• Maggio 27, 2025
di Emiliano Falconio

Parola al delegato

Fioravanti: “Consigli nazionali itineranti per radicare Associazione sul territorio”

Lo spirito unitario dell’Anci, le prossime iniziative itineranti il Consiglio nazionale dell’Associazione. E poi il ruolo delle Anci regionali, la ricostruzione post sisma 2016, il protagonismo delle città medie nello sviluppo del Paese e il tema della pace. A parlarne il presidente del CN Anci, presidente di Anci Marche e sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti che inaugura la rubrica ‘Parola al delegato’
Fioravanti: “Consigli nazionali itineranti per radicare Associazione sul territorio”

Lo spirito unitario dell’Anci, le prossime iniziative itineranti il Consiglio nazionale dell’Associazione. E poi il ruolo delle Anci regionali, la ricostruzione post sisma 2016, il protagonismo delle città medie nello sviluppo del Paese e il tema della pace e come i Comuni possono influire per raggiungerla. A parlarne il presidente del Consiglio nazionale dell’Anci, presidente di Anci Marche e sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti che inaugura con la sua intervista la rubrica ‘Parola al delegato’.

Presidente Fioravanti. Anci è la casa di tutti i Comuni dove convivono sensibilità politiche diverse, piccoli e medi Comuni, grandi città. Un luogo di confronto che da sempre parla nel solo interesse dei Municipi. C’è qualcosa da migliorare, e cosa, nel dialogo con le istituzioni sovra comunali e nazionali?

Anci è da sempre il punto di riferimento unitario e plurale del sistema dei Comuni italiani, dove si incontrano territori e sensibilità politiche differenti. Nel rapporto con le istituzioni sovracomunali e nazionali, il dialogo è certamente costante ma può essere ulteriormente rafforzato. Occorre riconoscere pienamente la funzione di rappresentanza istituzionale di Anci come interlocutore imprescindibile nella definizione delle politiche pubbliche che impattano direttamente sui territori. Serve maggiore tempestività nell’ascolto delle esigenze dei sindaci, prime sentinelle in grado di recepire le necessità dei territori governati, e una più strutturata concertazione sui provvedimenti che riguardano gli enti locali. La collaborazione più organica e continuativa con il Governo, già comunque sinergica e costante, può generare soluzioni più efficaci, aderenti alla realtà amministrativa e alle attese dei cittadini.

Da presidente del Consiglio Nazionale ha deciso di svolgere in maniera itinerante le riunioni del più importante organo Anci. Perché questa scelta e quale valore aggiunto può portare?
La decisione di svolgere in maniera itinerante le riunioni del Consiglio Nazionale Anci nasce dalla volontà di radicare maggiormente l’Associazione sul territorio e di rafforzare il legame con i Comuni italiani in tutte le loro declinazioni. Significa uscire dai luoghi istituzionali tradizionali per andare incontro ai territori, ascoltare direttamente i sindaci e le amministrazioni, raccogliere istanze e buone pratiche. È un segno di vicinanza concreta, di attenzione e di inclusione. Il valore aggiunto di questa scelta risiede nella capacità di rendere l’organo più rappresentativo di tutte le realtà, favorendo un confronto autentico e una maggiore condivisione delle sfide comuni. Rafforzare la dimensione partecipativa significa costruire una governance locale più solida e credibile.

Il ruolo di ‘cucitura’ delle Anci regionali, come diramazione dell’Associazione nazionale sul territorio, è sempre più centrale. Parliamo di realtà che si affacciano sulla costa e di altre che riguardano le aree interne. Da presidente di Anci Marche ritiene pensabile una direttrice comune che parli allo stesso modo, pur restando attenta alle peculiarità territoriali di ognuno?
Le Anci regionali svolgono un ruolo strategico nel sistema di rappresentanza istituzionale, fungendo da cerniera tra i Comuni e l’Anci nazionale. In una regione come le Marche, che comprende sia splendide realtà costiere che borghi-gioielli delle aree interne, il compito di sintesi è complesso ma non impossibile. È auspicabile una direttrice comune che tenga insieme le priorità condivise – come sanità territoriale, trasporti, digitalizzazione, sviluppo economico – pur salvaguardando le specificità di ogni area. La valorizzazione delle diversità territoriali può convivere con una visione unitaria, che rafforza la voce dei Comuni a ogni livello. L’obiettivo è garantire coesione e rappresentanza a tutti, senza che nessun territorio, piccolo o grande, si senta isolato o marginalizzato nel processo decisionale.

La ricostruzione dopo il sisma 2016 ha avuto un primo momento di difficoltà per poi procedere in maniera più spedita. Quale la situazione attuale e quale il ruolo dei Comuni nella cosiddetta macroregione del cratere?

La ricostruzione post-sisma del 2016 ha vissuto una prima fase segnata da lentezze procedurali e incertezze normative, superate progressivamente grazie al al protagonismo dei sindaci e alla spinta dell’Anci, che hanno costantemente collaborato con il Commissario alla ricostruzione. Oggi il quadro è più operativo, con cantieri aperti, interventi in corso e una maggiore stabilità amministrativa. Tuttavia, permangono criticità legate alla complessità delle norme, alla carenza di personale tecnico e alla necessità di ulteriori semplificazioni. I Comuni del cratere svolgono un ruolo fondamentale non solo nell’attuazione degli interventi, ma anche nella ricostruzione sociale e nella rigenerazione delle comunità. È indispensabile continuare a garantire loro risorse, strumenti e supporto per assicurare una rinascita autentica e duratura dell’Appennino centrale, nel quadro di una visione macroregionale condivisa.

Le cento città medie italiane rappresentano la spina dorsale del Paese. Che ruolo possono giocare sul versante della crescita e dove deve migliorare il rapporto con Città metropolitane e piccoli Comuni?

Le cento città medie italiane rappresentano un asse portante dello sviluppo nazionale, per capacità produttiva, densità di servizi e funzione di collegamento tra aree metropolitane e territori periferici. Possono essere veri e propri motori di innovazione, sostenibilità e coesione. Tuttavia, per esprimere appieno il loro potenziale, è necessario rafforzare il loro ruolo all’interno del sistema urbano policentrico. Serve una governance integrata che favorisca la collaborazione tra città medie, Città metropolitane e piccoli Comuni, superando logiche competitive. Le politiche di coesione e il nuovo ciclo di programmazione europea rappresentano un’opportunità decisiva per investire su queste realtà, valorizzandone l’identità e sostenendo progetti integrati che generino sviluppo diffuso.

Da pochi giorni Papa Leone XIV è succeduto a Papa Francesco. Le sue prime parole sono state per la pace e in questi giorni è un tema ricorrente nei suoi primi interventi da Pontefice. Come giudica questa continuità e quale deve e può essere il ruolo dei Comuni?
L’elezione di Papa Leone XIV e le sue prime parole dedicate alla pace rappresentano un segnale forte di continuità con il magistero di Papa Francesco, in un momento storico segnato da guerre, crisi umanitarie e tensioni globali. La pace non è un tema solo religioso o diplomatico: è una responsabilità diffusa, che riguarda anche le istituzioni locali. I Comuni possono e devono essere promotori attivi di cultura della pace, accoglienza, dialogo interreligioso e inclusione sociale. Attraverso l’educazione civica, il sostegno alle reti solidali e la cooperazione internazionale, i sindaci possono contribuire concretamente a costruire comunità più giuste e coese. In questo, le città possono farsi portatrici di un messaggio universale di fratellanza e speranza.

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