- Marzo 4, 2015
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Festa della donna – Pavanello: “Le donne della Resistenza hanno contribuito a rovesciare gli stereotipi di genere del regime”
“In questi settant’anni dalla Liberazione scegliamo di completare la celebrazione della ...“In questi settant’anni dalla Liberazione scegliamo di completare la celebrazione della Festa della donna in modo diverso, recandoci in visita alle Fosse Ardeatine, teatro di uno degli episodi più emblematici della spietatezza degli occupanti nazisti durante gli anni della Resistenza. Kappler e i suoi collaboratori, con la medesima meticolosità con cui fu organizzato l’olocausto, si adoperarono incessantemente per reperire tutte le persone da giustiziare, trecentotrentacinque vittime. Militari, partigiani, ma anche moltissimi semplici civili. Nessuna donna. Ma se alle donne fu risparmiata la barbarie delle uccisioni, ad esse, mogli, madri, figlie, sorelle, toccò più di tutti lo strazio di ricostruire quanto successo, di scoprire la sorte dei loro cari e, da ultimo, il riconoscimento dei corpi. Un supplizio che avveniva attraverso l’identificazione degli effetti personali delle vittime, le quali erano irriconoscibili per i mesi in cui rimasero nelle cave”. Questo il messaggio di Maria Rosa Pavanello, sindaco di Mirano, Presidente Anci Veneto e Vice Presidente Anci che aggiunge: “se in occasione dell’eccidio le donne non furono toccate direttamente dalla violenza nazista e fascista, sono migliaia gli episodi, le vicende della guerra e, soprattutto, della Resistenza in cui ebbero un ruolo di primo piano, per il quale spesso pagarono un prezzo altissimo”. Come ricorda Benito Gramola nel suo Le donne e la Resistenza, “la Resistenza non fu affatto lotta di eserciti, ma lotta di popolo contro un potente esercito e le bande fasciste, e le donne vi hanno avuto un posto rilevante per numero, per compiti svolti e per sacrifici sostenuti”. L’immagine principale che ci è tramandata racconta di staffette, infermiere, ma moltissime furono parte attiva nei combattimenti a fianco degli uomini. Per le partigiane, partecipare alla Resistenza fu anche sollevarsi contro e cancellare l’immagine della donna che propugnava il fascismo: solo madre, sottomessa, fuori dalle dinamiche della società. Non poteva esserci forma di riscatto migliore e maggiormente simbolica che riprendersi libertà e dignità contribuendo ad abbattere il fascismo, e farlo diventando protagoniste, imbracciando le armi e combattendo, rovesciando gli stereotipi di genere del regime. A tutte quelle donne vanno oggi la nostra ammirazione e il nostro ringraziamento. Chiudo – prosegue Pavanello – con le parole di Zaira Meneghin, una delle tante partigiane della regione da cui provengo e che rappresento in Anci: “Ho fatto la Resistenza per dare alla mia gente più giustizia sociale e più democrazia, più dignità di uomini e cittadini”. (com)