- Gennaio 9, 2017
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Libri – Dall’Arberia al Garda: la patria è dove uno si trova bene (e dove mangia bene)
E’ vero, “c’è un incontro quotidiano che scandisce e rende più...E’ vero, “c’è un incontro quotidiano che scandisce e rende più bella la nostra vita”, quello con il cibo. Così scrive Carmine Abate, uno dei nostri migliori scrittori, che ora pubblica un libro atipico, con tutti i piatti preparati dalla sua famiglia un po’ prima del natale, e prima che tornasse il padre immigrato in Germania: Il banchetto di nozze e altri sapori, Mondadori, pp.166, euro 15). Tra i suoi romanzi citiamo almeno La moto di Scanderbeg (199) , Tra due mari (2002) e La festa del ritorno (2004) e poi il saggio Vivere per addizione (2012). Dato che Abate è calabrese, e di origine albanese (la cosiddetta Arberia, l’insieme delle cinquanta comunità italo-albanesi presenti nel Sud d’Italia: lui è nato a Scarfizzi nel 1954 ), i dolci hanno nomi esotici e colori sgargianti: tardilet, krustulet, qenullilet, skalluilet, mentre luccicano in ciotole di terracotta miele, farina bianca, polvere di cannella, scorze di arancia, tuorli d’uovo, vino rosso, mosto cotto e olio d’oliva.
All’Epifania la pietanza principe si chiama tumacederku, ovvero “pasta di porco”, sugo al pomodoro con carne e costata di maiale (uccio il giorno prima). L’estate invece il piccolo Carmine accompagna il padre a vendere la frutta con un camion: “i paesi se ne stavano quieti sulle alture ad arrostire nella calura estiva in attesa della brezza serale, San Nicola, Melissa, Strongoli, Rocca di Neto, Casabona, Zinga, Pallagorio, Verzino, Savelli, Cirò”, e se nei vicoli fluttuava l’eterno odore piccante di peperoni fritti da certe piazze si vedeva il mare in lontananza. Poi Abate, dopo un andirivieni tra Italia e Germania si trasferirà in un paesino fra Trento e Rovereto, Besenello, con un giardino pieno di fiori, un luogo che gli ricorda la Calabria e che sembrava stare lì ad aspettare lui e sua moglie, due “terroni”. E qui impara ad apprezzare i canederli al burro fuso, fatti con il pane raffermo e l’olio del suo paese. A dimostrazione che le radici uno le reimpianta dove vuole, e che sapori e odori dell’infanzia li mescolerà ad altri sapori e odori per ritrovare una patria che si sposta continuamente. (com/ef)