- Marzo 13, 2017
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Libri – In ‘Attacco all’arte. La bellezza negata’, la difesa dell’articolo 9 della Costituzione
L’articolo 9 della Costituzione considera il patrimonio storico-artistico come uno straordinar...L’articolo 9 della Costituzione considera il patrimonio storico-artistico come uno straordinario strumento di inclusione e crescita culturale, e perciò da tutelare con ogni mezzo. Eppure questo stesso articolo, che il presidente Ciampi considerava il più originale e moderno della Carta Costituzionale, sembra essere messo in discussione in alcune politiche governative degli ultimi anni e a causa dell’aggressivo revival neoliberista. Questa la tesi di Simona Maggiorelli in Attacco all’arte. La bellezza negata (L’Asino d’oro, pp.159, euro 18), un libro documentato e tendenzioso – ispirato dalle parole di Settis, Zagrebelsky, Montanari, Giovanni Urbani, e prima di loro di Cederna – sul saccheggio del nostro patrimonio.
Si è cominciato prima a svalutare il ruolo dei soprintendenti, assunti in blocco come dei talebani della conservazione. E poi secondo l’autrice si tende a guardare al patrimonio solo dal punto di vista commerciale, quando la cultura certo non serve per mangiare (come fu infelicemente precisato da un nostro ministro) però serve a fare società, a creare relazioni, a dare un senso all’esistenza. Nel 2003 si approva il decreto che introduce la dismissione urgente degli immobili pubblici, e che poteva far finire all’asta edifici come palazzo Corrier a Venezia o l’ex manifattura tabacchi a Firenze. In seguito il decreto è stato corretto da un altro decreto, che giudica comunque inalienabile la parte più preziosa del patrimonio.
Il punto non è tanto impedire un uso della cultura come volano dell’economia e strumento di riqualificazione urbana ( e insomma uno sviluppo virtuoso di quella nuova disciplina che è proprio “l’economia della cultura”), quanto combattere l’eccesso di cartolarizzazioni, svendite, marketing di monumenti pubblici e musei ridotti a location per qualsiasi evento, ecc. Nel mirino del libro rientra anche il celebre decreto “Sblocca Italia”, convertito in legge alla fine dell’estate del 2015. Davvero un “Rottama Italia”, come è stato polemicamente chiamato da vari intellettuali e studiosi, o invece uno strumento di modernizzazione, per eludere cioè i burocratismi e per coniugare efficienza economica e qualità culturale? Il libro fa venire voglia di discutere. (flp)