• Novembre 7, 2013
di anci_admin

Comunicati FPC

Federalismo demaniale – Reggi: “Occorre fare chiarezza sull’impatto economico e finanziario per i Comuni”

Gli enti territoriali potranno scegliere se utilizzare il 25% delle risorse incassate dalla vendita ...

Gli enti territoriali potranno scegliere se utilizzare il 25% delle risorse incassate dalla vendita dei beni statali, trasferiti con il federalismo demaniale, per la riduzione del proprio debito piuttosto che del debito statale. Analoga scelta potranno farla per il 10% delle risorse ottenute dalla vendita di beni già compresi nel loro patrimonio immobiliare. Lo prevedono due emendamenti, rispettivamente ai commi 10 e 11 dell’art. 56 bis del ‘Dl Fare’, che l’Anci ha presentato alla Legge di Stabilità, in vista della sua discussione in Senato.
“Queste proposte sigillano l’equivalenza tra il debito statale e quello degli enti locali, come auspicato sin dall’inizio nei nostri contatti con il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta”, sottolinea Roberto Reggi, presidente della Fondazione Patrimonio Comune che ha definito con Anci il testo degli emendamenti sul federalismo demaniale. Le modifiche “contribuiscono a chiarire il quadro generale delle risorse con cui devono confrontarsi i Comuni interessati al trasferimento dei beni statali. E mi auguro – aggiunge Reggi – che possano aiutare il definitivo decollo del federalismo demaniale, fin qui molto ‘frenato’ proprio da questi ostacoli di tipo finanziario”.
Più in generale l’Anci chiede di escludere, dal programma straordinario di dismissione di immobili pubblici di cui all’art. 10 della legge di stabilità, i beni che gli enti territoriali stanno richiedendo nell’ambito del federalismo demaniale.
Il ‘pacchetto’ di modifiche affronta anche il tema della indeterminatezza della durata della riduzione dei trasferimenti, nel caso in cui i beni trasferiti dallo Stato agli enti periferici siano in affitto. Colmando il vuoto normativo del comma 7 dell’art.56 bis, l’Anci chiede che in questo caso la riduzione dei contributi avvenga solo per il periodo di durata residua del contratto. E, sempre per ragioni di equità nella definizione dei tagli, propone di dedurre dagli introiti dell’affitto le spese di gestione sostenute annualmente dagli enti che richiedono il bene statale.
Infine, l’Associazione suggerisce di rendere ciclica la possibilità di trasferire i beni statali agli enti territoriali, introducendo nel comma 2 dell’art.56 bis, una finestra di richieste che dovrebbe aprirsi ogni anno tra il 1 settembre ed il 30 novembre. In assenza di tale previsione, secondo il documento presentato in Senato, la portata dell’art.56 bis e, soprattutto l’attuazione del federalismo demaniale, risulterebbe gravemente ridotto”. (gp)