- Ottobre 14, 2013
Interventi
Fassino scrive a Letta: “No a ulteriori tagli nel 2014, in gioco i servizi fondamentali per i cittadini”
Riproponiamo ai nostri lettori la lettera aperta inviata dal Presidente Fassino al presidente del Co...
Riproponiamo ai nostri lettori la lettera aperta inviata dal Presidente Fassino al presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, e pubblicata dal Corriere della Sera di domenica 13 ottobre.
Caro Presidente Enrico Letta, è con un doppio stato d’animo – di preoccupazione e di speranza – che i sindaci italiani guardano al consiglio dei Ministri che nelle prossime ore dovrà varare il disegno di legge per la stabilità economica finanziaria. Preoccupazione perché l’esperienza insegna che ogniqualvolta si mette mano alla finanza pubblica, i Comuni ne escono pesantemente penalizzati nelle risorse e mortificati nell’autonomia. Speranza perché vogliamo credere che questo Governo – come lei, Presidente, ha autorevolmente dichiarato il 7 agosto incontrando l’Anci – davvero inauguri una «stagione nuova» nel rapporto tra Stato e Comuni.
Non ignoriamo naturalmente le criticità finanziarie con cui deve misurarsi il Governo e la difficoltà di attendere a tutte le esigenze. E, dunque, è giusto che ognuno – anche gli Enti locali – siano chiamati all’assunzione delle proprie responsabilità. Il punto è che città e Comuni la loro parte l’hanno fatta e la fanno, stante che sono più di dieci anni che subiscono – anno dopo anno – costanti e continue riduzioni di trasferimenti. Dal 2007 al 2013 i Comuni italiani hanno dato un contributo di 16 miliardi: 8 miliardi con il Patto di stabilità e altri 8 di tagli nei trasferimenti dello Stato. Uno sforzo grande che non ha avuto e non ha analogo riscontro negli altri livelli istituzionali, a partire dallo Stato e dalle sue amministrazioni a cui non sono stati chiesti né i tagli, né i sacrifici imposti ai Comuni.
Fino a oggi i Comuni sono riusciti a mantenere i servizi essenziali erogati ai cittadini, riorganizzando le loro macchine comunali, razionalizzando e riducendo la spesa corrente, rinegoziando contratti di servizio e appalti, contrattando con i nostri dipendenti riduzioni di istituti salariali accessori, alienando beni immobiliari e aprendo ai privati le nostre società di servizi.
Oggi siamo al punto limite. Un’ulteriore riduzione delle nostre risorse significa compromettere la erogazione di servizi fondamentali per la vita dei cittadini. Sì perché è bene ricordare che i Comuni non sono «centri di spesa parassitari». Quando spendono, le nostre amministrazioni lo fanno per assicurare asili nido, scuole materne, assistenza domiciliare agli anziani, sostegno ai disabili, trasporto locale, tutela ambientale, promozione culturale e turistica. Tutte cose essenziali per persone, famiglie, imprese e necessarie per contrastare la crisi e rimettere in movimento la crescita.
Da queste considerazioni derivano le scelte, per noi irrinunciabili, che ci attendiamo essere assunte dal Governo. La prima è la certezza che nel 2014 non ci siano ulteriori tagli di risorse (tenuto conto che in ogni caso 250 milioni di trasferimenti in meno sono già previsti per l’anno prossimo dalla spending review pluriennale). La seconda nostra aspettativa è che venga allentato il Patto di stabilità, sopprimendo l’applicazione del Patto ai Comuni con meno di 5.000 abitanti e allentando il peso del Patto per gli altri Comuni, condizione essenziale per liberare risorse, consentendo la immediata ripresa – e in tutto il Paese – di investimenti oggi del tutto bloccati.
Ci attendiamo poi che la service tax sia con noi condivisa – visto che sarà tributo di competenza dei Comuni – e sia configurata secondo criteri di equità e di sostenibilità, tali da assicurare che le famiglie siano gravate di un onere inferiore a ciò che hanno pagato sommando Imu e Tares. E, infine, ricordo che i Comuni sono in attesa dell’erogazione dell’equivalente della seconda rata Imu. Sappiamo che compiere queste scelte non è facile. Ma non si dimentichi che oggi, in un panorama di generale sfiducia dell’opinione pubblica verso la politica e le istituzioni, i sindaci sono l’unica figura istituzionale a cui i cittadini guardano ancora con fiducia. Mortificarli e impedire di assolvere ai loro compiti è un danno non solo per i Comuni, ma per la credibilità della democrazia e delle sue istituzioni.