- Aprile 28, 2017
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Libri – Avvistamenti, sindaci e cittadini del mondo ma senza patria
Dopo i recenti attacchi terroristici, a Londra e a Parigi, i rispettivi sindaci delle due citt&agrav...Dopo i recenti attacchi terroristici, a Londra e a Parigi, i rispettivi sindaci delle due città hanno voluto difendere il multiculturalismo. E’ certamente singolare che entrambi sono naturalizzati francesi e hanno doppia cittadinanza. L’ex avvocato Sadiq Khan, laburista, sindaco pakistano e musulmano di Londra (figlio di un autista di autobus e di una sarta), dopo l’attentato di marzo a Westminster, ha dichiarato che il terrorismo oggi fa parte del pacchetto del vivere di una grande metropoli: va messo nel conto (perciò è stato scompostmente attaccato da Donald Trump jr). Aggiungendo ovviamente che “London will not be cowed” (“Londra non si farà intimidire”). Anne (Ana) Hidalgo, socialista, sindaca di Parigi, è spagnola, fuggita con la famiglia in Francia ai tempi del franchismo, e poi sposata con un francese. Anche lei dopo l’attentato a Champs Elysées ha difeso il carattere multiculturale e multirazziale della sua città, confermando la creazione di un grande campo-profughi. Tutto molto giusto e molto nobile. Però un connazionale della Hidalgo, e cioè l’intellettuale dissidente, provocatorio, “scorretto” Eric Zemmour, autore di un manifesto reazionario-populista come Il suicidio francese (Enrico Damiani Editore), cui ha fatto seguito Un quinquennio per nulla (lo stesso editore) ha voluto replicare con una osservazione pungente. “D’accordo questi sindaci hanno difeso il multiculturalismo e la società aperta, però hanno parlato, rispettivamente, da londinese e da parigina, non da inglese e e da francese. . .”. Quello che vuol dire Zemmour, pur con il suo stile graffiante da polemista, è che questi sindaci sono espressione di una nuova élite cosmopolita e manageriale del tutto sradicata: legata alla forma-metropoli ma estranea alla nazione, ai valori e alla tradizione culturale della nazione. Sono cittadini del mondo e poi cittadini della propria città. Nei loro discorsi – pur nobilissimi – è assente la nazione, la patria, la storia nazionale. E anche perciò sono più esposti – culturalmente – all’immigrazione aggressiva dell’islam. Non condividiamo la nostalgia di Zemmour per Napoleone e la passata grandeur del suo paese, ma pone un problema di tutto rilievo. (flp)