- Febbraio 23, 2018
Notizie
Libri – Avvistamenti. La grande bellezza di Roma, a Torino
E’ commovente, in tempi di odi municipalistici e di secessioni minacciate, che il museo di un...E’ commovente, in tempi di odi municipalistici e di secessioni minacciate, che il museo di una città si impegni a celebrare la bellezza di un’altra città! La grande bellezza di Roma, in anni recenti rappresentata dal film di Sorrentino (con ammirazione e anche un po’ con toni decadenti), viene esportata a Torino, ai Musei Real (dove si custodisce il patrimonio artistico dei Savoia) dove si è scelto di valorizzare una parte della collezione permanente, suggerendo però nuovi percorsi e nuove analogie. Si tratta della Roma sabauda, ma anche rinascimentale e barocca. Qui il visitatore può intraprendere un viaggio, proprio come si usava fare ai tempi di Piranesi, quando Roma era tappa obbligata del Grand Tour, il viaggio di formazione dai ricchi rampolli dell’aristocrazia europea, per ampliare e perfezionare la propria cultura. Nei caveau sotterranei si espone proprio Piranesi: un’acquaforte del 1761, che ritrate una teoria di colonne e fregi. Tra i curatori dell’esposizione c’è la storica dell’arte Maria Luisa Ricci, che insieme agli altri colleghi, per sei mesi, ha aperto archivi e scatoloni, compiuto ricerche pazzesche con una passione invidiabile di chi ama fare il proprio mestiere. Si illumina letteralmente a mostrare un disegno di Federico Zuccari. E ancora nell’illustrare la xilografia di Giovanni Battista Palatino, un esperto calligrafo (a lui è dedicato l’omonimo carattere con il quale scriviamo sul computer) che realizza nel 1544 la prima mappa scientifica di Roma. La città è presentata in tutto il suo splendore, puntando sulla classicità e sulle vestigia dei suoi monumenti. Interessante il susseguirsi di immagini sul celebre tempio di Saturno, presente ancora oggi ai piedi del Campidoglio. Tra queste una raffigurazione dello stesso monumento a metà ’600, un’altra nel ’700 (un acquerello attribuito a Bernardo Bellotto) e infine una fotografia di fine ’800. E a proposito di fotografie non si può non segnalare l’incredibile scatto strappato a un interno del Palazzo del Quirinale all’epoca di Vittorio Emanuele II da una donna inglese, Mary Spencer Warren, reporter a Roma ma già ritrattista della regina Vittoria. A coronamento della mostra mi piace citare uno scrittore milanese che di Roma si innamorò perdutamente, finendo con il viverci, Giorgio Manganelli, il quale sente che Roma assolve ogni peccato, perdona e accoglie, dà ospitalità a esuli e giramondo, non giudica, ti offre sempre una complicità, possiede un’infinita, saggia tolleranza. Alla Milano dell’infanzia e adolescenza, con quella “febbrile bruttezza”, con quella “funzionalità frettolosa e sgarbata” e quella “mancanza di colori” (una città “pensata per il bianco e nero … proiettata sempre e solo in seconda visione”), lo scrittore contrappone la opulenta policromia di Roma, con la sua “cellulite dei secoli, la pietà untuosa, gli splendori inutili e casuali, lo sfoggio sfacciato – quegli obelischi per soprammobili, tutti autentici, vero Ramsete, ma con un’aria di Porta Portese”. Ecco, la mostra ai Musei Reali ci dà una percezione di questa “cellulite dei secoli”. (flp)