• Giugno 6, 2013
di anci_admin

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Eire 2013 – Nessuna ricetta precostituita per attrarre gli investitori: i Comuni puntano sulle peculiarità

“Non esiste una ricetta unica per riuscire a valorizzare i territori urbani con la partecipazi...

“Non esiste una ricetta unica per riuscire a valorizzare i territori urbani con la partecipazione dei privati”. Ciò non vuol dire, però, che non esistano diverse soluzioni possibili. E’ quanto è emerso a Milano dal convegno “I fattori di attrattività per lo sviluppo territoriale”, organizzato dalla Fondazione Patrimonio comune nell’ambito di Eire 2013.
Proprio nel capoluogo meneghino, per esempio, l’idea per far rivivere e recuperare alcuni luoghi storici della città è stata quella di “coinvolgere territorio, imprese, cooperative e chiunque fosse disposto a mettersi in gioco”. Lo spiega Franco Zinna, funzionario del Comune, che illustra il processo di valorizzazione di più di 70 cascine storiche: “Prima di emanare i bandi, abbiamo appunto coinvolto il territorio, raccogliendo circa 90 manifestazioni d’interesse. Da qui siamo partiti, con una maggiore consapevolezza delle potenzialità per il recupero di quelle aree”.
Piacenza, invece, punta su un attrattività per gli investimenti basata su “una città a due passi da Milano, con una qualità delle vita eccelsa”. L’assessore alla pianificazione urbana Silvio Bisotti, dopo aver sottolineato che “il territorio di Piacenza è occupato per solo il 7% da costruzioni a fini abitativi”, Bisotti spiega che “in questo momento stiamo scommettendo sulla rigenerazione e riqualificazione, attraverso due canali: il milione di metri quadri di caserme abbandonate presenti in città, e 23 immobili demaniali. Non in secondo piano, infine, il progetto per la valorizzazione di alcuni immobili di pregio del centro storico, occupati fino a ieri da sedi comunali e, in alcuni casi, già pronti per gli investimenti”.
Ben diverse, ovviamente, le direttrici sulle quali puntare nei Comuni più piccoli, partendo dalle singole peculiarità. Il piccolo centro savonese di Ormea, per esempio, studia un sistema integrato di valorizzazione delle risorse forestali: “dalla lavorazione del legno alla produzione di energia elettrica ed energia termica, coinvolgendo 11 Comuni delle Alpi liguri, distribuiti tra la Liguria e il Piemonte”, spiega il sindaco Gianfranco Benzo. A San Giovanni in Galdo, nel Molise, si guarda invece al centro storico, “puntando sulle peculiarità architettoniche e paesaggistiche, e giocando la carta dei prodotti tipici dell’eno-gastronomia e dell’artigianato locale”.
“La spinta è arrivata anche dalle ultime novità normative sulla gestione associata delle funzioni”, ha spiegato Gianluca Cefaratti, Presidente dell’Unione dei Comuni del Tappino, di cui San Giovanni fa parte insieme a Jelsi, Gildone, e Campodipietra. “Il progetto è nato dal basso sospinto dalla volontà dei giovani di recuperare il borgo ad un utilizzo produttivo per tutta la comunità”. (mv)