- Settembre 14, 2016
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Focus Scuola – Palmieri (ass. Napoli): “Per un buon inizio di un anno scolastico complicato”
di Annamaria Palmieri* A Napoli il clima con cui si apre la scuola è piuttosto complicat...di Annamaria Palmieri*
A Napoli il clima con cui si apre la scuola è piuttosto complicato. Oltre all’incertezza sulle cattedre vuote, sugli esiti delle cosiddette chiamate dirette per curricula, sui fondi sempre insufficienti per la manutenzione ordinaria, sull’acclarata impossibilità a garantire il turn over nelle scuole comunali, ecco che i giornali fanno propri due temi: la sentenza sul panino a scuola e le sue variegate letture e la preoccupazione sulla sicurezza sismica degli edifici.
A Napoli i temi posti a difesa della refezione scolastica uguale per tutti sono essenzialmente tre: in primis la difesa dell’uguaglianza ex art.3 di cui la scuola pubblica laica e gratuita è il vero pilastro. Il secondo, l’importanza della mensa come momento educativo che fa parte integrante del curricolo e che ha come ulteriore obiettivo la diffusione di corretti stili alimentari in un’epoca che vede preoccupanti tassi di obesità infantile. Infine, la consapevolezza delle responsabilità igienico-sanitarie e di controllo che la singola istituzione scolastica dovrà assumersi nel momento in cui accetta che gli allievi introducano cibi da casa. La refezione che il Comune fornisce è sottoposta a regole, vincoli, controlli che di certo non sarà facile replicare in ogni singola aula del paese. Ma una volta esplicitato l’assunto che “refezione scolastica per tutti è meglio” dobbiamo interrogarci, e deve farlo il ministero, sulle ragioni che hanno scatenato ricorsi e sentenze. I genitori che rifiutano l’obbligo a pagare un servizio “a domanda”, dunque facoltativo, portano alla luce l’assurdo della definizione per quello che invece è servizio essenziale all’esercizio del diritto all’istruzione. E questo a Napoli lo abbiamo sostenuto anche con atti deliberativi, per non rinunciarvi nel momento più critico del predissesto finanziario. E’ innegabile che il tempo pieno senza la refezione è un tempo “azzoppato”, e non si può non prendere atto della necessità di misure che sostengano i Comuni nella battaglia di fare arrivare la refezione a tutti, anche a chi è in difficoltà a pagarla. Perché i bambini e le bambine non paghino, nella scuola pubblica costituzionalmente orientata, le differenze tra i genitori.
Altro tema è quello della sicurezza degli edifici scolastici. Anni di tagli hanno tenuto i Comuni sulla graticola, hanno costretto ad accorpamenti e ridimensionamenti, a fare i salti mortali per la manutenzione, dando respiro talora con finanziamenti erogati non ai Comuni ma alle scuole. Sempre alto è stato il grido di dolore dei Comuni, sostenuto dall’ANCI, sulla necessità di essere coinvolti e non scavalcati nelle scelte programmatorie e attuative sull’edilizia. Da poco sono stati sbloccati i fondi CIPE che da anni languivano ed è stato complicato ricostruire la programmazione (risalente al 2006-2009) con cui erano stati assegnati. E’ una buona cosa, come lo sarà tra breve l’attesa riprogrammazione dei fondi Pon Fesr 2014-20 e dei CIPE. Riguardo alle cifre necessarie, temo che non basterebbero né i finanziamenti Cipe né gli esangui fondi messi a bilancio dai Comuni per la rigenerazione e per l’adeguamento degli edifici. E’ il momento di non farsi tentare da conflitti e strumentalizzazioni e di mostrare la volontà di sinergia tra tutte le istituzioni, dal locale al nazionale, per capire come passare da interventi di centinaia di migliaia di euro a decine e decine di milioni. Il Governo ha promesso un forte impegno e ne siamo lieti, lo attendevamo.
Voglio parlare anche della attesa sul decreto per lo 0-6 che, nelle iniziali intenzioni del legislatore, dovrebbe dare respiro alle casse comunali perché possano mantenere la qualità dei propri servizi educativi o metterne in campo di nuovi. La legge sullo 0-6 deve essere varata al più presto, per consentire finalmente di programmare e non correre sempre dietro alle emergenze di cassa.
Infine, il Consiglio dei ministri ha varato il IV Piano nazionale per la tutela dei soggetti in età evolutiva alla cui redazione l’ANCI ha partecipato attivamente sedendo con i propri delegati nell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Sento il bisogno di rimarcare che il metodo che all’interno dell’Osservatorio ci ha visto coinvolti andrebbe utilizzato sempre: sinergia tra le diverse istituzioni pubbliche coinvolte, scambi orizzontali di competenze con tutti i settori del privato sociale presenti, dialogo tra istituzioni e associazioni professionali.
Un dato di sicuro interesse è che in tutte le quattro macro aree identificate come tavoli di lavoro (povertà infantile, qualità dei servizi educativi e della scuola, integrazione e inclusione sociale, genitorialità) c’è stato un filo comune, la consapevolezza della centralità della scuola come luogo di educazione, promozione e prevenzione del disagio e delle fragilità. Basterebbe un investimento su alcune delle azioni previste in questo campo per risollevare le sorti di questo Paese.
*Assessora alla Scuola e all’Istruzione
Comune di Napoli