- Ottobre 25, 2013
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Edilizia scolastica – Con i fondi immobiliari un cambiamento culturale nella gestione del ‘bene’ scuola
FIRENZE – Si è svolto oggi nell'ambito della XXX Assemblea Anci di Firenze un seminario...FIRENZE – Si è svolto oggi nell’ambito della XXX Assemblea Anci di Firenze un seminario di approfondimento sugli strumenti da utilizzare per la rigenerazione del patrimonio di edilizia scolastica. Il seminario, moderato dal direttore di Fpc Michele Lorusso, ha rappresentato un primo ed importante esperimento di partenariato pubblico- privato su questo tema, raccogliendo dubbi e criticità da parte dei soggetti pubblici ed associativi presenti, nonché dei privati che hanno interesse a sviluppare con i Comuni progetti su questi temi.
Il presidente della Fondazione Patrimonio Comune, Roberto Reggi, si è soffermato sulla difficile situazione del patrimonio edilizio, rilevando come “i vincoli del patto di stabilità abbiano finora molto frenato gli investimenti delle amministrazioni”. In ogni caso, “anche se la legge di stabilità dovesse portare novità in questo senso bisognerà comunque individuare altri strumenti alternativi che possano sostenere le amministrazioni comunali negli interventi di rigenerazione”. Lo stesso Presidente Fpc ha sottolineato le criticità maggiori che hanno finora frenato il decollo degli strumenti dei fondi immobiliari.
Da parte sua Sabrina Gastaldi, responsabile ufficio Istruzione e Scuola ANCI, ha messo in luce il punto di vista dell’associazione evidenziando il gap che esiste tra fabbisogno per mettere in sicurezza e ristrutturare il patrimonio edilizio esistente, e le risorse esigue stanziate dallo Stato.
Interessanti gli interventi di Cristina Giachi e di Miriam Pepe, rispettivamente assessore all’istruzione del Comune di Firenze e dirigente di settore a Bologna, due delle città che hanno aderito al bando Miur per la rigenerazione degli edifici scolastici.
In particolare, Giachi ha evidenziato le difficoltà politiche, ma anche di natura tecnica legate alla definizione della spesa corrente, che la sua amministrazione ha dovuto affrontare nell’analisi propedeutica all’avvio dei fondi immobiliari. L’assessore fiorentino ha spiegato come dal suo punto di vista il fondo è stato percepito “quale strumento mirato ad aggirare le strettoie del patto di stabilità, mentre esso presenta interessanti possibilità di sviluppo anche sul terreno complessivo della valorizzazione patrimoniale”.
Invece, Pepe ha illustrato le fasi che hanno portato alla costituzione del fondo immobiliare che il Comune di Bologna sta per avviare, frutto anche “di una proficua collaborazione tra tutti gli uffici comunali interessati, sotto la supervisione del direttore generale del Comune.
Elisabetta Spitz, alla sua prima uscita pubblica come amministratore delegato di Invimit, la Sgr del Tesoro costituita per la valorizzazione del patrimonio immobiliare, ha evidenziato che la sua struttura interverrà in modo massiccio nel settore dell’edilizia scolastica, utilizzando lo strumento del Fondo dei fondi.
“Il nostro obiettivo non è quello di mettere in sicurezza gli edifici scolastici, quanto di avviare un concreto percorso di rinnovo dei plessi scolastici”, ha aggiunto Spitz spiegando come “il fondo avrà a disposizione, entro gennaio 2014, ben 1,4 miliardi dall’Inail, risorse che dovranno comunque restituire un rendimento”. Lo stesso Ad di Invimit ha lanciato un esplicito messaggio di collaborazione sia nei confronti del Miur che della Fondazione Patrimonio: “Sono certa che riusciremo ad avviare un proficuo percorso per portare i Comuni all’attuazione di nuovi progetti di edilizia scolastica”.
Domenico Bilotta, direttore generale di Investire immobiliare Sgr ha osservato come il ruolo del fondo immobiliare sia quello di facilitare l’incontro tra pubblico e privato. Tuttavia, “bisogna ricordare che il capitale dei privati su questi progetti arriva soltanto se si aprono concrete prospettive per la sua remunerazione”. Ed in questo senso Bilotta ha messo in guardia sulla delicatezza della fase di concepimento dell’operazione fondi, senza dimenticare che “gli interventi di messa in sicurezza degli edifici non portano comunque del servizio scolastico erogato dai Comuni”.
Infine, Gigi Moretta, amministratore unico di RE Asset management, ha affermato: “Se dovessi sintetizzare il mio intervento in trenta secondi direi che la criticità più grande è il cambio culturale che sottintende l’utilizzo del fondo immobiliare dei Comuni”. “Il fondo – ha poi aggiunto – non è un fine ma un mezzo che richiede però una grande progettualità e l’individuazione di obiettivi concreti a lungo termine”.
Per Moretta il “fondo non è un mago, non si possono apportare zavorre ma il Comune deve seguire il processo di valorizzazione dei beni apportati, analizzando i temi della sostenibilità finanziaria sia in fase di cantiere che soprattutto in quella di gestione”. (com/gp)