• Marzo 21, 2014
di anci_admin

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Legalità – Avviso pubblico: nel 2013 sono 351 gli amministratori e funzionari locali minacciati o intimiditi

Nel 2013 sono stati 351 gli episodi di minacce e di intimidazioni di tipo mafioso e criminale ai dan...

Nel 2013 sono stati 351 gli episodi di minacce e di intimidazioni di tipo mafioso e criminale ai danni di amministratori locali e funzionari pubblici. Il che vuol dire una media di 29 intimidazioni al mese, in pratica una ogni giorno. A censirli è stata l’Associazione ‘Avviso Pubblico’. che ha presentato oggi a Roma il suo terzo rapporto ‘Amministratori sotto tiro. Intimidazioni mafiose e buona politica’. Rispetto alla seconda edizione del rapporto, nel 2010, si registra un aumento del 66 per cento dei casi che risulta distribuito tra 18 regioni, 67 province e 200 comuni.
Secondo l’analisi i 351 episodi di intimidazioni e minacce registrati riguardano prevalentemente gli amministratori locali (71 per cento dei casi), in particolare sindaci, consiglieri comunali e presidenti di consiglio comunali; seguono i funzionari pubblici (17 per cento), soprattutto responsabili di uffici tecnici, comandanti e agenti di polizia municipale, direttori del settore rifiuti e sanità.
Ad essere più colpiti dalla violenza e dall’intimidazione mafiosa e criminale sono soprattutto amministratori locali delle regioni meridionali, dove si registra l’80 per cento dei fatti criminali censiti. Ma non va sottovaluto l’aumento dei casi nelle regioni del Centro (8,3 per cento del totale), in particolare nel Lazio, dove si è passati dai 5 casi del 2010 ai 15 del 2013, facendo registrare un aumento superiore al 60 per cento, che vale alla regione il sesto posto a livello nazionale. Da rilevare anche l’ingresso in classifica della Toscana che per il 2013 si colloca al nono posto nazionale (otto casi), mentre nel 2010 non era presente.
Nelle regioni del Nord si registra il 12 per cento del totale delle intimidazioni rilevate, con atti che riguardano Emilia-Romagna – al settimo posto con 10 casi – Veneto – anch’esso al settimo posto con 9 casi, Lombardia e Piemonte, a pari merito al nono posto con otto casi. Tutte queste regioni non figuravano nel censimento del 2010. (gp)