• Agosto 4, 2015
di anci_admin

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Finanza locale – QEL Sole24Ore, dl enti locali, le questioni irrisolte in un pacchetto di ordini del giorno

di Matteo Valerio La decisione del Governo di porre la fiducia sul decreto enti locali sbarra la st...

di Matteo Valerio
La decisione del Governo di porre la fiducia sul decreto enti locali sbarra la strada ad ulteriori modifiche del testo che arriverà alla Camera. Restano però irrisolti alcuni punti nodali per i Comuni. È per questo motivo che l’Anci ha inviato alla Camera una serie di ordini del giorno che, se approvati, impegnerebbero il Governo a sciogliere l’intricata matassa che ancora occlude la via per la stabilità dei bilanci e la certezza delle risorse.
Fondo Imu-Tasi 
Una delle prima distorsioni sottolineate dai Comuni riguarda l’impossibilità di considerare i 530 milioni di ristoro per i mancati introiti Imu-Tasi tra le entrate valide per il computo del Patto di stabilità: una limitazione penalizzante per i Comuni più ‘virtuosi’ che, non avendo debiti pregressi da saldare, potrebbero trovarsi nella situazione di ricevere le somme a loro spettanti, ma senza poterle spendere. L’Anci chiede allora che almeno il 60% delle risorse assegnate a ciascun Comune possa comunque essere speso, anche in modo vincolato, considerando quelle stesse spese nel conteggio del saldo di Patto.
Terreni montani, città metropolitane e centrali uniche di committenza 
Riguardo poi il mancato gettito previsto dalle stime sull’Imu per i terreni agricoli montani, mancano all’appello circa 56 milioni, somma che l’Anci chiede che venga erogata al più presto, come pure le analoghe risorse relative al 2015, nel quale si registra uno scostamento molto simile. 
Restano poi gli obiettivi di Patto assegnati alle Città metropolitane, 348 milioni circa, che però sono stati determinati senza tenere conto delle nuove funzioni (e quindi delle nuove e necessarie spese) attribuite ai nuovi Enti: ridurre l’obiettivo di almeno il 30% sarebbe, per i Comuni, necessario e ragionevole. 
Sul versante dei piccoli Comuni, è invece la norma sulle Centrali uniche di committenza a nascondere le peggiori insidie: dove la popolazione è inferiore ai 10mila abitanti, l’obbligo di ricorrere alla Centrale unica anche per spese di modestissima entità rischia di paralizzare l’attività degli enti. La proposta dell’Anci è quella di prevedere soglie massime di spesa, rapportate alle capacità finanziarie dei Comuni di minori dimensioni, per le quali cada l’obbligo del ricorso alla Centrale unica degli acquisti.
Armonizzazione contabile 
Ad agitare ulteriormente le acque si aggiungono le nuove norme per l’armonizzazione dei bilanci. Secondo l’Anci serve, tra l’altro, che una parte degli 850 milioni destinati al Fondo per il pagamento delle imprese venga stornata a favore di quei Comuni che, tra accertamento straordinario dei residui e anticipazioni di cassa, si ritroveranno a non poter contare su adeguata liquidità. I bilanci sono messi a rischio anche dal complesso sistema dei recuperi di anticipazioni erogate ai Comuni nel 2014 sulla base del gettito stimato della Tasi e delle trattenute sul gettito Imu destinate all’alimentazione del fondo di solidarietà comunale: in molti casi non sono state effettuate per intero, avvertono i Comuni, e i recuperi che slittano al 2015 non devono essere considerati nel calcolo del Patto di stabilità. Restano inoltre le difficoltà per quelle amministrazioni che, dopo la revisione dell’Imu standard 2013, si ritrovano a dover restituire alle casse dello Stato somme impegnative: garantire a tutti la rateazione triennale delle restituzioni e preservare questi impegni da eventuali ulteriori manovre e dal calcolo del Patto, come chiede l’Anci, ridurrebbe il pesante impatto che altrimenti andrebbe a scaricarsi su un solo bilancio.
Fondo di solidarietà comunale 2015 
Infine, l’Anci ricorda la necessità di emanare in tempi brevi il Dpcm che definisce il riparto del Fondo di solidarietà comunale 2015. I ritardi che continuano a susseguirsi non consentono agli amministratori di contare su alcuna certezza riguardo le entrate e la liquidità disponibile, rendendo pressoché impossibile la programmazione delle spese.