• Dicembre 18, 2015
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Infanzia e anziani – QEL Sole24Ore, piano azione e coesione al Sud: verso un patto interistituzionale per far decollare i servizi

di Francesco Monaco (*) In un momento di ripresa del ciclo economico, dopo la lunga crisi che ha c...

di Francesco Monaco (*)
In un momento di ripresa del ciclo economico, dopo la lunga crisi che ha colpito duramente il Paese e lasciato il Mezzogiorno con un aggravio dei suoi storici ritardi, ogni occasione di ripresa degli investimenti eo potenziamento dei servizi collettivi è preziosa.
È il caso del Piano di azione e coesione, relativo ai servizi di cura per infanzia e anziani non-autosufficienti (Pac) gestiti dai Comuni, in pista in quattro regioni: Calabria, Sicilia, Puglia e Campania.
Il Pac
Nato nel lontano 2013, a seguito di un’energica azione di rimodulazione dei programmi operativi regionali della coesione (POR FESR e FSE 2007-2013), segnati da gravissimi problemi di attuazione e quasi al palo nell’assorbimento della spesa, il Piano metteva a disposizione cospicue risorse nelle citate Regioni, per rafforzare l’azione pubblica nel campo dei servizi di welfare locale.
Collocata l’autorità di gestione presso il ministero degli Interni, la dotazione finanziaria di 730 milioni (400 per i servizi di cura all’infanzia e 330 agli anziani non autosufficienti) ha subito, con la legge di Stabilità 2015, un taglio di oltre 102 milioni di euro, cosicché la dotazione attuale ammonta a 627 milioni di euro.
Il Piano (per i dettagli vedi qui http://pacinfanziaeanziani.interno.gov.it/) prevedeva un rafforzamento del sistema di programmazione e gestione dei servizi e interveniva su una filiera ordinaria di competenze multilivello, distribuite fra Stato, Regioni ed enti locali (distretti sociali d’ambito e uffici di piano della legge 2382000). L’obiettivo era quello di potenziare, nei territori ricompresi nelle 4 Regioni, l’offerta dei servizi all’infanzia (0-3 anni) e gli anziani non autosufficienti (over 65), riducendo il divario di "offerta" rispetto al resto del Paese.
In particolare, per i servizi all’infanzia, il Pac prevedeva l’ampliamento e il consolidamento dell’offerta complessiva dei servizi (asili nido pubblici o convenzionati, servizi integrativi e innovativi) e il loro riequilibrio territoriale all’interno delle Regioni; per i servizi agli anziani non autosufficienti, l’ampliamento dell’offerta complessiva dei servizi domiciliari ovvero l’attivazione di tali servizi nelle aree dove questi sono molto deboli o inesistenti.
I problemi dell’attuazione
Il Pac dopo una fase laboriosa di gestazione, procedure di gestione, monitoraggio e controllo complicate, «occhialute» istruttorie di selezione degli interventi, problemi di anticipazione finanziaria e un’articolazione di governance non semplice da gestire, è oggi finalmente alla prova dell’attuazione.
Purtroppo i dati di spesa e di avanzamento della spesa continuano a essere insufficienti.
Nonostante un’azione di semplificazione che ha parzialmente riscritto il manuale operativo di attuazione, l’aumento della quota corrisposta a titolo di anticipazione, l’assistenza tecnica attribuita agli uffici di piano dei Comuni, i progetti approvati con il primo riparto continuano a registrare livelli preoccupanti di ritardo attuativo.
Molte le cause di questo di ritardo che non possono essere qui esaminate.
Un catalogo di impegni
Il Comitato di indirizzo e sorveglianza (Cis), che è l’organo partenariale che governa il Pac, ne ha preso atto e nell’ultima riunione di ottobre è stato teatro di un’approfondita disamina della situazione, a cui hanno partecipato, e molto attivamente, anche le parti economiche e sociali.
Dalla discussione è emerso che tutte le parti in causa hanno condiviso la necessità di rafforzare il presidio sull’attuazione del Piano e, su iniziativa dell’Anci, si sono riservate di definire un catalogo di impegni, identificati ciascuno per la parte di relativa competenza, che si proponga di aggredire i nodi ancora non sciolti dell’attuazione.
Gli impegni confluiranno in un protocollo d’intesa che dovrebbe essere siglato da Ministero, Regioni e Anci regionali (con il supporto del nazionale), e successivamente da estendere al partenariato, nella prossima riunione del Cis del 18 dicembre.
Le parti dovrebbero concordare, innanzitutto, sul carattere d’urgenza delle iniziative da intraprendere per assicurare, attraverso la velocizzazione delle procedure di spesa e rendicontazione, il pieno dispiegamento dei benefici per le popolazioni target nei territori di riferimento e del conseguente raggiungimento dei risultati attesi dichiarati.
Da considerare inoltre essenziale che le misure da adottare debbano essere basate su una conoscenza puntuale delle condizioni in cui operano tutti e ciascuno dei 220 distretti eo ambiti territoriali sociali interessati, per le specifiche criticità che saranno riscontrate.
Tali misure, in coerenza con gli indirizzi adottati dal Cis, dovrebbero essere identificate e implementate sulla base di specifici approfondimenti da condurre a livello delle singole Regioni con metodo di partenariato rafforzato fra Regioni ed enti locali, rappresentati dalle rispettive Anci regionali.
Se l’operazione andrà in porto, dunque, l’Autorità di gestione del Pac si dovrebbe impegnare a:
• rendere più efficiente il funzionamento delle piattaforme Sgp e Sana per il monitoraggio della gestione e la rendicontazione delle azioni che compongono i Piani di Intervento approvati;
• implementare in tempi brevi le modifiche al manuale delle procedure di rendicontazione e controllo, con specifico riferimento alla procedura di rendicontazione a corpo piuttosto che a misura, per accelerare la rendicontazione delle spese per le azioni per le quali tale fattispecie rilevi;
• assicurare tempi brevi di istruttoria e di approvazione delle eventuali modifiche dei Piani di Intervento già approvati, che dovessero rendersi necessarie per promuovere l’accelerazione della spesa delle risorse assegnate;
• assicurare la continuità e, ove necessario, il potenziamento dei gruppi regionali di assistenza tecnica, sia per i distretti/ambiti territoriali presso le Prefetture delle città capoluogo, sia per la rendicontazione e il controllo di primo livello delle spese presso le Regioni.
Parimenti, le Regioni e le Anci regionali, queste ultime con il supporto istituzionale di Anci nazionale, dovrebbero assumere impegni finalizzati a:
• porre in essere ogni azione utile a stimolare le attività degli uffici di Piano di Zona per l’assunzione di tutte le obbligazioni giuridicamente vincolanti connesse alle azioni previste nei rispettivi Piani di Intervento approvati;
• d’intesa con la Regione, e con eventuali risorse messe da questa a disposizione, compiere nei mesi tra gennaio e febbraio 2016 una attenta azione di monitoraggio presso i distretti/ambiti territoriali di competenza per territorio regionale, al fine di rilevare:
a) specifiche criticità connesse alla rendicontazione delle spese già sostenute;
b) assenza di obbligazioni giuridicamente vincolanti per la mancata attivazione di una o più azioni previste nei Piani di Intervento approvate ovvero per la insufficiente domanda di servizi da parte delle popolazioni target;
c) specifici fabbisogni di riorientare la spesa su diverse modalità di attuazione dei servizi, in coerenza con le tipologie di azioni ammissibili secondo quanto già fissato nelle linee guida approvate con i rispettivi decreti dell’Autorità di gestione;
d) eventuali esigenze di riorientare la spesa su tipologie di servizi affini rispetto a quelli già previsti nei Piani di Intervento e comunque concorrenti all’obiettivo specifico di estendere la copertura territoriale e il raggiungimento dei target di servizio programmati.
Naturalmente il catalogo sarà oggetto di discussione e potrà essere modificato o integrato qua e là dal Cis prima di essere approvato.
L’auspicio di tutti è che esso diventi la leva per far decollare definitivamente questo fondamentale piano d’azione e coesione.
(*) Responsabile Area Politiche di coesione territoriale Anci