- Giugno 24, 2015
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Conferenza finanza locale – Ferri: “Azione su tributi locali non determinata dai Comuni, ora superare questa condizione”
“L’azione sui tributi locali e l’aumento delle aliquote riscontrato negli ultimi a...“L’azione sui tributi locali e l’aumento delle aliquote riscontrato negli ultimi anni costituiscono scelte dello Stato centrale, e non espressione di autonomia dei Comuni. E’ questo il tema principale che dobbiamo contrastare. Per questo speriamo di lasciarci con quest’anno alle spalle la condizione di turbolenza e costrizione nell’ordinamento della finanza locale, per ripartire finalmente con la ripresa degli investimenti ed un assetto tributario finalmente stabilizzato”. Lo afferma il responsabile del Dipartimento Finanza locale di Ifel, Andrea Ferri, nel corso della IV Conferenza sull’Economia e la finanza locale.
Esponendo i dati elaborati da Ifel e relativi al quinquennio 2010-2014 e agli altri dati ‘storici’, Ferri ricorda che “solo recentemente il ruolo sproporzionato svolto dai Comuni per il risanamento della finanza pubblica è stato riconosciuto a tutti i livelli: 17 miliardi di contributo negli ultimi 8 anni, 12,3 negli ultimi quattro, a fronte di una spesa comunale che si attesta al 7,4% rispetto al resto della Pa”. Una “sproporzione evidente – sottolinea Ferri – che ha portato a ridursi non solo gli investimenti, con un drammatico -38%, ma anche spese tradizionalmente rigide come quella del personale, che diminuisce del 15%. Se fino ad ora le spese rigide di welfare e manutenzioni, per esempio, sono state salvaguardate, il rischio è che si intacchino anche quelli e che si innesti una vera e propria emergenza sociale”.
Ferri insiste sul fatto che “le entrate comunali non sono risultato dell’autonomia delle amministrazioni, e vanno ad alimentare non i servizi territoriali, ma troppe altre voci di finanza pubblica generale, mentre al contempo lo Stato si è completamente ritirato dall’alimentazione diretta della finanza locale, azzerando in pratica i trasferimenti. Insomma – fa notare ancora Ferri – abbiamo detto addio alla finanza derivata, ma senza riconoscere autonomia fiscale ai Comuni e ai territori. Tra l’altro l’aumento della leve fiscale dei Comuni, nella maggioranza dei casi, non è arrivata comunque a compensare i tagli a livello centrale, con una contrazione di risorse marcata soprattutto nel Sud e nelle isole”.
A fronte di questi dati, il futuro del comparto comunale non presenta solo ombre, a Patto però di ulteriori interventi. Ad esempio, afferma Ferri, “Se continueremo sulla strada dell’allentamento del Patto di stabilità l’anno prossimo, avendo maggiore contezza anche dell’impatto degli accantonamenti del fondo crediti di dubbia esigibilità previsto dalla riforma contabile, riusciremmo a sfruttare la maggiore conoscenza delle reali necessità ed entità degli obiettivi di bilancio”.
Ma, aggiunge Ferri, “con l’imminente entrata in vigore dei nuovi saldi di bilancio, è ancora più pressante l’esigenza di definire un contributo equo e sostenibile dei Comuni al risanamento della finanza pubblica. Ed è necessario un intervento sulla legge 243, che definisce proprio la riforma contabile. Il comparto comunale presenta situazioni di grande differenziazione sui saldi finanziari, ma nel suo complesso il comparto vanta un avanzo di 2,4 miliardi. C’è però incompatibilità tra questo avanzo e l’applicazione legge 243, che prevede parità su quattro differenti tipi di saldo. Per questo dobbiamo lavorare al superamento della logica del Patto, per consentire ai Comuni un intervento espansivo grazie all’utilizzo degli avanzi di bilancio. Le correzioni che dunque l’ANCI proporrà alla legge sono dunque finalizzate a ottenere maggiore flessibilità, ad esempio concedendo saldi di cassa negativi entro certi limiti per certi Comuni, e riconoscendo per altri maggiore capacità di spesa, nel caso in cui si presentino saldi di spesa corrente positivi”.
La relazione di Ferri si è concentrata anche sull’esigenza di “arrivare ad un nuovo meccanismo perequativo del Fondo di solidarietà comunale”. Con l’ausilio dei dati elaborati da Ifel, infatti, Ferri sostiene che “l’attuale meccanismo amplifica gli effetti distorsivi, penalizzando soprattutto i piccoli Comuni. In mille casi l’attuale perequazione sottrae il 15% delle risorse a piccoli Comuni, per esempio, con effetti gravosissimi su bilanci all’interno dei quali la quota del Fondo costituisce anche il 40% delle entrate totali”.
Infine, un accenno alla local tax: “Serve un riordino serio della riscossione locale, con strumenti verticali di perequazione , ma soprattutto stabilendo finalmente la possibilità per le amministrazioni di agire sulla leva fiscale in modo autonomo e responsabile”. (mv)