• Febbraio 5, 2018
di anci_admin

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Libri – Avvistamenti, La giornata della memoria: ricordare, ma per cosa?

Il 27 gennaio c’è stata la consueta  Giornata della Memoria, per celebrare il rico...

Il 27 gennaio c’è stata la consueta  Giornata della Memoria, per celebrare il ricordo di vittime di massacri, violenze, genocidi. Come sempre avviene in questi casi bisogna vigilare sul rischio di retorica, che potrebbe allontanare proprio i destinatari più naturali di tale Giornatam e cioè i giovani, gli studenti, le nuove generazioni. Si ricorda per cosa? Essenzialmente per insegnare che la Storia stessa è fatta anche  di orrori e prepotenze –  per Elsa Morante era essa stessa uno scandalo – , e che certe situazioni che sembravano superate per sempre possono riprodursi con estrema facilità: si pensi alle forme attuali di esclusione, discriminazione, sottile razzismo. Se un essere umano viene deprivato della sua piena umanità, della sua dignità, allora sarà più facile cancellarlo! Bisognerebbe sottoporre ai tragazzi una bibliografia sull’argomento, da seguire e poi commentare insieme agli insegnanti e  agli altri mediatori culturali. A parte certi classici, come il Diario di Anna Frank, Primo Levi, Robert Anselme, Bruno Bettelheim, ecco una bibliografia recentissima, a cura della giornalista  Elisabetta Bolondi, che si impernia su tre titoli.
Anzitutto Lia Levi con il  suo ultimo romanzo, Questa sera è già domani (edizioni E/O), una testimonianza esemplare: la storia degli ebrei genovesi, la famiglia di suo marito Luciano Tas, recentemente scomparso, che riuscì fortunosamente a riparare in Svizzera prima della deportazione. A proposito di ebrei tedeschi il  romanzo di Verna B. Carleton riproposto da Guanda, Ritorno a Berlino Come si viveva nella capitale dell’ex Reich solo undici anni dopo la fine della guerra? Nel 1956 Eric, ormai divenuto un inglese, ritorna nella sua patria che aveva lasciato precipitosamente nel 1932, in quanto di famiglia ebrea. Cosa trova di ciò che ha lasciato? Berlino sta rinascendo dalle macerie ma, anche se non c’è ancora il Muro, è una città ancora lacerata. Infine il romanzo dello scrittore e giornalista uruguaiano Ruperto Long, La bambina che guardava i treni partire, una testimonianza di prima mano di un volontario che nella primavera del 1941 decide di venire in Europa per combattere il nazismo, insieme a pochi coraggiosi amici. Il libro è pieno di testimonianze inedite, di fotografie e si muove intorno a personaggi veri, per lo più sconosciuti, che nel romanzo trovano uno spazio efficace: a cominciare dalla bambina belga del titolo, Charlotte. (flp)