• Luglio 31, 2013
di anci_admin

Notizie

Dismissioni – Il Messaggero: “Piano del Tesoro, prima tranche da 3,5 miliardi. I beni di Demanio e Difesa collocati in tre fondi”

Di seguito il testo integrale dell’articolo pubblicato oggi dal quotidiano ‘Il Messagger...

Di seguito il testo integrale dell’articolo pubblicato oggi dal quotidiano ‘Il Messaggero’.
 
Un lavoro avviato in varie direzioni sul versante degli immobili, idee ancora tutte da definire su quello delle società partecipate. Nell’agenda del governo la voce dismissioni e privatizzazioni appare divisa in due. Di sicuro c’è la volontà del premier Letta di fare in autunno una sorta di road show, magari in parte virtuale, che risvegli l’interesse degli investitori esteri, non solo quelli dei Paesi europei ma anche ad esempio arabi e cinesi. Ma al momento le grandi cifre che a volte vengono ipotizzate quando si parla di questi temi appaiono lontane: si presenta come un obiettivo difficile da conseguire anche quello inserito nell’ultimo documento di economia e finanza (Def), incassi pari a un punto di Pil l’anno (circa 15 miliardi) già dal 2013. Il processo di valorizzazione e cessione degli immobili procede lungo alcuni differenti canali. È ormai operativa la Sgr Invimit, ai cui vertici siedono Vincenzo Fortunato (a lungo capo di gabinetto del Mef) e Elisabetta Spitz (già alla guida dell’agenza del Demanio). La nuova struttura avrà in dote un primo pacchetto di 350 immobili già selezionati, per un valore intorno a 1,5 miliardi. Opererà come un fondo immobiliare: dopo un periodo di due-tre anni che sarà dedicato alla valorizzazione degli immobili si valuterà la loro cessione. Relativamente ad altri 1.600 immobili, la Difesa ha dichiarato che non sono più funzionali alle proprie esigenze. Si tratta di caserme, alloggi militari e altre strutture in alcuni casi collocate in zone centrali delle città (come quella di Castro Pretorio a Roma), che ora dovranno essere trasferiti al Demanio e poi finire in un altro fondo ad hoc, per circa un miliardo. E un miliardo è anche il valore dei fondi a cui sta lavorando la Cassa Depositi e Prestiti. In tutto si arriva quindi per questa via a circa 3,5 miliardi. Ma poi sono in corso altre attività. Dal primo settembre deve partire il federalismo demaniale: gli enti locali potranno chiedere il trasferimento di immobili da valorizzare. E poi ci sono i progetti già avviati dall’agenzia del Demanio come Valore Paese, che prevede la concessione ai privati di immobili che restano di proprietà pubblica. Obiettivo, la valorizzazione dei beni mentre lo Stato incassa i relativi canoni. Proprio due giorni fa il Demanio ha annunciato gli avvisi di gara relativi a sette immobili in Friuli, Liguria e Venezia Giulia: la durata della concessione potrà variare da 6 a 50 anni.
Molto meno definiti sono i piani relativi all’eventuale cessione di società partecipate dal Tesoro. È confermata la volontà del governo di disboscare il panorama delle aziende messe in piedi da Regioni e Comuni. In base a leggi già in vigore dovrebbero essere cedute oppure incorporate dentro le relative amministrazioni nel caso svolgano un ruolo strumentale alle loro attività. Ma si tratta di un processo per sua definizione lento e difficile. Quanto alle aziende direttamente controllate dallo Stato, inclusi i colossi quotati come Eni, Enel e Finmeccanica, tutte le opzioni sono ancora aperte e il ministero dell’Economia non ha ancora attivato particolari istruttorie tecniche. Sul tema c’è però la pressione politica, in particolare del Pdl, che incontra un ascolto attento da parte del presidente del Consiglio Enrico Letta. (com/gp)