presidente dell’Anci e sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, durante la presentazione del libro ‘Vivi’, edito da ‘Libera’, che racconta la storia di trenta edizioni della Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si svolge ogni anno il 21 marzo.
Alla presentazione del libro, moderato dal giornalista Toni Mira, sono intervenuti Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, la presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo e la magistrata della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, Franca Imbergamo.
“Fondamentali in questa battaglia – ha detto Manfredi – siamo noi sindaci, istituzioni tra le più vicine ai cittadini e al territorio. Siamo noi a dover affrontare in prima linea le infiltrazioni mafiose nei Comuni” sottolineando quanto scomodo sia il ruolo del sindaco “spesso lasciato solo”: “indipendentemente dai comportamenti che assume un sindaco, c’è il grande tema del condizionamento della macchina amministrativa sulle sue azioni, che ho portato all’attenzione della Commissione antimafia, perché mentre è chiaro il tema della responsabilità politica, più nebuloso è quello della responsabilità amministrativa rispetto agli effetti della stessa”.
Da parte sua Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ha ribadito il significato dell’essere “Vivi”. “Dobbiamo essere anche noi più ‘Vivi’, stiamo andando verso la normalizzazione del problema in questo paese. Abbiamo fame di verità e giustizia. Una parola, ‘fame’, che risuona ancora più potente quando sentiamo che ben l’80 percento dei familiari non conosce la verità”.
“Ancora oggi – ha aggiunto – non abbiamo un elenco delle vittime innocenti delle mafie. Come Libera facciamo un lavoro costante con prefetti e questori ma è necessario che ci sia uno Stato che riconosca le ferite di tanti familiari. Ringrazio Anci e i Comuni che vogliono esserci per la memoria di oltre mille persone”.
“La memoria – ha concluso Don Ciotti – è un fatto collettivo che deve coinvolgere tutti noi. La memoria non può essere solo celebrazione perché la giustizia e la verità non sono accessori della vita ma loro condizione fondamentale”.
Anche la magistrata Imbergamo ha sottolineato l’importanza della memoria e del racconto: “Grazie all’esperienza di Libera è stato possibile coniugare il racconto giudiziario con la realtà. Molti dei fenomeni di cui ci occupiamo non è passato, nessun resoconto giudiziario ha senso fin quando non si riuscirà a capire chi sono i mandanti. La memoria pretende racconto”.
La presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo ha parlato invece dell’impegno del Parlamento affinché si riconoscano i diritti dei vivi: “Il paradosso è quello dei vivi che a differenza di altri devono cancellare una memoria, devono togliere dei nomi e devono poter ricominciare. Quei vivi sono le donne e i bambini che in questi anni con il protocollo ‘Liberi di scegliere’, Libera ha liberato dal giogo mafioso, ma sono anche e soprattutto le storie di chi ha incontrato qualcuno che gli ha permesso di dire che stragisti non si nasce, che camorristi non si deve essere per forza”. Per questo Colosimo ha ribadito come tali limiti “possono essere superati soltanto con una legge che finalmente permetterà a queste donne e bambini di avere una nuova identità per poter ricominciare con il sorriso e con la voglia di essere persone libere”.