- Gennaio 23, 2017
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Libri – “Probità e moderazione”, ricordo di Leonardo Benevolo
All’inizio dell’anno sono scomparse alcune grandi figure di studiosi. Abbia già r...All’inizio dell’anno sono scomparse alcune grandi figure di studiosi. Abbia già ricordato Zygmunt Bauman, poi Tullio De Mauro, poi il decano degli americanisti Claudio Gorlier, e ancora Leonardo Benevolo, 93enne, uno degli autori italiani più noti nel mondo per quanto riguarda l’architettura. Cattolico sociale, vicino alla Lega democratica, un gruppo di intellettuali che negli anni 70 volle rinnovare il concetto di impegno dei cattolici (tra gli altri Scoppola, Ardigò, Andreatta, Giuntella, Pedrazzi), divenne consulente urbanistico di innumerevoli giunte, redigendo piani regolatori (da Brescia ad Ascoli Piceno e alla Palermo di Leoluca Orlando).
Ha insegnato storia dell’architettura per vari decenni poi dimettendosi per protesta contro lo stato dell’università italiana. Intellettuale inappartenente, anticonformista, provocatore (voleva radere al suolo il Vittoriano a piazza Venezia), certo prestigioso e autorevole ma lievemente in disparte rispetto al mainstream dei Gregotti, Tafuri e Aldo Rossi. Resta un classico la sua Storia dell’architettura moderna (1960). Ma proviamo a sfogliare la più recente Architettura nel nuovo millennio (2006). Al di là di alcuni ritratti smaglianti di architetti eredi della tradizione del moderno (lo stesso Gregotti, De Carlo), un capitolo straordinario è quello sugli “innovatori”, su quanti riscoprono la tradizione europea più antica ma esplorando la nuova tecnologia: Foster, Piano, Nouvel, e fino a Gehry, Libeskind, Zaha Hadid e Calatrava. Dove accanto ai doveri dell’informazione, sempre equilibrata, e alla limpidezza della forma, ritroviamo sempre un piglio “militante” e la passione della battaglia delle idee.
Così a un certo punto segnala il “distrurbo” recato da una parte dei critici che si occupano delle mostre di architettura, assumendo l’architettura al pari delle arti visuali: ad es. Germano Celant che addirittura auspica una architettura che si luiberi degli aspetti funzionali!, diventando un puro oggetto plastico, da contemplare in mostra. Mentre archietti recenti non hanno smarrito, secondo Benevolo, il concetto di funzione, senza separarlo dall’estetica e ripensandolo dentro la tecnologia digitale, come ha fatto l’olandese Rem Koolhaaas. Ed è singolare che, contro gli eccessi spettacolari di molta architettura odierna, Benevolo si trovi a elogiare il ponte di Rhichard Meyer ad Alessandria, “esempio di probità e moderazione”. (flp)