• Settembre 15, 2017
di anci_admin

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Libri – Avvistamenti. Dickens ha inventato la Città come personaggio

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Da quanto tempo la città è protagonista in letteratura? Dobbiamo risalire all’’800, il secolo del romanzo (del romanzo moderno), e cioè il secolo della luce, del gas, del treno e delle tipografie. In un bel libro di Alessandro Zaccuri – Come non letto. 10 classici + 1 che possono ancora cambiare il mondo, Ponte alle Grazie (pp.194, euro 14), che nasce da un “progetto solidale”, un ciclo di letture promosso dalla caritas milanmese – troviamo un capitolo dedicato a Oliver Twist (1837) e a Dickens come scrittore e cartografo visionario della Città. Il romanzo potrebbe essere letto come un commentario al Manifesto del Partito Comunista di Marx, che a sua volta è un elogio commosso della Modernità e della Metropoli, anche se poi Marx voleva l’abbattimento del capitalismo. Nel romanzo, che Dickens scrive a 25 anni, Londra è il personaggio principale: nasconde il maggior numero di segreti ed è “il territorio ideale per questa ridda di equivoci e di sorprese”. Ogni città ha il suo doppio, quasi un inconscio urbano, e certamente questo doppio non è rassicurante. In una città ci si perde e ci si può salvare. E anzi la lettura di Zaccuri diventa particolarmente stringente quando ci suggerisce un nesso tra perdizione e salvezza. In un altro testo scritto i quegli anni – “Perdersi a Londra” – Dickens si sofferma sul nostro raopporto con la città e arriva alla conclusione che “non si conosce un territorio urbano fino a quando non ci si smarrisce nelle sue vie, fino a quando non si prende la strada sbagliata”. Poiché la città non tollera la sicurezza eccessiva, la presunzione di saperla lunga, come dimostra anche Manzoni quando fa entrare Renzo nella Milano dei tumulti per il pane e della peste. Noto per inciso che New York, uno dei luoghi più affascinanti del mondo, è però una metropoli dove quasi non ci si può perdere, per la struttura geometrica delle strade (sia “avenue” che “street”), tutte numerate in modo progressivo. In fondo, come ci mostra Dickens (riletto da Zaccuri) Londra a metà ‘800 sta ancora costruendo se stessa, edificando e smantellando: “è una ricerca dell’ordine capace di inglobare in sé il disordine”, come accade nella vicenda di Oliver Twist, e come accade nella vita di ciascuno di noi. (flp)