- Maggio 30, 2013
Interviste
Comuni – Cattaneo al Sole24Ore: “Vogliamo risposte su Imu, Equitalia e Patto di stabilità”
Imu, patto di stabilità ed Equitalia. Sono i tre "crucci" con cui i sindaci si pres...Imu, patto di stabilità ed Equitalia. Sono i tre "crucci" con cui i sindaci si presenteranno oggi all’incontro con il ministro dell’Economia sulla nuova tassazione immobiliare. Sperando però di ottenere altrettante risposte. A confermarlo è il presidente facente funzioni dell’Anci e sindaco (pidiellino e "formattatore") di Pavia, Alessandro Cattaneo, che andrà a via XX Settembre insieme ai suoi colleghi Giuliano Pisapia (Milano), Alessandro Cosimi (Livorno), Guido Castelli (Ascoli Piceno) e forse Giorgio Orsoni (Venezia).
Con quali richieste andrete all’Economia?
Innanzitutto con una richiesta di metodo. Siamo alla vigilia della più grande riforma della tassazione locale che dovrebbe coinvolgere l’Imu e la Tares e vogliamo che i sindaci e l’Anci siano coinvolti da subito e in tutta la fase decisionale. Perciò chiediamo di inserire il discorso nel solco del federalismo fiscale come proposto dal ministro Delrio. Senza dimenticare gli altri temi sul tavolo: il Patto di stabilità interno ed Equitalia.
Restiamo sull’Imu. È possibile un compromesso tra il Pdl che vuole cancellarla sulla prima casa e il Pd che lalimiterebbe alle alte rendite?
Assolutamente sì. Parlando da sindaco e da presidente dell’Anci è chiaro che prevale in me l’esigenza di concretezza. La convergenza si può trovare partendo dal federalismo che parlava di imposta municipale unica. E tale deve essere. La riforma serve a riordinare il pasticcio che è diventata la tassazione locale. Vogliamo che i soldi che ci chiedono di riscuotere con la nostra faccia restino sul territorio, che i saldi restino invariati perché non possiamo permetterci neanche un euro in più di tagli e che si imbocchi una direzione di marcia volta a premiare la virtuosità.
Il compromesso può essere la "service tax"?
Bisogna vedere come legare Imu e Tares. In fondo abbiamo degli obiettivi analoghi: garantire l’equità sociale del prelievo, riuscire ad alleggerire l’imposta e mettere chi produce, cioè le imprese, in condizione di lavorare. Anche perché finora si è ragionato troppo di prima casa che vale solo 4 miliardi sui 23,7 dell’intero gettito Imu e sugli 800 del bilancio dello Stato. Ma una cosa è certa: non permetteremo che la riforma si trasformi in un’ulteriore sottrazione di risorse. Già oggi non sappiamo come fare i bilanci. L’80% dei Comuni non l’ha fatto perché lo Stato non ci mette nelle condizioni di farlo. Faccio solo notare che noi paghiamo l’Imu a noi stessi
sulle case popolari e sugli immobili pubblici. È un paradosso che ci costa 300 milioni.
Passiamo al patto di stabilità. Qual è la vostra richiesta?
Il patto di stabilità è la madre di tutte le battaglie. Il decreto sblocca debiti è un ottimo provvedimento che ha portato alla luce le storture del patto e che abbiamo vissuto come una vittoria dell’Anci. Ma è solo una toppa. Vanno riviste le sue regole. Contestiamo che è l’unico patto in Europa che contrae la spesa per gli investimenti. Faccio l’esempio della mia città: a Pavia ho messo da parte 8 milioni per il saldo obiettivo e ho fatto opere per soli 2 milioni e mezzo. Praticamente niente.
C’è poi il nodo Equitalia…
Esatto. Equitalia chiude i battenti il 30 giugno ma ha in pancia dagli 11 ai 13 miliardi di residui passivi. Serve una fase transitoria per rivedere l’albo dei riscossori e accompagnare il processo. Se alcuni "comunelli" oppure alcuni "comunoni" provano a organizzarsi in proprio ma va deserto il bando rischiano di trovarsi in pancia dei crediti da prendere senza che possano prenderli. Creando così uno scoperto di bilancio. Ecco perché il processo di transizione va accompagnato in tutte le sue fasi. (com/ef)