- Aprile 3, 2018
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Libri – Avvistamenti. Raccontare la periferia
Una rappresentazione fedele delle nostre periferie si trova spesso più nei romanzi che nei s...Una rappresentazione fedele delle nostre periferie si trova spesso più nei romanzi che nei saggi degli urbanisti. In Volgograd. Storie di ordinaria periferia (Donzelli, pp. 192, euro 16) di Luigi De Pascalis (apprezzato narratore fantastico) la città chiamata Volgograd non è quella Russia (già Stalingrado), ma la “immensa ciambella di grasso malsano” formatasi sui fianchi di Roma, un “deserto malamente abitato”, la cui esplorazione è indispensabile per capire la città eterna (anche perché la Roma dentro le Mura Aureliane è solo una finzione scenica, abitata da preti, politici e turisti). Volgograd (da “volgo”), è dunque una sterminata periferia urbana, un labirintico non-luogo punteggiato da mercati coperti, giganteschi multisala, sportelli bancari e immensi centri commerciali, con rare librerie e stazioni della metro, pochi veri bar e scarsissimo verde pubblico. Il romanzo è costruito come il diario di un anziano disincantato che registra al computer tutto quello che accade intorno a lui. In questo microcosmo vagamente pasoliniano vite e destini si intrecciano tra loro. De Pascalis è abilissimo a orchestrare una narrazione così frammentaria e corale. Alcuni ritratti sono indelebili, nella loro drammaticità, come quello del tossico Carlo, balordo di periferia alla ricerca di grana: Ha la faccia scavata e tragica di chi la vita ce l’è già giocata, braccia piene di buchi, sguardo perso, denti traballanti, colorito cadaverico…” . Eppure non c’è solo la disperazione. Nell’inferno di Volgograd il protagonista si confronta intrepidamente con il proprio passato, opponendosi alla prepotenza. Finale un po’ misterioso, con Kafka e Borges, e una variazione teologica. A corredare il testo ci sono dei bellissimi disegni (l’autore è anche illustratore). (flp)