• Maggio 29, 2017
di anci_admin

Notizie

Libri – Avvistamenti, ma la città ideale è davvero democratica?

 Non riguardano solo la questione dello spazio urbano le  critiche di Chicco Testa all&rsq...

 Non riguardano solo la questione dello spazio urbano le  critiche di Chicco Testa all’elitarismo di  Salvatore Settis a proposito del paesaggio e della democrazia ( vedi il “Foglio” del 12 maggio a proposito del saggio di di Settis  Architettura e democrazia: paesaggio, città, diritti civili, Einaudi). E’ in gioco un’idea di modernità. Secondo Testa, che pure non ama il “paesaggio contemporaneo”, il paesaggio ideale di Settis è  quello delle città medievali italiane, specie toscane, immortalato in tanti quadri rinascimentali: “nessuna confusione fra  città e campagna, territorio ben definito dalle mura urbane, pregevoli manufatti storici all’interno delle mura,m colline coltivate e delimitate da siepi e muri secchi all’esterno”. Il punto è che questo meraviglioso paesaggio urbano non sembra avere alcun rapproto con la democrazia, e anzi esprime  epoche dove “la divisione fra le classi e i rapporti di forza erano molto chiari e assai poco democratici”.  Settis poi contesta il modello attuale, e omologato, di metropoli, fondato su verticalizzazione, mancanza di confini esterni e crezione di quartieri per abbienti. Le sue posizioni richiamano quelle di Pasolini, quando girò un documentario su Orte (ora disponibile su YouTube), in cui si allineavano la parte antica e quella moderna della città per sottolineare l’orrore di quest’ultima. E’ vero che non possiamo restare abbarbicati a una sola idea di città ideale –  appunto quella medievale e rinascimentale, dai confini ben definiti – , anche perché perché la nostra è un’epoca di sconfinamenti contaminazioni, rimescolamenti. E che certo occorre dare uno spazio, all’interno delle metropoli, ai 9 miliardi di esseri umani che sempre più nelle città intendono vivere. Però la contemporaneità dovrà pur elaborare una propria idea di bellezza, in parte inevitabilmente  ricalcata su quella del passato ( ma non solo). Sarà una bellezza diversa, declinata non in senso classicistico, dunque dovrà comprendere al suo interno la disarmonia, l’irregolarità, perfino la dissonanza. Però  deve pur trattarsi una bellezza condivisa, riconosciuta da tutti. Anche perché solo in spazi e paesaggi “belli” anche la gente che li abita è “bella” e si comporta bene. (flp)