- Novembre 28, 2013
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La scelta La consultazione è importante benché abbia solo valore consultivo. La battaglia sui nuovi nomi
In 56 paesi sotto i 5 mila abitanti il referendum sull'unione con i vicini Obiettivo Con le fu... In 56 paesi sotto i 5 mila abitanti il referendum sull’unione con i vicini Obiettivo Con le fusioni si potrà sforare il patto di stabilità e ci saranno maggiori finanziamenti da parte dello Stato
Paolo Marelli
MILANO – Le schede con il «Sì» o il «No» sono pronte. Eppure, anche alla vigilia del voto che si erge a simbolo dell’unità fra campanili in nome della spending review, ogni Comune alla fine ha fatto da sé: ciascuna amministrazione locale si è stampata le proprie schede. Al di là di tutto, però, il motore del Referendum Day corre ormai a pieni giri. E domenica (dalle 8 alle 21, subito dopo inizierà lo spoglio) in 56 dei 1.544 comuni della Lombardia, si deciderà se promuovere o bocciare la fusione con il paese vicino e si sceglierà il nome del nuovo «super Comune».
Sono 18 le ipotesi di accorpamento a cui il Consiglio regionale ha già dato l’ok, mentre altre due sono ancora al suo esame. In testa alla «classifica», c’è la provincia di Como, con 10 proposte di fusione per 23 piccoli comuni con meno di 5 mila abitanti. Seguita da Sondrio (2 proposte per 10 comuni interessati), Varese (2 proposte per 8 comuni), Bergamo (3 fusioni per 7 comuni) e poi Lecco, Mantova e Pavia. In totale 120 mila lombardi saranno protagonisti di questa rivoluzione geografica. Perché, se è vero che il referendum (alle urne andranno 80 mila lombardi e non ci sarà il quorum) è un passaggio chiave per conoscere il parere dei cittadini, è altrettanto vero che il voto non ha un valore vincolante, ma solo consultivo. E, di conseguenza, dopo il via libera dei rispettivi consigli comunali e il semaforo verde del Pirellone, la strada verso l’accorpamento appare già tracciata. Anche se in Regione rimarcano che il risultato del referendum sarà tenuto in massimo conto e avrà comunque un’influenza rilevante sul futuro dell’iter, a cominciare dai prossimi lavori in commissione affari istituzionali e poi dal sigillo finale del consiglio regionale. Nonostante il conto alla rovescia sia già scattato, c’è comunque una fiammata di campanilismo che resiste. Serpeggiano contrasti e divisioni.
In provincia di Varese si litiga sul nuovo nome del comune figlio dell’unione di Cassano Valcuvia, Ferrera, Grantola, Masciago Primo e Mesenzana (una delle proposte è Valle di Mezzo, che fa molto Tolkien), mentre in Valtellina si protesta contro l’accorpamento di Grosotto, Mazzo, Tovo, Vervio e Lovero, tanto che è nato un comitato «No fusione». Al di là delle polemiche però, sul piatto della bilancia pesano i vantaggi: dalla possibilità di sforare i vincoli del patto di stabilità a un surplus, per un periodo di 10 anni, dei trasferimenti statali del 20%. Inoltre la condivisione di numerosi servizi e uffici con un taglio della spesa pubblica. Alle urne Coinvolte sette province Si vota domenica, il referendum è consultivo: sono coinvolte sette province e 56 Comuni, che potrebbero ridursi a 18. A Como i municipi al voto sono 23, a Lecco
e Mantova 2 Serve il «sì» in tutti i municipi Perché il referendum «passi», in ognuno dei Comuni al voto dovrà prevalere il sì. Nelle aree interessate abitano circa 120 mila persone. Gli aventi diritto al voto sono circa 80 mila Il precedente in Valcamonica L’ultimo referendum in Lombardia si è svolto il 27 ottobre 2012: Ponte di Legno e Temù, in Valcamonica, si sono espressi per la continuità: due municipi e due sindaci distinti