- Novembre 23, 2015
Notizie
Lotta alla tratta – Biffoni in audizione: “Raccordo con sistema protezione asilo per reagire subito a possibili abusi”
“E’ necessario raccordare il sistema della protezione internazionale per i richiedenti a...“E’ necessario raccordare il sistema della protezione internazionale per i richiedenti asilo e quello delle vittime della tratta in modo che ci sia un percorso lineare: chi è nel percorso dell’Asilo, centro Sprar o altre strutture di accoglienza, faccia la sua domanda di asilo. Ma nel momento in cui si accende una lampadina su una ipotesi di sfruttamento e di tratta ci sia la possibilità di reagire in modo immediato. Tutto questo serve ai nostri sindaci ed amministratori perché tali situazioni complicate, se irrisolte, si riverberano principalmente sui territori”. Lo ha sottolineato il sindaco di Prato e delegato Anci all’Immigrazione, Matteo Biffoni, durante l’audizione che Anci ha svolto davanti la Commissione parlamentare Antimafia, sul tema della lotta alla tratta e alle possibili infiltrazioni criminali all’interno dei flussi migratori.
Secondo il delegato Anci, “il pericolo che corriamo è che qualcuno possa usare il canale della protezione internazionale per attuare crimini legati allo sfruttamento ed alla tratta delle persone”. Una circostanza, più che probabile, visto che “ogni giorno sempre di più – ricorda Biffoni – gli elementi di persecuzione e di violenza che spingono alla fuga si mescolano con quelli economici e di vulnerabilità sociale, fino a una totale confusione di confini tra le assodate definizioni di ‘migrazioni forzate’ e ‘migrazioni volontarie’”.
Il sindaco di Prato ha ricordato come in Italia è mancato per molto tempo il collegamento tra i sistemi di protezione ed antitratta, pur essendoci dispositivi giuridici mirati. Come “l’art. 18 del Testo Unico sull’Immigrazione che prevede il rilascio del permesso di soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti dell’organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza, a prescindere da una formale denuncia degli sfruttatori e dalla testimonianza in un processo”.
Tale situazione si è modificata, innanzitutto con la promulgazione del D.lgs.24 del 4 marzo 2014 che prevede misure di coordinamento (ed eventuale rinvio) tra amministrazioni che si occupano di tratta e di asilo, l’obbligo di fornire agli stranieri informazioni sulla protezione internazionale e la trasmissione degli atti al questore da parte delle Commissioni territoriali se durante l’esame emergono fondati indizi di tratta. Ma anche con il D.lgs. 18 agosto 2015 n. 142 che dispone che ai richiedenti protezione internazionale identificati come vittime della tratta di esseri umani si applica il programma unico di emersione, assistenza e integrazione sociale previsto dal Testo Unico sull’Immigrazione.
“Tuttavia – fa notare l’Anci attraverso il suo delegato – è necessario avviare procedure per dare attuazione a tale disposizione, partendo dal nodo problematico dell’identificazione, resa difficoltosa, in un contesto di flussi migratori misti da due fattori”. Da un lato la mancanza di protocolli condivisi sull’identificazione di vittime di tratta che abbiamo richiesto la protezione internazionale o ne siano titolari; e, dall’altro lato, dalla vergogna e paura di ritorsioni con le quali le vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale si confronto quotidianamente.
In questo senso, Biffoni ripone buone speranze nella prossima pubblicazione del “Piano Nazionale d’Azione contro la tratta e il grave sfruttamento, primo strumento formalmente riconosciuto per definire strategie pluriennali di intervento per la prevenzione e il contrasto al fenomeno”.
Intanto, bisogna far tesoro delle esperienze positive realizzate dai territori, che “grazie al continuo confronto tra operatori del Sistema anti-tratta e i servizi di accoglienza per richiedenti protezione internazionale (incluse le commissioni territoriali) hanno prodotto – ricorda il sindaco di Prato – significative buone prassi rispetto all’emersione e alla protezione delle vittime di tratta che hanno richiesto asilo”. Partendo dal protocollo firmato a Torino tra la Commissione territoriale per il riconoscimento della Protezione Internazionale ed il Comune, che prevede l’intervento dell’ente di tutela delle vittime di tratta ogniqualvolta i membri della Commissione ritengano che il richiedente possa essere stato una vittima della tratta. Un esempio – conclude Biffoni – che vorremmo estendere il più possibile a tutte le realtà territoriali”.
Tra le altre attività dell’Anci in questo settore, va anche ricordato il ‘Progetto No Tratta’ che l’associazione attraverso la sua Fondazione Cittalia e Servizio Centrale dello SPRAR, insieme a partner importanti come On the Road e Gruppo Abele, ha attivato grazie a fondi europei proprio per favorire i canai di connessione tra gli operatori della tratta e quelli dello SPRAR. Tutto questo ha prodotto, tra l’altro, occasioni di formazione congiunta e un manuale operativo che intende guidare l’intervento sociale proprio al confine tra i due sistemi di tutela. (gp)