- Aprile 15, 2015
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Immigrazione – Biffoni: “Su cittadinanza serve riforma che faciliti integrazione”
“L’attuale disciplina sulla cittadinanza è superata, e la sua modifica rappresent...“L’attuale disciplina sulla cittadinanza è superata, e la sua modifica rappresenta una priorità per affrontare in maniera più efficace un tema aperto sui territori e al contempo favorire l’integrazione dei cittadini di origine straniera. Oggi i percorsi di coesione sociale vengono ostacolati, e non accompagnati, dalle norme vigenti. Inoltre, la presenza di tanti cittadini ‘di fatto’ ma non ‘di diritto’, che cioè non possono esprimere le proprie istanze attraverso il diritto di voto, produce un vulnus di rappresentanza che rende più deboli le istituzioni, a partire dai Comuni”. Lo ha detto Matteo Biffoni, delegato Anci all’Immigrazione, al termine del seminario “Riforma della cittadinanza: una priorità per i territori” svoltosi questa mattina a Roma presso la sede dell’Anci che ha registrato la presenza di Francesco Paolo Sisto, presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati; Marilena Fabbri, relatrice del testo unificato delle proposte di modifica della legge n. 91/1992; Filippo Miraglia, vicepresidente nazionale Arci e coordinatore “L’Italia sono anch’io”; Elena Fiorini, assessore alla legalità e diritti del Comune di Genova; Mario Savino, professore associato di diritto amministrativo dell’Università della Tuscia e la partecipazione di Marco Consoli vicesindaco di Catania.
“L’importanza del seminario di questa mattina è di porsi come stimolo per la ripresa dei lavori in Parlamento sulla riforma della legge sulla cittadinanza”, ha sottolineato Irma Melini, presidente della commissione immigrazione e politiche per l’Integrazione Anci.
“Oggi – ha proseguito Melini – il governo non era presente al seminario ma sappiamo che, al pari della Commissione Anci e della I Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati e delle relatrici del testo unificato delle proposte di modifica alla legge n. 91/1992, ha a cuore questo tema”.
“Riteniamo opportuno nonché importante stabilire innanzitutto il diritto di cittadinanza – ha precisato – e, successivamente che ci siano tempi brevi e certo per il suo riconoscimento”.
Fermo restando che “i comuni sono in prima linea – ha concluso – perché vivono sulla propria pelle quella che è l’integrazione esistente quindi vivono non una Italia virtuale ma una Italia di fatto che è fatta da italiani nati in Italia anche se stranieri”.
Aderenza alla realtà che si vive sul territorio è stata richiamata anche dall’assessore del Comune di Genova: “la riforma – ha detto – è condizione necessaria per pensare al futuro dell’Italia ma non è sufficiente. Dobbiamo innanzitutto domandarci chi sono i cittadini italiani, superare gli stereotipi e colmare lo scarto tra cittadinanza formale e sostanziale”.
“Non bisogna confondere l’emergenza immigrazione, particolarmente evidente nel sud del paese con il riconoscimento della cittadinanza per chi è nato e cresciuto in Italia – ha rimarcato il vicesindaco di Catania –. In tal senso, è importante ribadire che la cittadinanza è uno dei presupposti fondanti su cui avviare una seria politica di integrazione così come è altrettanto importante sottolineare il fondamentale contributo che i Comuni possono dare alla riforma della legge.
“Confido nell’azione del legislatore e nell’azione di pungolo dell’Anci – ha aggiunto Consoli – grazie alla quale già nel recente passato si sono ottenuti grandi risultati”.
“Questa riforma riguarda il futuro del paese e la politica deve svolgere proprio questo ruolo di progettazione del futuro” ha sottolineato Filippo Miraglia evidenziando l’urgenza di una legge che “aiuti il processo di integrazione e di democrazia nel nostro paese”.
Una urgenza chiara anche al presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati Francesco Paolo Sisto che ha sottolineato come la modifica della legge sulla cittadinanza “con una interpretazione costituzionalmente orientata debba essere un riconoscimento delle omogeneità esistenti quindi con una netta differenza tra concessione ed attribuzione, una sorta di ricognizione e non di modificazione di DNA”.
“È chiaro – ha detto Sisto – che i Comuni devono però avere delle chance e le risorse per poter operare sul territorio. Detto questo, se nel 2011 ci sono stati 1 miliardo e seicento milioni di tagli, nel 2014 3,6 miliardi e per il 2015 sono previsti 8 miliardi di tagli, credo che questo non aiuti certamente una politica di integrazione, soprattutto nel sud del paese dove il fenomeno dell’immigrazione e degli sbarchi rende difficile l’operato dei sindaci”.
Per questo, Sisto, ribadendo alla presidente Melini, l’impegno della I Commissione a dare seguito in tempi utili alla riforma sulla cittadinanza, ha detto che “bisogna partire dal basso e garantire ai Comuni, che sono le vitamine della democrazia, la possibilità e la capacità di gestire il proprio budget senza appartenenze per garantire il sistema e non il proprio sistema. Bisogna garantire ai Comuni questa chance e poi pensare a migliorarla, anche perché se vengono posti innesti migliorativi su un organismo scadente e già in difficoltà si mette in che evidenzia lo scostamento tra la legge e il cittadino”. (fdm)